Ero abbastanza indeciso su quale argomento sviluppare per la lettera V. Vittoria? Velocità? Gioco al Volo? Visione?
Ho scelto un termine meno accattivante, meno tecnico, meno simpatico. Che a prima vista sembra non c’entrare nulla. Veleno. Una sostanza che ha effetti dannosi, temporanei o permanenti ed anche sentimento di livore, di avversione, di astio.
E che c’azzecca con noi? Purtroppo spesso sembra diventare l’unico sentimento che provano alcune persone.
Già nella vita reale, a scuola, nel lavoro, dobbiamo spesso avere a che fare con il vicino di banco che fa il bullo, il collega che pensa sempre di saperne più degli altri, le liti condominiali o quelle per il parcheggio. Nonostante questo continuare a bisticciare per cose semi serie, riusciamo a discutere anche per un giochino che non porta a nulla se non ad avere una coppettina in più sulla mensola.
Questo, purtroppo, succede col nostro avversario, con l’arbitro, con l’organizzatore del torneo o con tutti quelli che non la pensano come noi.
Ecco allora che esce il Veleno. Quello che abbiamo dentro, generalmente nascosto, sopito. Ma è lì. Presente. Sempre disponibile. Chi non ha assistito a episodi che, nella serenità e lucidità della nostra vita normale, sarebbero a dir poco raccapriccianti? Io varie volte, direttamente e non.
L’urlo senza senso né cognizione. Il litigio perché l’avversario ha toccato l’omino e non lo ammette. Quello con l’arbitro perché non ha visto il cambio. Quello con l’organizzatore che ci ha fatto arbitrare ancora. Quello con la persona disabile (sembra impossibile, ma ho visto anche questo) per una partita di girone praticamente inutile. Atteggiamenti sbagliati. comportamenti scorretti. Pessimi esempi per i quattro ragazzini presenti, che ci vedono come il maestro Joda e poi scoprono che siamo peggio di Jabba the Hutt.
Poi c’è il Veleno sputato addosso indirettamente. C’è il parlare alle spalle perché abbiamo idee diverse o abbiamo deciso di provare a far cambiare le cose. A volte anche da chi meno te lo aspetti.
Inizi a dare consigli, suggerimenti, a scrivere mail, fare telefonate. Cerchi di far capire che ci sono tanti modi per fare le cose e che forse il tuo non è il migliore, ma il loro forse è sbagliato. Ma niente, è un muro di gomma.
Sghignazzano e tirano dritto, cambiano le carte, prendono decisioni sconsiderate, fanno deroghe, tornei bluff, ti lasciano senza assicurazione, organizzano eventi con costi esorbitanti, danno grazie.
Di tutto e di più…
Poi ti guardi intorno e scopri che ci possono essere delle alternative. Scopri che esiste un modo per fare le cose che non è quello sbagliato, non è il migliore, è semplicemente quello corretto. Punto.
Allora ti ci butti a testa bassa perché sei stufo di fare le cose “alla carlona” e vorresti serietà. Non fai niente per ostacolare o agevolare qualcuno, ma nonostante questo, via ai veleni, via alle minacce, alle modifiche dei regolamenti pur di metterti i bastoni fra le ruote. In un attimo passi dal “vieni a giocare con noi” al “mi stai antipatico” e tutto senza nessuna giustificazione o spiegazione.
A volte sembra che la cattiveria prenda il sopravvento su tutto, anche sul buon senso.
Troppo presuntuoso credere di avere ragione a prescindere? Può darsi, ma si può sempre decidere di non credere a nessuno e di iniziare a fare qualche ricerca, a farsi due domande, a porsi dei dubbi. È a quel punto che il veleno inizia a perdere efficacia oppure inizi a sviluppare gli anticorpi necessari a sopravvivere. O entrambe le cose.
Perché scopri che altri iniziano a pensarla come te. Che le minacce cominciano ad essere al pari di una barzelletta. Che qualcuno sta iniziando a “guardarci dentro”. Che la gente è stanca ed i dubbi cominciano ad essere qualcosa di reale, di tangibile. Che forse hai fatto la scelta giusta, comunque andrà a finire. E gli altri? Guardano. Iniziano anche ad ascoltare e, finalmente, a ragionare in modo diverso.
Speriamo che serva a qualcosa, che si trovi un antidoto, che la gente lo usi. Dovesse finire male questa avventura, almeno potrò dire di averci provato…