Capitolo 9
Tutti, fin da piccoli, hanno un sogno nel cassetto. Per i quasi cinquantenni, i più classici riguardavano il diventare astronauta o calciatore per i maschietti, ballerina o cantante per le femminucce. Naturalmente le generazioni successive hanno cambiato visione fino ad arrivare ad immaginarsi, un domani, cantanti trap o influencer di successo.
Ogni epoca ha i suoi eroi ed i suoi idoli. Un tempo si esaltavano le gesta di Pelè, i volteggi di Nadia Comāneci, la voce di Claudio Villa o di Mina, il rivoltoso sconosciuto davanti ai carri armati in piazza Tienanmen o la principessa Diana con la sua eleganza e la sua determinazione nella ricerca di una felicità forse mai raggiunta.
Per Tarcisio invece gli idoli erano altri. Erano le voci inconfondibili di Ameri, Cucchi e Ciotti, l’eleganza di Santalmassi, Biagi, Ruggero Orlando fino ad arrivare a Milena Gabanelli, Ranucci e le Iene con il loro giornalismo d’inchiesta. Giornalista… ecco il sogno di Tarcisio. Raccontare gli avvenimenti, cercando di trasmettere i fatti e le emozioni che ne scaturivano a chi leggeva i suoi scritti, guardava i suoi video o ascoltava il suo podcast. Un lavoro impegnativo che i più considerano semplice e banale, visto che si trovano spesso a scrivere post sui social e quindi si ritengono alla pari di Montanelli o Bocca, salvo poi dimenticarsi le acca quando servono, incolpando spesso il correttore del telefono o l’aver scritto di fretta, discolpandosi di fatto da ogni accusa di ignoranza.
Per Tarcisio invece il giornalismo era cosa estremamente seria. Fin da piccolo si divertiva ad imitare le radiocronache sportive o gli avvenimenti di cronaca e poi aveva preso l’abitudine di tenere una specie di diario dove, un paio di volte a settimana, raccontava pezzi della sua vita o di quella della sua famiglia, come se avesse il compito di descrivere al mondo ciò che capitava a lui e intorno a lui.
All’oratorio aveva avuto l’occasione di allenarsi parecchio, facendo il commento ad alcuni degli avvenimenti sportivi che si svolgevano all’interno della parrocchia, ed era diventato così bravo da essere notato da un commentatore sportivo del giornale locale, che decise di prenderlo sotto l’ala protettrice e di insegnargli alcuni trucchi del mestiere in attesa che gli studi lo qualificassero in modo inequivocabile.
Una volta superato l’esame di stato, sprizzando gioia da tutti i pori, Tarcisio iniziò a presentare domande di lavoro in tutte le principali testate, rendendosi conto immediatamente che la strada era tutt’altro che semplice. Considerando che purtroppo i soldi sono necessari, decise di accettare qualunque incarico gli venisse offerto, in attesa che arrivasse la tanto agognata occasione della vita.
Una domenica pomeriggio, navigando in internet, venne attirato da una pubblicità del 1998, dove la Hasbro presentava il Subbuteo, un gioco che prendeva spunto dal calcio. Da quel video di una trentina di secondi iniziò, quasi senza volerlo, a capire cosa fosse il Subbuteo e come si fosse evoluto nei materiali e nelle regole fino a diventare l’odierno Calcio da Tavolo e ad arrivare ai giorni nostri con la Federazione che raccoglie appassionati in tutto lo stivale.
Fu quasi stupito nello scoprire inoltre, che esisteva anche una Federazione Internazionale e che si giocavano Mondiali, Europei e campionati Nazionali. Da Torino a Trento, da Milano a Reggio Calabria passando da Sassari e Palermo, c’erano club praticamente in tutta Italia. Si trovò poi sul sito della Fisct, la Federazione di Calcio da Tavolo, dove in homepage troneggiava la pubblicità dei Campionati Italiani Individuali che si sarebbero disputati a Chianciano Terme nel fine settimana successivo.
Decise immediatamente di andare a vedere coi propri occhi di cosa si trattava. Nel giro di un paio di giorni aveva organizzato tutto. Trasferta, pernotto, ed intervista col presidente della Federazione. Per quello che aveva visto sul sito e per le informazioni che era riuscito a recuperare on-line, si sentiva quasi inadeguato per quell’evento ed era contento di essere riuscito ad ottenere l’intervista con il numero uno della Fisct che, probabilmente, lo avrebbe liquidato dopo tre, massimo quattro domande.
Descrivere ciò che passò nella mente di Tarcisio una volta arrivato alla palestra dove si giocava, sarebbe veramente complicato. Come spesso accade, quando le aspettative sono alte la delusione lo è altrettanto. Trovarsi davanti una palestra fredda e spoglia, un centinaio di giocatori, solo una ventina di spettatori, neanche un giornalista, fogli A4 compilati a biro ed attaccati al muro con lo scotch e poi urla, imprecazioni degne dei peggiori bar di Caracas, insomma una delusione quasi totale. Disarmante poi dover attendere la fine del terzo turno per poter intervistare il Presidente della Fisct, impegnato a giocare e presentatosi davanti al suo microfono/cellulare sudato e decisamente bisognoso di una doccia e di un’abbondante dose di deodorante.
A questo punto non fu difficile per Tarcisio comprendere perché era stato tutto così semplice e come mai tutti si fossero dimostrati così disponibili con lui. Era l’unico giornalista presente. Tutti lo guardavano con un misto di stupore, riverenza, ma anche di fastidio. Fece comunque il suo lavoro, raccolse interviste e scattò foto a ripetizione col cellulare. Fece anche alcuni video. Alla fine della giornata, dopo cena, in albergo, iniziò a riguardare tutto il materiale raccolto e a dare una prima sommaria impronta all’articolo che voleva scrivere.
