Le interviste impossibili. Quattro chiacchiere con personaggi più o meno famosi, pronti ad essere riesumati a nostro uso e consumo e a dirci la loro sul nostro Micromondo. Si tratta di personaggi passati troppo presto a miglior vita, che hanno segnato, ognuno a modo proprio, il mondo dello sport. Ciò che ho scritto vuole essere un ricordo per loro e per le loro imprese e spunti di riflessione per noi.
Tengo a precisare che le domande e le risposte sono ovviamente inventate, e che non deve essere messo in discussione il profondo rispetto per le persone, le imprese e gli sport citati. Tutte le informazioni “tecniche” invece sono reali e riscontrabili. La principale licenza che mi sono preso, è di aver accostato a questi personaggi più o meno famosi, il nostro amato subbuteo/CDT con un taglio ovviamente fantasioso.
Buona lettura!
D. Buongiorno a tutti. Oggi incontriamo un grandissimo campione del biliardo a stecca. Ho il piacere di incontrare Gianni “Bomba” Bombardi! Benvenuto sig. Bombardi!
R. Buongiorno. Grazie dell’invito! Di nuovo…
D. Ha ragione. In effetti dovevamo fare questa intervista la settimana scorsa. Era tutto pronto ma c’è stata “l’invasione” del sig. Bolbesneel che ci ha sconvolto i piani. Quindi un doppio ringraziamento a lei, per essere qui e per la pazienza!
R. Nessun problema. Inizialmente non ho gradito, poi ho compreso la situazione decisamente anomala e soprattutto quanto fosse importante raccontare un pezzo della storia del vostro sport.
D. La ringrazio per la definizione, ma molti preferiscono considerarlo più un gioco che uno sport.
R. Così come il biliardo era considerato un semplice passatempo! C’era chi giocava sulla propria scrivania e chi lo usava come sistema per ingraziarsi i re, insegnandogli a giocare prima e lasciandoli vincere poi! Diciamo che il biliardo ed il Subbuteo hanno parecchie cose in comune anche sull’evoluzione stessa del gioco.
D. Direi di sì, ma io sono di parte! Partiamo comunque da lei, dalla sua storia e da ciò che ha rappresentato per il biliardo mondiale!
R. Va bene. Come mi chiamo lo sapete. Sono nato a Papozze, in provincia di Rovigo, nel 1962. Sono cresciuto vicino al Delta del Po. Il Grande Fiume ha rappresentato molto per me e lasciarlo non è stato facile ma i tempi erano impegnativi e così, come tanti altri, sono partito dal polesine per cercar lavoro tra il Piemonte e la Lombardia. Dopo aver girato un po’, ho scelto la strada che portava a Biella. Lì si è svolta grossa parte della mia vita ed ho gestito, fino al 2007, il circolo Ghost’s dove mi sono allenato ed ho iniziato a sperimentare e sono arrivato ad ottenere le vittorie ed i risultati per cui mi ricordano.
D. Già! Lei è ricordato per le sue vittorie, senza dubbio importanti, ma soprattutto di lei dicono, e cito testualmente, “Un giocatore di tecnica e fantasia, studia e mette in pratica soluzioni non comuni da attuare in partita”. Ed ancora “Un grandissimo campione del nostro sport, custode dei più reconditi segreti del rettangolo verde. Il virtuosismo del rodigino era ed è proverbiale!”
R. Si va bene. Ok. Tante belle parole.
D. Beh diciamo che di lei dicono anche che era austero e rigoroso, polemico e attento alla preparazione delle gare fino a perdere addirittura il controllo di se stesso. Era davvero così?
R. Difficile rispondere. È sempre una questione di punti di vista. Io ho sempre nutrito grande rispetto per questo sport. Ho sempre pensato che se vuoi ottenere dei risultati sportivi importanti, non ti puoi affidare solo al talento e all’improvvisazione. Bisogna dedicarci tempo ed energie. Il biliardo, come il vostro Subbuteo, è tecnica, è precisione, è consapevolezza ma anche studio dei materiali. Capire il campo di gioco e come risponde ai colpi. Chiedersi se è meglio usare un materiale o un altro. Poi un altro passo importante è studiare i colpi da fare.
D. Lei ha sempre ricercato la perfezione. Addirittura riusciva a riconoscere il peso delle bilie (61,5 grammi) e a capire se c’erano 5 grammi in più o 3 in meno!
