Le interviste impossibili. Quattro chiacchiere con personaggi più o meno famosi, pronti ad essere riesumati a nostro uso e consumo e a dirci la loro sul nostro Micromondo. Si tratta di personaggi passati troppo presto a miglior vita, che hanno segnato, ognuno a modo proprio, il mondo dello sport. Ciò che ho scritto vuole essere un ricordo per loro e per le loro imprese e spunti di riflessione per noi.
Tengo a precisare che le domande e le risposte sono ovviamente inventate, e che non deve essere messo in discussione il profondo rispetto per le persone, le imprese e gli sport citati. Tutte le informazioni “tecniche” invece sono reali e riscontrabili. La principale licenza che mi sono preso, è di aver accostato a questi personaggi più o meno famosi, il nostro amato subbuteo/CDT con un taglio ovviamente fantasioso.
Buona lettura!
D. Buongiorno a tutti voi. Oggi vi voglio presentare una giovane giocatrice di Tennis Tavolo! Prego, prego, si avvicini… non mordiamo mica! Eccoci qua, vi presento… Ian Lariba! Benvenuta!
R. Grazie, ma non capisco perché ha insistito per farmi questa intervista…
D. È vero, ho dovuto insistere un pochino. Ma lei, come tutte le persone che sono riuscito ad intervistare, ha una storia, un esperienza, che in pochissimi conoscono. Dal mio personale punto di vista, è una storia che vale la pena raccontare, per tutti i nostri lettori sicuramente, ma soprattutto perché potrebbe anche diventare fonte di incoraggiamento per tutte le giovani donne che vorrebbero fare sport! per questo motivo ho insistito…
R. Ho capito il senso. Un pochino mi mette in difficoltà… però se può servire… eccomi qua!
D. Benissimo! Come sempre partiamo dall’inizio… Chi è Ian Lariba?
R. Ian Lariba è una giocatrice di Ping Pong… filippina! Capisco che suona strano, sicuramente siete più abituati a vedere giocatori di tennistavolo e, soprattutto, cinesi e giapponesi. È giusto sapere che esiste la categoria femminile e che si gioca ovunque. Anche nelle Filippine! Sono nata ad ottobre del 1994 a Cagayan de Oro, chiamata anche la città dell’amicizia. Da piccolina giocavo a Badminton in un complesso sportivo vicino alla Cattedrale di Sant’Agostino. Mi divertivo sì, ma come tutti i bambini, avevo una soglia d’attenzione piuttosto bassa ed ero attirata da mille cose diverse. Quindi, all’inizio del 2004, mia madre mi incoraggiò a trovare un nuovo gioco da fare nel periodo estivo. Di lì a poco ci sarebbero stati i Palarong Pambansa che sono, più o meno, l’equivalente dei vostri Giochi della Gioventù.
D. E lei doveva partecipare?
R. Io dovevo giocare a Badminton! In realtà senza nessuna ambizione di vittoria. Però me la cavavo bene. Il destino volle che Noel Gonzales, l’allenatore della nazionale filippina di tennistavolo, fosse lì a guardare intanto che giocavo. Mi disse che giocavo bene ma che a Ping Pong potevo fare anche meglio! Avevo 10 anni, per il Badminton ero anche bassina, e così decisi di ascoltarlo e di provare!
D. Praticamente un salto nel buio in uno sport famoso, come ha detto lei, forse più per la categoria maschile… ecco che la storia inizia a prendere una piega che mi interessa molto e che spero interessi molto anche chi ci sta leggendo!
D. Diciamo che ero partita con poche ambizioni ma molta curiosità. In poco meno di un anno, ho iniziato a partecipare ai tornei provinciali e a qualificarmi per quelli nazionali. E poi sono entrata nella squadra della mia scuola, la Corpus Christi School. Da lì in avanti sono state molte le soddisfazioni. Sono entrata nella squadra dell’Università De La Salle, e nominata, subito alla prima stagione, “Rookie of the Year” (miglior promessa). L’anno successivo, abbiamo vinto il campionato e mi hanno nominato “Most Valuable Player” (miglior giocatore). Due anni dopo abbiamo rivinto il campionato, io ho rivinto l’MVP e mi hanno nominato anche atleta dell’anno! Nel 2014 ho iniziato anche a gareggiare a livello internazionale con buoni risultati, fino ad arrivare a qualificarmi per le Olimpiadi estive del 2016! Ad oggi, sola ed unica rappresentante filippina nel tennistavolo femminile! Ho avuto anche l’onore di essere la portabandiera della spedizione!
