Quale sia il significato della parola opportunità, è noto a tutti. Un’occasione favorevole, adeguata, conveniente. Esiste anche un’altra definizione, più antica, meno utilizzata che indica un bisogno, una necessità, anche corporale.
Nel nostro mondo circola a volte la necessità, quasi fisica, di avere un’identità chiara ed evidente. Questa necessità spesso riguarda la possibilità di non venire più definiti “quelli che giocano coi pupazzetti”.
Nel 2019 si è presentata un’opportunità. Dall’idea di qualche pazzo visionario, è nato un nuovo soggetto deciso ad occuparsi di subbuteo. Complice la buona volontà, le giuste conoscenze, un po’ di fortuna e magari una buona dose di sfacciataggine, sono riusciti a presentare un progetto ad un Ente di Promozione Sportiva (per la precisione parliamo dell’EPS nazionale numericamente più importante, l’OPES) associato al CONI e ad intavolare un dialogo progettuale quasi al di sopra delle loro aspettative.
Questo EPS ha deciso di cercare di capire che cosa fosse il Subbuteo e se fossero esistiti spazi per avere per sè, obbiettivo di tutti gli EPS, più iscritti. Quindi decise di aprire una sezione che potesse essere direttamente riconducibile a sé. Nacque quindi una disciplina che fa oggi parte integrante dell’EPS stesso.
Presentazione in pompa magna nella “Sala dei Presidenti” del Coni e inizio dei contatti con l’esterno. Vengono contattati in un primo momento, giocatori della zona e, grazie alla follia di alcuni, si contatta anche una federazione anzi, per la precisione, un’associazione, che conta oltre duemila tra iscritti e simpatizzanti.
Questi esistono da parecchio tempo e sono già discretamente radicati sul territorio. Organizzano campionati, utilizzano regole internazionali e hanno già pronti regolamenti sportivi, formule e modalità di attuazione dei tornei.
Non hanno un EPS o meglio ce l’avevano ma hanno preferito, misteriosamente, perderlo lasciando gli iscritti senza una copertura assicurativa. Hanno uno statuto farraginoso e forse impreciso. Non hanno un certificato CONI. Non hanno una classe arbitrale. Non hanno istruttori riconosciuti ufficialmente. La giustizia sportiva spesso si inceppa per varie motivazioni. I verbali che riguardano decisioni, bilanci e tutto ciò che riguarda la normale vita associativa, non arrivano con regolarità, neanche dietro richiesta esplicita dei soci.
A questo punto sembra tutto semplice. Da una parte esiste una sezione di un EPS che è disposta e disponibile ad avviare un progetto scolastico ufficialmente riconosciuto, a istituire un corso per istruttori, una classe arbitrale e che mette a disposizione i propri esperti per avere uno statuto preciso e a norma, ma mancante della parte sportiva e, fondamentale, degli iscritti.
Dall’altra parte abbiamo un’associazione che ha un’organizzazione sportiva consolidata e un buon numero di iscritti per poter iniziare con un certo senso. Sembrerebbe la situazione perfetta. Due soggetti che si potrebbero integrare alla perfezione e potrebbero diventare decisamente molto forti.
Ma in queste situazioni si sa che gli ostacoli sono dietro l’angolo. Così come il rischio di pestarsi i piedi. Per questo diventa fondamentale parlarsi e chiarire fin da subito le reciproche posizioni ed i reciproci compiti.
Quindi facile stabilire che tutta la parte sportiva non possa e non debba essere toccata da chi è totalmente nuovo del settore e che la parte diciamo burocratica verrà rivista da chi ne sa, forse, un po’ di più.
Opportunità…
Situazione fino a qualche anno fa, impensabile. Esiste, finalmente, l’opportunità di diventare qualcosa di serio. Esiste la possibilità di crescere, di migliorare. Di poter utilizzare le competenze di un EPS per realizzare quello che è stato un sogno per anni.
Negativo! Quella che poteva diventare una svolta, si è trasformata in una guerra unilaterale ingiustificata verso la branca dell’EPS ed i suoi sostenitori. Minacce… velate e non… ripercussioni… evidenti e non… comunicati… Tutto sfuma…
E Vasco cantava: