È indubbio come il titolo di questo articolo possa apparentemente trarre in inganno ma, se ci riflettiamo un po’, c’è molto (se non tutto) di vero. In un periodo storico in cui si è riscoperto il valore del gioco del Subbuteo, è anche tornato a galla il valore collezionistico (e quindi economico) di alcune squadre che hanno abbandonato da tempo, invece, i sogni di gloria del football reale.
Parleremo di 4 squadre alle quali siamo un po’ tutti affezionati, soprattutto perché ci ricordano quel calcio anni ’70 e ’80 che rendeva la Serie A italiana come il campionato più “appealing” (come dicono quelli bravi) tra quelli del vecchio continente.
Il COMO
Chi non ricorda le gesta del Como, della Pistoiese, del Brindisi ovvero del Lecco? Rinfreschiamoci la memoria in questo affascinante viaggio a ritroso nel tempo, quando i palloni avevano tutti gli esagoni bianconeri e, inzuppati da fango e acqua, mettevano a dura prova le teste dei bomber e degli stopper, i veri padroni delle aree di rigore.
Partiamo dalla Lombardia e precisamente dal Como, fondato ufficialmente il 25 maggio 1907 da un comitato di soci riunito presso il bar Taroni, sito nella centrale via Cinque Giornate, prima sede della società lariana (Fig. 1).
Nei primi anni dalla fondazione, la squadra giocò solo amichevoli e tornei locali. Finalmente nel 1913 il club fu ammesso a disputare il campionato di Prima Categoria dove riuscì a giocare fino al 1922 per poi disputare, dopo la riforma dei campionati (compromesso Colombo), il suo campionato all’interno del girone Lombardo – Piemontese contro colossi del calibro di Juventus, Milan, Inter e Novese.
Nel 1927 avvenne la fusione con l’altro club cittadino, l’Esperia, e la nuova squadra assunse la denominazione di Associazione Calcio Comense inaugurando, tra l’altro, l’attuale terreno di gioco, il Giuseppe Sinigaglia.
Al termine della trionfale stagione 1929/30 nella quale l’A.C. Comense disputò il neonato campionato di Serie B senza subire alcuna sconfitta, si contarono 90 reti all’attivo e solo 24 al passivo in 32 incontri. Negli anni successivi, tra i cadetti, i lariani rimasero quasi sempre tra le prime posizioni in classifica arrivando sesti nel 1932-33 e quarti nel 1933-34 giocandosi, all’ultimo turno, con il Bari l’ammissione al girone finale per la promozione in Serie A.
La seconda metà degli anni ‘30 fu segnata da un paio di retrocessioni consecutive fino alla serie C, anni segnati dall’esplosione di giocatori di talento destinati a entrare nella storia come Antonio Cetti e Armando Varini oltre a Moresi e Panzieri.
Al termine della seconda guerra mondiale, la squadra fu ammessa alla Serie B dove rimase per tre anni lottando quasi sempre per posizioni di vertice fino alla promozione in Serie A nel 1949 con Mario Varglien allenatore, e con Ercole Rabitti e Mario Stua trascinatori insieme al giovane esordiente Cardani.
La squadra restò nella massima serie per 4 anni e raggiunse il sesto posto nella stagione d’esordio; nella stagione 1951/52 si trovò addirittura solo al comando dopo le prime tre giornate, unica squadra a punteggio pieno. Il club tornò in serie B al termine della stagione successiva e vi rimase per 10 anni pur disputando sempre degli ottimi campionati, soprattutto sotto la gestione tecnica del tecnico argentino Hugo Lamanna. La permanenza nella serie cadetta si interruppe all’inizio del campionato 1962-1963, quando la società lariana fu retrocessa in serie C per illecito sportivo (la società azzurra aveva schierato per cinque partite il difensore Paolo Bessi, appena acquistato dalla squadra del Tau Altopascio, senza sapere che il giocatore non aveva terminato di scontare una squalifica inflittagli dal Comitato Regionale Toscana della Lega Nazionale Dilettanti).
Il ritorno tra i cadetti avvenne nella stagione 1967/68 e si concluse al sesto posto, grazie soprattutto alle prestazioni di Franco Vannini, prelevato dall’Entella. Con l’avvento, da allenatore, di Giuseppe “Pippo” Marchioro, il Como (siamo nel campionato 1973/74) lancia Il portiere – rigorista Antonio Rigamonti e, soprattutto, il centrocampista Marco Tardelli e l’attaccante Alessandro Scanziani (Fig. 2).
Nonostante l’indubbia caratura e la promozione in Serie A, la permanenza nella massima serie si ferma ad una sola stagione e, dopo un’immediata retrocessione in Serie B, al termine della stagione 1977/78, il club scende in Serie C1, nonostante tre avvicendamenti in panchina (Gennaro Rambone, Luis Suarez e Narciso Pezzotti).
Richiamato Marchioro alla guida tecnica, i lariani ottengono due promozioni consecutive e restano per due stagioni in serie A grazie anche ad una rosa di tutto rispetto nella quale brilla la stella di un giovane Pietro Vierchowod, futuro campione d’Italia con Roma e Sampdoria.
Dopo aver sfiorato il successo in Mitropa Cup (sfuggito per la sola differenza reti), al termine della stagione 1981/82 (Fig. 3), il Como torna in serie B dove disputa un campionato al di sopra delle aspettative fino a giocarsi gli spareggi per la promozione, purtroppo funesti per le sconfitte contro Catania e Cremonese.
Nel 1984, allenato da Tarcisio Burgnich, il club tornò in Serie A e vi rimase per 5 stagioni, sfiorando la finale di Coppa Italia nella stagione 1985/86 (dopo aver eliminato la Juventus negli ottavi ed il Verona campione d’Italia nei quarti), preclusa dalla sconfitta nel doppio confronto di semifinale con la Sampdoria. Sono gli anni della coppia goal composta dal compianto Stefano Borgonovo e da Dan Corneliusson ma anche di un certo Pasquale Bruno, perno centrale di difesa.
Pur avendo investito molto nel suo settore giovanile (tra i giovani di punta di quegli anni vanno ricordati Marco Simone e Gianluca Zambrotta), gli anni ’90 si caratterizzano per una lunga permanenza in serie C1. Nel 2001, sotto la presidenza di Enrico Preziosi, il Como torna in serie B; quella stagione, la 2000/01, viene anche ricordata per il pugno scagliato dal capitano comasco Massimiliano Ferrigno al giocatore del Modena Francesco Bertolotti che, dopo essere stato in pericolo di vita, dovette ritirarsi dall’attività agonistica.
L’anno successivo il Como, benché neopromosso, ottenne la promozione in Serie A (ancora insieme con il Modena) con 74 punti (record per il campionato a venti squadre). Gran merito del doppio salto va dato all’allenatore Loris Dominissini che guidò la squadra nei due campionati vincenti, ma che non riuscì a ripetersi in serie A. Nonostante una buona squadra ed un allenatore esperto come Eugeno Fascetti (subentrato a Dominissini), la squadra retrocesse in B per poi continuare la caduta, fino alla serie C2, nelle stagioni successive. La squadra, nel frattempo abbandonata anche dal presidente Preziosi, accusò una pesante crisi finanziaria che portò al fallimento nel 2004 con l’obbligo di ripartire dalla serie D con la nuova denominazione societaria di Calcio Como. Solo al termine della stagione 2007/08 il Como riuscì a tornare tra i professionisti
Nella stagione 2008-2009, giocata in Lega Pro Seconda Divisione, il Como ha disputato un campionato sempre nella parte alta della classifica, ma mai al vertice. Con un rendimento in crescendo nelle ultime partite, raggiunse il terzo posto finale e il diritto di giocare i play-off. Affrontò prima il Rodengo Saiano nella doppia semifinale (1-1 esterno e 0-0 in casa) e si qualificò per il migliore piazzamento in classifica ottenuto nella stagione regolare; sconfisse poi l’Alessandria nella doppia finale (vittoria interna per 2-1 ed esterna per 2-0) e conquistò la seconda promozione consecutiva, salendo così in Lega Pro Prima Divisione.
Solo al termine della stagione 2014/15, dopo una serie di play-off promozione ad altissima tensione, il Como tornò in Serie B; la gioia durò, purtroppo, molto poco e la nuova retrocessione in Lega Pro si consumò con tre turni d’anticipo rispetto alla naturale conclusione del torneo.
L’estate del 2016 si caratterizzò per ulteriori problemi finanziari fino a che la squadra venne messa all’asta ed acquistata dalla neocostituita società F.C. Como s.r.l., intestata ad Akosua Puni, moglie del calciatore Michael Essien. In campionato la squadra, guidata da Fabio Gallo, chiuse la stagione regolare al 7º posto nel girone A di Lega Pro e successivamente fu eliminata al primo turno dei play-off promozione contro il Piacenza. A fine maggio la nuova proprietà nominò Mark Iuliano allenatore e Nello de Nicola direttore sportivo ma, nel mese successivo, la situazione finanziaria precipitò nuovamente e il 30 giugno 2017 la FIGC escluse il Como dai campionati professionistici, svincolando i giocatori ancora sotto contratto. Un mese dopo, fortunatamente e grazie agli uffici del sindaco di Como, venne costituita la Società Como 1907 s.r.l. ammessa in soprannumero al girone A del campionato di Serie D 2017-2018. L’obiettivo della promozione in Serie C venne conseguito l’anno seguente, mentre il 4 aprile 2019 il club fu acquisito dalla società londinese SENT Entertainment Ltd.
Nella stagione corrente (2020/2021) il Como milita in Lega Pro e si trova in testa alla classifica del girone A.
Il LECCO
Restiamo in Lombardia e spostiamoci di qualche chilometrico per giungere a Lecco, cittadina situata al centro della Valtellina e distribuita in un territorio che si estende dalla pianura adiacente al lago Lario fino ai 1875 metri di altezza del monte Resegone. In campo sportivo, la cittadina nominata dal Manzoni nei “Promessi Sposi”, ha sempre avuto una sua dignità con la sezione calcistica che nacque ufficialmente il 22 dicembre 1912 ed esordì in un campionato ufficiale F.I.G.C. nella stagione 1920-1921 partendo dal campionato di Promozione e arrivando fino alle finali-promozione per la Serie A, sfiorando l’impresa dopo lo 0-0 contro i comaschi dell’Esperia. Un anno dopo, nel 1922, dopo l’elezione a presidente della società di Eugenio Ceppi, venne inaugurato lo stadio in cui la squadra gioca tuttora le proprie gare interne chiamato stadio Rigamonti-Ceppi.
Nel secondo decennio calcistico, il Lecco disputò campionati ad un discreto livello, dapprima restando in corsa per la promozione in Serie B durante la stagione in Prima Divisione 1931-1932 fino all’ultima giornata e fino all’ultimo minuto, poi restando sempre nella nuova Serie C e terminando il campionato tra le posizioni alte e medio-basse della classifica. Nel periodo post-bellico, durante la stagione 1945-1946 il Lecco partecipò nella Serie mista B – C Nord Italia concludendo la stagione al secondo posto dietro la Pro Patria e riuscendo a guadagnarsi lo spareggio per accedere alle finali per la promozione in A dove, però, si classificò solo al terzo posto. Grazie ad Angelo Piccioli (ex giocatore del Lecco) come allenatore, nella stagione di Serie B 1959-1960 per la prima volta il Lecco approdò in Serie A. L’avventura iniziò in maniera traumatica con una sconfitta a Firenze per 4 – 0 mentre la prima vittoria arrivò solo dopo un mese (2 – 1 al Padova). Dopo un saliscendi continuo in classifica, la squadra riuscì comunque a salvarsi dopo aver superato gli spareggi contro Udinese e Bari. La stagione successiva, nonostante ingaggi importanti (su tutti Lindskog e Di Giacomo), il Lecco retrocesse in Serie B dove rimase per ben 4 stagioni per poi riguadagnare, per l’ultima volta, la massima Serie nella stagione 1966/67. Anche questa volta, però, l’avventura durò poco e, dopo solo un anno, il Lecco tornò in B da dove, dopo ulteriori due stagioni, scese nuovamente in Serie C fino alla stagione 1971/72 nella quale si riguadagnò la promozione tra i Cadetti.
