B…Back
L’unico termine che ci distingue da tutti gli altri giochi che si rifanno al calcio. Suono meraviglioso che ci ricorda quando eravamo bambini. Era quasi una parola d’ordine, un codice. Quando lo pronunciavi a mezza bocca, pian piano, in mezzo agli altri compagni di gioco o a scuola, poi ti guardavi intorno per scoprire chi incrociava il tuo sguardo sapendo di cosa stavi parlando, e subito immaginavi sfide infinite con colpi a punta di dito.
Spesso è anche una delle parole più utilizzate anche per descrivere un azione di gioco nostra o del nostro avversario, dando naturalmente la propria versione, quasi mai rispondente al vero, perché ognuno la vede a modo proprio.
Diciamo comunque, che si può pensare a questo termine come al fulcro di tutto. Al centro del nostro universo. Sembra quasi impensabile il Subbuteo senza il back. Ma cominciamo con il definire, nel modo più chiaro possibile, che cosa è il back. Ogni qualvolta che, con la miniatura utilizzata, viene urtata un’altra miniatura qualsiasi o si colpisce la pallina non avendone il possesso, si commette back. Quindi bisogna tornare indietro.
Esisteva (nel Subbuteo tradizionale esiste ancora) il “back al volo”, cioè quando nel tentativo di effettuare un movimento difensivo, si colpiva la pallina in movimento, si doveva riposizionare tutto esattamente come era al momento del primo tocco, e il difensore perdeva il diritto alla mossa difensiva. Già spiegarlo, per me che conosco il gioco, è complicato. Metterlo in pratica lo è ancora di più. La difficoltà principale era, ovviamente, la ricostruzione esatta delle posizioni della miniatura attaccante, della pallina e del difensore. Spesso giocatori con una personalità importante riuscivano a fare posizionare dall’arbitro (quando non lo facevano direttamente loro) in modo diciamo “vantaggioso” le miniature e da quella situazione spesso si arrivava al goal. Anche per questo motivo, nel Calcio da Tavolo, si è scelto di sostituire il back al volo con la punizione.
Obbiettivo principale? Semplificare. Palla urtata in movimento? Fallo. Omino urtato con palla in movimento? Fallo. Punizione da battere nel punto dell’impatto, quindi molto più semplice, molto meno interpretativo. Basta un minimo di attenzione da parte dell’arbitro e tutto si risolve facile.
Quindi una delle cose da evitare è proprio fare back. Bisogna riuscire a marcare l’omino o la palla cercando di non commettere questa che è l’infrazione più frequente. È evidente che questo è uno degli aspetti tecnici che ogni giocatore deve migliorare per crescere. Bisognerebbe proprio esercitarsi sulla marcatura, considerando che, alla fine, è un tocco non molto differente da un aggancio ben fatto. Ma spesso ci si esercita proprio su quest’ultimo aspetto e ci si fa prendere dal panico quando siamo chiamati ad effettuare un tocco difensivo.
Come fare allora? Semplice. Allenandosi!
E allora ecco un paio di consigli. Posizionate tre, quattro omini sulla linea di fondo. Posizionate il portiere parallelamente al fondo campo alla distanza che preferite e poi provate a colpire gli omini per arrivare il più vicino possibile alla stecca. Cambiate la distanza, in più o in meno, e riprovate.
Altra possibilità. Posizionate sei, sette omini sparpagliati in prossimità e all’interno del area di tiro. Usando altrettanti omini di un’altra squadra, provate, partendo dalla metà campo, a fare delle marcature come se fosse un calcio d’angolo. Duplice obbiettivo. Riuscire ad andare a marcare il più vicino possibile le miniature attaccanti e abituarsi a scegliere quali omini muovere e in che ordine, ovviamente sempre senza fare back! Per aggiungere un po’ di pepe, si possono fare delle vere e proprie sfide anche fra compagni di club!
Via…. e… “may the back be with you!”