Diari della valigetta di subbuteo 25 aprile

Festa della liberazione.

Una festa che dovrebbe unire negli intenti e che troppo spesso viene invece utilizzata a fini di propaganda dai politicanti di turno, a prescindere dal colore di appartenenza.

Io invece sfrutto questa giornata, di ferie dal lavoro, per riprendere in mano questo diario e continuare a lasciare, a futura memoria, una traccia ed un ricordo di ciò che abbiamo vissuto io, i miei compagni di squadra e di club, e la mia indispensabile valigetta. Indispensabile sì, ma anche no. Sembra una contraddizione, lo capisco, ma facciamo un salto indietro di un anno.

Qualificazione ai campionati nazionali di Chianciano Terme. Si gioca a Treviso. Bello il contesto, bella la location e ottima l’organizzazione. A settembre, come sempre ad inizio stagione, iniziamo a pianificare i tornei per prepararci alla due giorni trevigiana. I tornei che facciamo non ci portano risultati memorabili o di buon auspicio. Siamo intenzionati, comunque, a vender cara la pelle.

Non siamo tra i favoriti, ma tutti sanno che daremo fastidio. Partenza venerdì pomeriggio. In ditta mi tocca il turno del mattino. Finisco alle 14 e via di corsa a casa. Mia moglie, che ci accompagnerà, ha già preparato una parte dei bagagli. Il resto, ovviamente, devo sistemarlo io. La scelta non richiede molto tempo, non mi serve granché. Tuta e maglietta per giocare, le cose per lavarsi, per dormire, i vestiti per la cena del sabato, il caricabatterie del cellulare, un antidolorifico casomai la cervicale si facesse viva e, fondamentale, il deodorante. Perché si sa, i club di Subbuteo, ogni tanto, sbagliano l’acquisto delle maglie.

Si cercano quelle “figose”, con la possibilità di stampare quello che si vuole e come si vuole, ma bisogna fare i conti con le casse che sono spesso misere e spoglie. E qui allora interviene sempre il genio che propone il famoso, e per alcuni versi terribile e famigerato, “tessuto tecnico”. Descritto dai più come adattabile ad ogni esigenza, super traspirante ed utilizzato addirittura dai calciatori, troppo spesso ci si dimentica che il giocatore di Subbuteo, non corre ma comunque suda e aprecchio. Di correre invece, se tralasciamo qualche esultanza esagerata, non se ne parla. Quindi il sudore ristagna, ristagna parecchio e questo non è un bene. Anche noi abbiamo commesso questo errore 8 anni fa e ci siamo promessi di non ripeterlo mai più.

Una bella, comoda ed efficace polo in cotone, oltre ovviamente all’uso normale di doccia e sapone, fanno di noi dei giocatori non fortissimi ma sopportabili anche controvento. Se poi ci aggiungiamo la giusta dose di deodorante, il gioco è fatto. Riusciamo a risultare quasi simpatici a tutti.

Chiudiamo il borsone, prendiamo lo zaino ed il beauty di mia moglie e ci avviamo all’appuntamento con gli altri. Si parte con il 9 posti dell’oratorio. Bellissimo! Cioè il pulmino mica tanto, ma il viaggio tutti insieme non ha prezzo. Abbiamo due ore e mezza di strada. C’è tutto il tempo per studiare le strategie di squadra ma anche per quel sano “cazzeggio” in pieno stile gita scolastica. Un’esperienza da crampi alla mascella per le risate.

Arriviamo in albergo. Tutti alla reception per la registrazione, la consegna dei documenti e l’assegnazione delle coppie e delle camere. Io non ho problemi, ovviamente ho la matrimoniale. Consegno i documenti, poi prendo il borsone, il trolley, lo zaino e la valiget… la VALIGETTAAA!!! Non ci credo. Guardo mia moglie con la speranza che l’abbia infilata nel sua borsa in stile Eta Beta. Lei mi guarda quasi spaventata. Intorno i miei compagni ridono. Qualcuno non ha capito, qualcuno pensa che stia scherzando. Poi tutti si fermano e mi guardano. Io invece non riesco a guardarli, abbasso la testa e non so cosa dire. Ho un nodo in gola come quando, a scuola, la professoressa ti interrogava, tu facevi scena muta e lei ti sfotteva mortificandoti davanti a tutti. Un disastro. Ed ora? Come faccio?

“Non c’è problema, ti presto la mia squadra. Tanto vinci uguale” mi giro e Jos (Joseph Calò n.d.r.) mi guarda sorridente e mi dà una pacca sulla spalla. Il problema è risolto? Non lo so. Ognuno di noi ha la sua squadra. A volte sono serviti vari tentativi e cambi per riuscire ad avere una squadra che, nel nostro immaginario, ci permetta di fare i numeri dei grandi campioni. In ogni caso non ho scelta. Ho avuto una notte agitata ma la due giorni è andata bene, siamo arrivati secondi e ci siamo qualificati.

Subbuteo club Stradivari a Treviso

Personalmente su 5 partite ne ho vinte 4. Niente male. Acqua passata comunque. E un altro capitolo da consegnare a questo diario.

Sulla fase finale a Chianciano Terme di quest’anno invece, non ho molto da dire se non che non siamo andati bene. Abbiamo capito che l’esperienza e l’abitudine ai tornei lunghi ed impegnativi ci manca. Il confronto con giocatori di altre squadre, ci ha fatto capire anche, che un minimo di allenamento è necessario per riuscire a migliorarsi. Resta comunque un’avventura che vogliamo ripetere, sia per il gruppo ed il piacere di stare insieme che per il risvolto sportivo. E allora via subito a pensare a cosa fare domani, ai tornei da inserire nel calendario, agli allenamenti da preparare.

La strada per il rientro da Chianciano ci fa attraversare varie fasi. C’è la rabbia per come è finito il weekend, con l’autocritica spesso feroce, e anche l’analisi impietosa degli errori. Poi lo sconforto per le sconfitte e per aver incolpato sé stessi e gli altri. Infine la voglia di rivincita, di cancellare le brutte partite giocate, con la voglia di rifare tutto da capo per raddrizzare le cose ed ottenere il risultato che speravamo. In ultimo subentra la stanchezza e la consapevolezza che siamo comunque stati bene. Ci siamo comunque divertiti e ci riproveremo.

Dobbiamo chiudere comunque la stagione ed abbiamo davanti altri appuntamenti importanti. L’internazionale a Bologna e la coppa di regione. In ogni caso l’esperienza di Treviso, mi è servita. Ora la valigetta è la prima cosa che preparo. Sarà difficile che me la possa dimenticare nuovamente. Naturalmente anche i miei compagni di club, seppur a distanza di anni, non perdono occasione di sfottermi quando ci troviamo ad ogni torneo. La prima cosa che mi dicono non è, né buongiorno, né ciao, bensì: “dov’è la valigetta?”


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