Nel 1977 il Lecco si aggiudica il trofeo più importante della sua storia, la Coppa Anglo – Italiana (Fig. 4)
Purtroppo l’avventura in serie B si concluse con un drammatico ultimo posto ed il conseguente ritorno in Serie C, divenuta poi Serie C1, per le successive 7 stagioni.
Al termine della stagione 1979/80 il Lecco sprofondò addirittura in Serie C2 e poi in Interregionale. Solo al termine del campionato 1989/90, il Lecco tornò in C2 anche in concomitanza con il passaggio di proprietà (da Alberto Frigerio a Sergio Pagani). Fu rimodellata anche la struttura del club inserendo in organico, tra gli altri, il campione del mondo Massimo Oddo; al termine della stagione 1996/97, il Lecco ottenne la promozione in Serie C1 dove rimase per cinque anni.
Purtroppo, al termine del campionato di Serie C1 2001-2002 con Roberto Donadoni in panchina al debutto come allenatore, la società venne radiata dai campionati professionistici a seguito dei debiti accumulati sotto la gestione dell’ex presidente del Torino Cimminelli e del suo successore Belardelli, arrivato al timone della società per soli due mesi, dal giugno al luglio 2002, ripartendo dal campionato di Eccellenza con la denominazione di Associazione Calcio Città di Lecco.
Nel 2007 il Lecco ritrovò la Serie C1 ma la perse dopo una sola stagione perdendo la finale play – out contro la Pistoiese. Nell’estate del 2009, il club cambiò nuovamente proprietà passando ad una cordata di imprenditori lecchesi. Al termine del torneo di Lega Pro Prima Divisione 2009-2010, la squadra concluse il campionato all’ultimo posto, retrocedendo in Lega Pro Seconda Divisione dopo tre anni in terza serie.
Nel campionato 2010-2011 il Lecco terminò la stagione al settimo posto e, nell’annata seguente, retrocesse in Serie D dopo aver perso i play-out contro il Mantova. Dopo diverse vicissitudini societarie e la nomina, nel 2014, di Evaristo Beccalossi (ex stella dell’Inter) come Presidente del Club, in quella stagione il club terminò in seconda posizione nel girone di competenza di Serie D, piazzamento ripetuto la stagione successiva.
Il 5 dicembre 2016 si chiuse un nuovo capitolo per il Lecco con un nuovo fallimento che portò il club in esercizio provvisorio. Nonostante le evidenti difficoltà finanziarie, la squadra fece il suo dovere e si salvò sconfiggendo ai play-out l’Olginatese per 3 – 2. Al termine del campionato, il 9 giugno il pacchetto azionario passò all’imprenditore brianzolo Paolo Di Nunno, mentre la NewCo mantenne il nome di Calcio Lecco 1912. Al termine della stagione 2018/19 il Lecco riuscì a tornare in Serie C attestandosi in posizioni di medio – bassa classifica. Sul finire del 2019 il patron Di Nunno lasciò la carica al figlio Christian, attuale Presidente del Lecco che, nella stagione 2020/21, si trova al quarto posto del Girone A della Serie C dopo 24 incontri (Fig. 5)
La PISTOIESE
Scendiamo un po’ più a sud e immergiamoci nella campagna toscana arrivando a Pistoia dove il 21 Aprile 1921 fu fondata l’Unione Sportiva Pistoiese, una delle quattro società calcistiche (le altre sono Carpi, Spezia e Treviso) ad aver disputato un solo campionato di Serie A nella propria storia.
