C… Cambio
Una parola che, per noi giocatori, è croce e delizia! Due i contesti principali. In uno viene usato per indicare che, durante una partita, il possesso palla è cambiato. Nell’altro caso serve per avvisare che, durante un incontro a squadre, un giocatore verrà sostituito.
Partiamo dal primo. Nel momento in cui stiamo attaccando e viene effettuata la mossa difensiva dal nostro avversario, se la mossa è stata fatta diciamo “al limite”, cioè non è semplice stabilire se l’omino del difensore ha terminato la sua corsa prima che la pallina lo toccasse, diventa ingrato compito dell’arbitro decidere se è stato commesso un fallo (rileggete la lettera A) o se è mutato il possesso palla.
Croce e delizia… sei lì, concentrato, determinato a segnare. Vedi la possibilità di entrare in area di tiro. Fai il tocco preciso, col contagiri. La pallina deve passare lì in mezzo e fermarsi davanti al tuo omino pronto per tirare. L’avversario muove e c’è un contatto con la sfera… non alzi la testa per guardare l’arbitro. Resti lì, immobile e aspetti.
Delizia. “Fallo o vantaggio!”. E già immagini il tiro più bello degli ultimi sei mesi e la palla che si deposita morbida, morbida, dietro al portiere.
Croce. “Cambio!”. Chiudi gli occhi per un secondo e maledici quel tocco fatto un decimo di secondo troppo tardi o quel pelo troppo forte. A volte maledici anche l’arbitro per la decisione presa, spesso non considerando che è una scelta soggettiva e che l’arbitro è un giocatore “prestato” ad una attività di giudice delle sorti di una partita, ma è una costrizione, quasi mai una scelta.
Siamo tutti giocatori e arbitri e troppe volte ci dimentichiamo che da giocatori sbagliamo tocchi, agganci, tiri, può capitare. Così come da arbitri può capitare di sbagliare una decisione, di fare una valutazione errata o, a volte, di farsi condizionare dal top player o dal giocatore di maggior carattere o, semplicemente, di aver voluto agevolare un amico.
L’altro ambito dove viene utilizzato il termine cambio è durante gli incontri a squadre. Fine primo tempo, il capitano guarda il tabellone, conta i goal, guarda negli occhi i suoi compagni e cerca di capire se e come si può cambiare le sorti di una partita. E allora via. “Cambio!”. E tu sei lì. Stai lucidando le miniature perché ad inizio partita forse non lo hai fatto nel modo giusto. Anzi sicuramente è così. Sicuramente il motivo per cui sul tuo campo non c’è il risultato che tutti, te per primo, si aspettavano, è quello. Quindi ora, con gli omini lucidi come non mai, sei certo che la partita cambierà. E poi, tutto sommato, stai giocando bene. E figuriamoci se il quinto può fare meglio di me.
Delizia. Non sarai tu ad essere cambiato ma un altro. Tu puoi dimostrare che avevi ragione, che era solo un problema di lucidatura della squadra. E allora via. Una pacca consolatoria al compagno che esce, lo sguardo della tigre per incitare il compagno che entra, e la consapevolezza che ora devi dare il 110%!
Croce. Sei proprio tu a dover uscire. Il capitano ha fatto la sua scelta. Prova a rasserenarti a convincerti che non è una bocciatura ma solo una scelta strategica, tecnica. Tu annuisci, dai il cinque al tuo sostituto e lo inciti. Dai, forza, spacca tutto! Dai che ce la facciamo! Rimetti nella valigetta gli omini. Saluti arbitro ed avversario e ti allontani. Fai qualche passo indietro e resti lì a guardare cosa succederà nel secondo tempo.
Se sei “Uno”, aspetterai di vedere il tuo sostituto soccombere e pregusterai il momento in cui dirai a tutti che è stato un errore cambiarti. Se sei “Squadra”, starai lì a soffrire con il tuo compagno, tiferai per lui, lo inciterai se prende goal, esulterai con lui se segnerà! Non sarà semplice. Così come non è mai semplice per il Capitano scegliere. Certamente è più facile mettere gli omini sul campo e giocare. Lasciare le decisioni, e le ovvie conseguenze, ad altri.
A questo punto, da giocatore, devi scegliere. Cosa vuoi essere? Uno o Squadra?