R. Questa ve l’ha raccontata Claudio (Claudio Bono – n.d.r.) era con me davanti a quel dirigente dell’azienda produttrice. Io prendevo in mano le biglie e gli dicevo cosa c’era in più o in meno, e lui provava a starmi dietro con la bilancia elettronica ed il calibro, ed il dirigente che sbiancava e non sapeva cosa rispondermi se non che avevo ragione e che le mie osservazioni erano sacrosante. Per il resto c’è poco da discutere. Io provavo, studiavo, ragionavo e poi riprovavo di nuovo. Ricordo una delle sfide con Zito. Mi aveva confezionato una steola a dir poco feroce (steola = tutte le bilie posizionate in linea nello stesso settore e parallele alla sponda corta – n.d.r.) Praticamente tutti mi davano per incartato a dovere. Io c’ho pensato qualche minuto. Poi ho alzato la stecca… nella mia testa avevo disegnato una traiettoria… più ci ragionavo e più mi convincevo che era giusta. Ho fatto partire una parabola a tutto biliardo… perfetta… di quelle che girano al momento giusto… dopo aver percorso metà biliardo parallelamente alla sponda lunga… la bilia fa corta-lunga… poi bilia avversaria… 2 birilli bianchi e il rosso che cadono ed infine pallino da 3 punti in finale di corsa! Qualcuno lo ha definito un piccolo capolavoro di geometria e fisica!
D. Da profano del gioco, mi basta come ce l’ha raccontata!
R. Ah… male! Non conoscere le basi del biliardo… molto male! Facciamo così… provi a visualizzare il goal di Carlos Flores contro Amberny nel 2012. Quello al volo… dove lancia da metà campo poi passa tra le miniature schierate in difesa e tira rasoterra nel angolino…
D. Un gran goal! Ce l’ho presente certo…
R. Ecco. Crede che sia frutto del caso? Certamente no. È merito dell’allenamento, della costanza, della voglia di migliorare e di primeggiare. Per ottenere certi risultati bisogna, prima di tutto, riuscire ad immaginarli nella nostra testa. La costruzione di una traiettoria, di un colpo, non si può improvvisare e basta. Bisogna riuscire a pensare fuori dagli schemi tradizionali e ad avere poi ben chiaro ciò che si vuole fare. Qui subentra anche lo studio dei materiali e la loro reazione ai nostri colpi in funzione della nostra sensibilità. Non si può pensare di riuscire a riprodurre dei colpi visti dal vivo o in un filmato, usando materiali differenti, in condizioni differenti e con sensibilità completamente diverse da chi vogliamo imitare. Copiare gli altri può essere uno stimolo, all’inizio, poi ognuno deve diventare la propria fonte di ispirazione. Creare qualcosa di proprio, di unico!
D. Credo di capire. Il concetto non è semplicissimo e neanche la sua messa in pratica, però ci si può provare.
R. Per quello che mi riguarda, bisogna provarci! Beethoven disse: Beschränken sie sich nicht darauf, Ihre kunst zu praktizieren, sondern bemühen sie sich um die geheimnisse ihrer geheimnisse. Dies und wissen können den menschen zum göttlichen erheben! Vale a dire: Non limitarti a praticare la tua arte, ma sforzati nelle vie dei suoi segreti. Questo, e la conoscenza, possono elevare l’uomo al divino!
D. Sig. Gianni, sono veramente contento di averla avuta qui con noi. Credo sia riuscito ad improvvisarci, una vera e propria lezione sul come si può provare, ad affrontare un certo tipo di percorso di crescita sportiva! Non è sicuramente da tutti avere un certo tipo di visione! D’altronde, e non a caso, lei ha vinto titoli italiani nel singolo e titoli a squadre sia italiani che europei. Chi ama il biliardo e la sua parte più spettacolare la conosce perfettamente.
R. Diciamo che, nonostante il mio carattere un po’ burbero, sono riuscito comunque a farmi voler bene.
D. Decisamente, e i suoi amici più cari, che sapevano della sua malattia, sono testimoni di come lei sia riuscito, per amore del biliardo, a superare anche il dolore che l’accompagnava ogni volta che usava la sua amata stecca. Ma si sa… la passione è quel qualcosa che ti fa sempre andare oltre a tutto… Grazie infinite a Gianni “Bomba” Bombardi per aver condiviso con noi il suo modo di vedere lo sport!
R. Grazie a voi e mi raccomando… quando giocate… pensate in grande!!!
Si chiude anche questa intervista. Vi aspetto alla prossima!