D. Meraviglioso! Ora… io credo che lei conosca il Subbuteo. Credo sappia che le rappresentanti femminili nel nostro gioco/sport sono, purtroppo, molto poche. Vorrei che trasportasse il suo vissuto e il suo entusiasmo, all’interno del nostro micro/mondo. Ci dia qualche indicazione.
R. Mi dà una bella responsabilità! Diciamo che il Subbuteo ed il tennistavolo, hanno diverse cose in comune. Sicuramente un aspetto che frena molto, è che viene identificato, troppo spesso, come gioco legato al calcio, quindi come gioco prettamente maschile. Niente di più sbagliato. Non c’è contatto fisico. Non c’è competizione muscolare. Non è necessario conoscere o seguire il calcio. Serve intelligenza, capacità tattica, riflessi, colpo d’occhio, rapidità d’esecuzione e poi, quando inizia ad appassionare, solamente allenamento e tanta voglia di divertirsi! Di tutte queste cose però bisogna convincersi, ed i primi a convincersi dovete essere proprio voi! Voi che provate a dare un futuro a questo gioco, non dovete avere un pensiero precostituito. Non dovete scegliere chi deve giocare o no! La vostra missione è di diffondere il Subbuteo… non di decidere chi è degno di conoscerlo! Tutti devono avere le stesse opportunità!
D. Ci ha appena consegnato un vero e proprio spot per il Subbuteo! Se non le spiace direi che ciò che ci ha appena detto, va diffuso il più possibile!
R. Certo che non mi dispiace! Anzi! Per come la vedo io, ci sono dei momenti dove devi pensare a trovare qualcosa che ti faccia divertire e che ti renda partecipe di un gruppo. Non è semplice lo capisco ma riuscire a sviluppare il senso di appartenenza, per la propria squadra prima e per la propria nazione poi è qualcosa di veramente indescrivibile. Spero veramente che ci siano sempre più donne disposte almeno a provare questo gioco, ma spero ancora di più, per voi, che ci siano sempre più persone disposte a spiegarglielo senza avere nessun preconcetto!
D. Ian… hai appena confermato che la scelta di intervistarti era assolutamente azzeccata! La tua storia è decisamente rappresentativa di come ci vuole in realtà molto poco per iniziare a praticare uno sport. Basta che qualcuno te ne faccia innamorare… A quel punto il 50% del lavoro è fatto! Tu sei passata dal Badminton al tennistavolo. Hai iniziato un percorso che ti ha portato ad essere la portabandiera per le Filippine alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016! Nella competizione risulta poi abbastanza curioso che ad eliminarti sia stata un’atleta, sì cinese, ma che gareggiava per il Congo!
R. Proprio così. Diciamo che alcune cose possono fare sicuramente sorridere!
D. Solo alcune… ovviamente per quello che riguarda ciò che ti è successo, non c’è nulla da ridere. Un calvario durato 16 mesi, da quando ti hanno diagnosticato la leucemia, con tutto quello che hai dovuto sopportare.
R. Un incubo, finito nel peggiore dei modi. Ma non voglio rattristarvi! Vorrei che vi restasse in mente l’immagine di una piccola filippina che ha coronato un sogno per molti impensabile. Vorrei che vi restasse impressa questa immagine e che vi torni in mente ogni volta che una bambina si avvicinerà ad uno dei vostri campi e vi chiederà: posso provare?
D. E con quest’ultima frustata, chiudiamo qui questa intervista. Un enorme ringraziamento a Ian Lariba. Una piccola grande giocatrice di Ping Pong. Un piccolo grande protagonista dello sport, filippino e mondiale. Grazie!
E grazie anche a tutti voi per averci seguito fino a qui! Appuntamento alla prossima intervista!