“Del doman non v’è certezza!” Mai come oggi questa frase, che rubo a Lorenzo Dé Medici, è attuale.
Noi giocatori di subbuteo tradizionale e calciotavolo moderno, che da ora in poi chiamerò solo calciotavolo, siamo abituati ad organizzare dei tornei dove l’obiettivo primo è essere in tanti, avere una buona qualità di giocatori, una bella location e bei premi che attirino i giocatori.
Questa la visione prettamente “sportiva” del gioco e chi più, chi meno, tutti gli organizzatori seguono queste linee guida che lasciano ampissima marginalità organizzativa.
Leggo tanti messaggi sui vari social di giocatori che parlano di stare preparando per la riapertura grandi manifestazioni, incontri, club pieni di amici per stare insieme, ecc. Ma siamo certi che ciò che abbiamo consolidato come esperienza di gioco sarà replicabile nel prossimo futuro?
Mi sono posto questa domanda e discutendone con amici, come me appassionati di calciotavolo, siamo giunti alla conclusione che non abbiamo idea di quando e se usciremo da questa situazione di rischio epidemiologico che sta di fatto bloccando tutta l’attività organizzata (lasciamo perdere gli irresponsabili che non seguono le regole rischiando denunce penali e poi pubblicano foto sui social. Questi sono i casi limite che mettono in cattiva luce l’intero movimento).
Abbiamo parlato in questi giorni del “progetto scuola sia della Lega Nazionale Subbuteo che della FISCT, ma siamo certi che anche una volta debellato il virus, ma acquisite abitudini igieniche quasi estreme, i genitori saranno disposti a portare i loro ragazzi in ambienti chiusi non sanificati o comunque non protetti?
I ragazzini stanno subendo un bombardamento quotidiano di argomenti incentrati su igiene, sanificazione, gel disinfettanti, mascherine, nessun contatto sociale diretto, distanza di sicurezza, ecc. e questi bambini sono spugne che stanno assorbendo informazioni e comportamenti che diverranno per loro la normalità. Ciò che noi oggi vediamo come misure “eccezionali”, non lo saranno domani per questi bambini.
Dunque, forse, la normalità di noi giocatori dai trentacinque ai sessanta anni non esisterà mai più e se vorremo far sopravvivere questo gioco, questa nostra passione, dovremo adeguarci ad un nuovo mondo e trovare nuove forme organizzative di tornei e studiare come offrire ambienti sanificati ed a prova di genitore attento e club dove dovremo attivare protocolli di sicurezza ed attenzione all’ambiente dove giochiamo.
Quanti saranno disposti a cambiare, studiare nuove soluzioni e trovare nuove strade per dare futuro a questo gioco? E’ questa la sfida che vedrà coinvolti tutti gli attori con compiti dirigenziali ed organizzativi della varie associazioni e li porterà a confrontarsi prima al loro interno per trovare poi il coraggio di confrontarsi anche con altri dirigenti esterni e identificare insieme un obiettivo comune che possa portare, domani, un progetto unificato, solido e sostenibile anche a prova di pandemia!
Personalmente ci credo e sono certo che l’intelligenza di tutti prevarrà su eventuali piccoli vantaggi che potrebbero derivare ai singoli grazie all’isolamento per garantire a migliaia di appassionati l’opportunità di condividere la propria passione con nuove modalità di torneo, garanzie sulla sicurezza delle persone e nuovi progetti sostenuti da un’organizzazione forte e solida dove all’interno continueranno a convivere e collaborare le persone che vorranno mettere a disposizione di tutti le loro capacità organizzative e gestionali.
Insieme si vince, sempre!