La maglia arancione ne ha sempre definito una certa vocazione europea, soprattutto olandese ed ungherese, e non è un caso che tra i protagonisti dei primi anni di vita vi siano anche due magiari come Árpád Hajós e János Nehadoma.
La Pistoiese approdò alla Divisione Nazionale nel 1928 e tra il 1929 e il 1936 partecipò al campionato di serie B. Nei quarant’anni successivi, il club toscano si distinse per un continuo saliscendi tra Serie C, Serie D e Promozione. Dopo diverse vicissitudini legate anche al secondo conflitto mondiale, nel 1945 venne ammessa al Girone A del Campionato di Serie C Centro Sud.
Dopo uno spiacevole episodio (aggressione all’arbitro Alfiero Goracci) occorso in un accesissimo derby contro la Lucchese e decisivo per la promozione in serie B, il campo della Pistoiese venne squalificato per 6 mesi con evidenti ripercussioni su prestazioni e classifica. Tuttavia, si resero vacanti alcuni posti per il completamento dei quadri della nuova Serie B strutturata su tre gironi, il che comportò l’ammissione della Pistoiese, insieme a Carrarese e Viareggio, al campionato di Serie B.
Nella stagione 1947/48, complice la riunificazione del Campionato di B e la povertà dell’organico, il club retrocesse in Serie C e, nelle stagioni seguenti, nei campionati dilettantistici regionali.
Finalmente nella stagione 1956/57 ripresero gli investimenti con il Presidente Vannino Vannucci ma i risultati sul campo non diedero soddisfazione anche se, dopo tre cambi di allenatore, la squadra riuscì comunque a salvarsi. Vennero, però, gettate le basi per una grande stagione nell’anno successivo quando gli arancioni arrivarono secondi dietro il Pisa sfiorando la promozione in Serie C, obiettivo raggiunto nel campionato successivo.
Dopo 10 stagioni consecutive in Serie C, la Pistoiese tornò in Serie D; al termine del campionato 1971/72, dopo la sconfitta contro il Montevarchi nella gara di spareggio per la promozione in Serie C, la Società passò di mano, da Oriano Ducceschi a Marcello Melani, molto più interessato, però, ad un altro club di sua proprietà, l’Unione Valdinievole, tanto da affidare la Presidenza della Pistoiese ad un suo uomo di fiducia, Ezio Gotti.
Dopo essere stato accusato di non poter gestire due club, Melani decise di puntare tutto sulla Pistoiese puntando alla Serie A con un progetto a 5 anni. Raggiunse subito la Serie C e, con l’acquisto di grandi campioni (Brio, Volpato, Di Chiara e Lido Vieri come portiere) (Fig. 6) ed un allenatore del calibro di Bruno Bolchi, ritrovò, nella stagione 1978/79, la Serie B dopo 29 anni di assenza.
Il progetto raggiunse il suo culmine con la promozione, il 1 Giugno 1980, in Serie A grazie anche alla presenza in squadra di Mario Frustalupi (campione d’Italia con Inter e Lazio) e Marcello Lippi. Purtroppo, la permanenza nella massima serie durò solo un anno e fu ricordata per l’acquisto di una dei più grandi “bidoni” mai approdati nella massima serie, il brasiliano Luis Silvio Danuello (Fig. 7), acquistato praticamente a scatola chiusa.
Quella stagione viene ricordata ancora oggi per la vittoria in trasferta nel derby toscano contro la Fiorentina (2 – 1 con le reti di Rognoni e Badiani), per un buon girone d’andata e per gli acquisti autunnali (all’epoca il calciomercato di riparazione si teneva a novembre) del difensore Mauro Bellugi e del centravanti Vito Chimenti.
