Lungo, preciso, filtrante, per poter tirare o per una giocata al volo. Quanti ne abbiamo fatti? E quanti ancora ne faremo? Non si possono contare.
La difficoltà di un lancio ben fatto è, alle volte, altissima. Alcune volte è quello della disperazione. Altre è la ricerca della giocata ad effetto. Altre ancora è l’unica possibilità per superare questa cavolo di difesa, perché acciderbolina, questo qua fa delle difensive da paura.
Resta uno dei gesti tecnici tra i più complicati.
La percentuale di errore è discretamente elevata, quindi viene spesso snobbato a favore del classico “tic tic tic” del fraseggio fra due miniature che avanzano di un paio di centimetri alla volta, decisamente più brutto da vedere, ma spesso più semplice e più gestibile.
In realtà il subbuteo nasce così, con colpi più decisi, poco controllati, forse più istintivi. Colpa anche delle basi dell’epoca che offrivano poco controllo.
Oggi, soprattutto nel Calcio da Tavolo [subbuteo moderno n.d.r.], ci sono basi di varie forme e materiali che permettono, anche alle dita meno educate, di poter fare colpi importanti.
Tutto semplice allora? Ai meno attenti potrebbe sembrarlo ma la realtà è ben diversa.
Non è sufficiente usare le basi del campionissimo spagnolo Carlos Flores [pluricampione del mondo n.d.r.], per diventare come lui. Ci vuole un minimo di predisposizione, ovviamente, e poi allenamento, parecchio allenamento.
Come per altre discipline, bisogna abituare mente e corpo a ragionare e muoversi velocemente. Questo può fare la differenza. Pensare velocemente ed esserlo ancora di più, mette in condizione di essere un passo avanti rispetto al nostro avversario.
Quindi riuscire a vedere corridoi dove gli altri vedono paludi è frutto sì, di capacità innate, ma anche di visioni che vanno coltivate, stimolate, indirizzate e continuamente provate, prima di tutto in allenamento e poi in torneo. Perché non è la stessa cosa, almeno nei primi momenti, provare la giocata al calduccio della propria casa o del club, rispetto al tentativo in torneo. Sotto pressione. Con l’ansia del risultato tuo o di squadra. A volte, e qui rischiamo di dover fare un capitolo a parte, diventa più importante provare a fare qualcosa di diverso o giocare contro “tizio”, anche se ci hai sempre perso, per poter ottenere di imparare qualcosa. Perché il risultato conta ma anche imparare. E uno dei sistemi più facili per farlo, in realtà, è proprio sbagliando. Uno degli errori più frequenti che si commettono sia da educatori, che da allenatori o da capitano della squadra, è quello di insegnare ad aggirare l’ostacolo invece che imparare a superarlo capendo dove si sbaglia. Ma è un argomento che richiederebbe davvero un approfondimento a parte.
Tornando al fatidico lancio, è una cosa positiva provare e riprovare per capire se colpisco male, troppo forte o troppo piano. Dopo di che bisogna provare a correggersi. Colpire meglio o misurando la forza. Finché il lancio non sarà qualcosa di facile, di normale, di istintivo.
Tutto questo, ovviamente, è molto più semplice per i bambini e un po’ più complicato per noi adulti, ma non è detto che per noi “vecchietti” non sia fattibile. Tutti i comportamenti sono modificabili.
Certamente noi “adulti” ci dobbiamo applicare maggiormente, ma si riesce. Si riesce sempre. Basta volerlo. L’obbiettivo deve essere sempre quello di migliorare. Costa tempo ed energie? Evidentemente sì. Ma come recitava una famosa pubblicità… piace vincere facile?
Certo è più semplice continuare a lamentarsi del campo, della luce, del freddo, dell’arbitro o del faretto puntato negli occhi, piuttosto che ammettere, prima di tutto a se stessi, che, se vogliamo raggiungere qualche risultato, abbiamo tanta strada davanti.
Quindi? Facile… cominciamo con bel lancio…