Al mattino, facendo colazione, rilesse la prima bozza e si rese conto di essere stato particolarmente acido nelle descrizioni e nei commenti e questo non gli fece piacere. Al di là di tutto, del tempo e dei soldi spesi, doveva riuscire ad essere comunque imparziale e a descrivere ciò che aveva visto e vissuto in tutte le sue sfaccettature. Buttò giù il caffè in fretta e furia e si avviò verso la palestra.
Appena arrivato si trovò davanti un campo dove stavano giocando un giovane napoletano ed un bergamasco sulla quarantina. La curiosità gli fece prendere il cellulare per iniziare una ripresa video di quello che questi due stavano combinando su un panno verde, colpendo con l’unghia degli omini di plastica, montati su basi semisferiche, che colpivano un Tango in miniatura. Colpi ad effetto, giocate in velocità, pallonetti impensabili, accosti impercettibili, con classe ed eleganza ma anche con una semplicità indescrivibile e il tutto in un clima di allegria e spensieratezza che non aveva notato il giorno prima. Erano gli ottavi di finale, vittoria del bergamasco per 4 a 3. Uno spettacolo incredibile.
Si passa ai quarti e il responsabile allo sport inizia a chiamare il turno successivo con gli abbinamenti e il relativo campo di gioco. Tarcisio gli si avvicina per chiedere quale partita valesse la pena andare a guardare e la risposta fu immediata. Quella sul campo 8! Perfetto.
Uno sguardo in giro fino ad indentificare il campo segnalato e, a passo svelto, prendere posizione ed iniziare a scattare qualche foto. Prima di tutto, ovviamente, i due giocatori. Portano la maglia identica ed è la stessa di un ragazzino li accanto che guarda il campo come se fosse un regalo da scartare.
Vicino a lui uno dei pochissimi spettatori presenti, braccia incrociate e sguardo attento. La partita inizia e Tarcisio decide di non fare video ma solo fotografie. Scelta azzeccata, la partita è diversa da quella visto poco prima. Meno spettacolo, meno velocità, meno precisione. Tarcisio inizia a guardarsi intorno alla ricerca di un campo più spettacolare quando si rende conto che una decisione dell’arbitro viene ribaltata dal giocatore che ne avrebbe avuto beneficio.
Questa scelta lo incuriosisce e decide di restare lì ancora qualche minuto, giusto in tempo per assistere allo stesso episodio di prima, ma a parti invertite. Comunque stesso risultato, il giocatore che aveva il vantaggio della decisione, ribalta la scelta dell’arbitro e consegna la sfera all’avversario. Purtroppo per lui la posizione è infelice e gli tocca raccogliere la pallina dal fondo della rete. Uno a zero. La partita riprende e a pochi secondi dalla fine del primo tempo, il giocatore in svantaggio inizia a colpire la pallina senza farla mai fermare. Tic, tuc, tac, tiro… goal all’incrocio dei pali. Bellissimo.
Lo spettatore accanto a lui inizia a spellarsi le mani da tanto applaude, mentre chi ha subito il goal da il cinque all’avversario che aveva appena segnato. Il ragazzino a bordo campo sorride e da il cinque ad entrambi. Tarcisio sorride tra sé mentre ascolta il responsabile allo sport Fisct invitare il pubblico ad avvicinarsi al campo 8, dove potranno gustarsi un gran bella partita. Inizia il secondo tempo ed il cellulare di Tarcisio è puntato instancabilmente sulla pallina che viaggia veloce sul campo di gioco. Ma, come nel primo tempo, in questa prima parte non c’è molto spettacolo.
Entrambi i giocatori sono tesi, si conoscono è ovvio e conoscono il reciproco modo di giocare e questo non incentiva le giocate funamboliche. Poi succede qualcosa di strano. L’arbitro ferma il gioco e fa fermare i cronometri mentre si gira in cerca di qualcuno. Tarcisio sente il ragazzo dire allo spettatore accanto a lui “Sandro ha colpito due omini, ha fatto smash, però il secondo omino era in movimento!” non capisce bene cosa volesse dire ma capisce che i due giocatori sono concordi e, dopo pochi minuti, anche l’arbitro, inconsapevolmente, da ragione al ragazzo. Punizione, rasoterra preciso nell’angolino e punteggio che va sul 2 a 1.
Ora Tarcisio vede decisamente un’altra partita. I due avversari amici non giocano più come prima. Ora uno gioca a mille all’ora mentre l’altro cerca di rallentare e gestire ma con poco successo, esaltando le giocate al volo ed il suo portiere diventato improvvisamente protagonista. Meno di un minuto al termine. Tarcisio ormai ha capito le principali regole e le dinamiche che fanno da contorno a questo strano affascinante gioco, quindi vedere il giocatore in vantaggio rinunciare ad un fallo laterale sacrosanto in onore dell’amicizia e del rispetto verso l’amico, e l’amico sparare fuori la pallina per lo stesso identico motivo, gli rende la giornata decisamente più gradevole.
La partita finisce così, con l’abbraccio dei due giocatori, l’applauso convinto dello spettatore e il sorriso gigante del ragazzino a bordo campo. Per Tarcisio la giornata può finire lì, considerando che lo aspettano tre ore di macchina per rientrare a casa. Si farà mandare i nomi e le foto delle premiazioni per completare il suo articolo.
Certo dovrà rivedere ciò che aveva scritto la sera prima e avrà il duro compito di riuscire a trasmettere l’emozione che quella intensa domenica gli aveva trasmesso. Compito difficile, sfida complicata, ma le sfide sono quelle che ci permettono di cambiare, di crescere, di migliorare e farlo su un campo di Subbuteo può essere una sfida davvero affascinante.
Quante ce ne saranno ancora?