Dopo la vittoria con la viola, iniziò la discesa verso le zone meno nobili della classifica con una sconfitta casalinga contro la Roma per 0 – 4. La Pistoiese terminò così il campionato all’ultimo posto con 16 punti, venendo sorpassata all’ultima giornata anche dal Perugia, che era partito con la penalizzazione a causa dello Scandalo calcioscommesse (Fig. 8)
Seguirono anni davvero bui: prima ci fu la retrocessione in Serie C1 già nel 1983-1984 (fatale il pari alla penultima giornata a San Benedetto del Tronto, che rese inutile la successiva vittoria in casa contro la Cavese caduta anch’essa in C1), quindi la retrocessione in Serie C2 l’anno seguente.
Negli anni della Serie C2 l’allenatore della Pistoiese per la stagione 1987-1988 fu il futuro campione del mondo Marcello Lippi, già nella rosa degli arancioni nell’anno disputato nella massima serie.
Al termine della stagione 1997/98 la vecchia U.S. Pistoiese fu dichiarata fallita e, con appena 20 milioni di capitale sociale, venne fondata l’Associazione Calcio Nuova Pistoiese 1988 con Presidente l’ex – calciatore Mario Frustalupi.
Tra il 1988-1989 e il 1993-1994 la Pistoiese, che nel frattempo l’11 gennaio 1990 perde l’aggettivo “Nuova” diventando Associazione Calcio Pistoiese, sotto la guida dell’allenatore Gian Piero Ventura si rese protagonista della risalita dal Campionato Interregionale fino alla Serie C1, per poi raggiungere la Serie B l’anno seguente, cadetteria mantenuta per una sola stagione (Fig. 9).
Il ritorno in Serie B avvenne solo al termine del campionato di Serie C1 1998/99 in virtù della vittoria nel contestato spareggio di Cremona contro il Lumezzane, nel corso del quale una bomba carta scoppiò nei pressi del portiere del Lumezzane; la C.A.F. confermò il risultato sul campo ma condannò la Pistoiese a scontare 4 punti di penalizzazione nel campionato successivo, penalizzazione che, però, non inficiò la permanenza del club nella serie cadetta. Dopo tre stagioni in serie B, la Pistoiese ritornò in Serie C e pianse la scomparsa del patron storico Marco Melani al quale venne poi intitolato l’impianto di gioco.
Nel 2003 la Pistoiese passò all’industriale Anselmo Fagni che morì il 2 novembre 2005 lasciando poi il club al figlio Maurizio; sono gli anni di Walter Mazzarri e Massimo Ficcadenti, allenatori che arriveranno a sedersi su panchine ben più importanti.
Durante la presidenza Fagni, e con Bruno Tedino in panchina, la Pistoiese sfiorò la Serie B nel campionato 2004/05 e si salvò a fatica l’anno successivo in un campionato in cui Tedino venne prima esonerato (con l’arrivo di Stefano Di Chiara) e poi richiamato.
Nel giugno 2007 il club venne ceduto alla famiglia Braccialini, mai troppo amata dai tifosi arancioni anche per la retrocessione nella seconda Divisione di Lega Pro al termine della stagione 2008/09.
Il 14 luglio 2009 la Pistoiese venne radiata dal campionato di Lega Pro Seconda Divisione a causa della mancanza di garanzie finanziarie. A distanza di 21 anni, quindi, il club arancione crollò nuovamente, stavolta non perché oberato dai debiti (tra debiti e crediti il bilancio era quasi in pareggio), ma per l’incapacità dei nuovi proprietari di presentare la prevista garanzia fidejussoria.
Il 13 agosto 2009 il sindaco di Pistoia, Renzo Berti, fondò una nuova Società denominata Unione Sportiva Pistoiese 1921 S.r.l, la quale venne ammessa a partecipare, in sovrannumero, al Campionato Regionale di Eccellenza Toscana, nel Girone B. A dicembre, il sindaco Renzo Berti lascia la presidenza a Fabio Fondatori, capo di gabinetto del Sindaco e membro del consiglio di amministrazione della nuova Pistoiese.
Nonostante il ritorno dell’attaccante Giacomo Banchelli, un lusso per la categoria nonostante l’età, la squadra disputò un campionato ben al di sotto delle aspettative, e solo con l’esonero di Oliviero Di Stefano, e l’ingaggio di un allenatore esperto della categoria, Brunero Bianconi, riuscì a qualificarsi per i play-off nazionali, ma fu sconfitta dagli abruzzesi del Mosciano.
Al termine della stagione 2010/11 la Pistoiese riuscì a tornare in Serie D per poi riapprodare in Lega Pro al termine del campionato 2013/14 grazie anche alla presenza dell’ex – centravanti del Livorno Cristiano Lucarelli nelle vesti di allenatore.
Dopo alcune stagioni anonime, nella stagione 2019/20, il club ripartì con una rosa giovane ma ambiziosa guidata in panchina da Giuseppe Pancaro, terminando il campionato a ridosso della zona play – off anche a causa dell’interruzione dovuta alla pandemia da COVID – 19. Nella stagione in corso, 2020/21 la Pistoiese occupa le posizioni medio – basse della classifica cercando di non restare invischiata nella zona play – out.
Il BRINDISI
Concludiamo il nostro “viaggio” virtuale nell’Italia calcistica scendendo ancora più a Sud e fermiamoci in Puglia, più precisamente a Brindisi per rinverdire i fasti dell’omonimo club calcistico della città.
Il calcio, a Brindisi, nacque nel 1910 per volontà di un ufficiale della Marina Militare trapiantato in città, con la fondazione del Brindisi Football Team, ma solo il 7 marzo del 1912, il Brindisi Football Team venne incorporato nella Polisportiva Brindisi Sport, sancendo, di fatto, la nascita della prima vera società calcistica brindisina, la quale divenne immediatamente la più forte della Puglia: battuto per 2-1 il Lecce ed aggiudicatasi a tavolino la vittoria contro il Bari, la Brindisi Sport, nel 1913, si laureò campione regionale.
Al termine della stagione 1945-1946, classificatosi al quinto posto nel girone E della Lega Centro-Sud della Serie C, venne ammesso d’ufficio in Serie B, classificandosi all’ottavo posto nel girone C della stessa ma retrocedendo nuovamente l’anno successivo.
Nella stagione 1971-1972 il Brindisi, allenato dal brasiliano Luís Vinícius de Menezes (meglio noto come Luis Vinicio), vinse il campionato di Serie C, classificandosi primo nel girone C, con un totale di 55 punti realizzati, ed approdando in Serie B dopo venticinque anni trascorsi tra Serie C e Serie D (Fig. 10)
Nella stagione 1972-1973, la terza in Serie B nella storia della compagine biancazzurra, la neopromossa Brindisi, ancora allenata da Luís Vinício, si dimostrò la sorpresa del campionato, classificandosi settima con 12 vittorie, 17 pareggi e 9 sconfitte, con le chicche delle due vittorie contro la capolista Genoa (3 – 0 in casa e 1 – 0 in trasferta).
La stagione successiva il Brindisi, allenato da Gianni Di Marzio, si classificò terzultimo con 34 punti, a pari merito con Perugia, Reggiana e Reggina ma fu quest’ultima a retrocedere in Serie C per la peggior differenza reti.
Al termine della stagione 1975/76, il Brindisi venne retrocesso in Serie C e non riuscirà più a tornare tra i Cadetti. Gli anni ’80 furono segnati da campionati vissuti nel più totale anonimato ed altri in cui venne sfiorata la promozione. Nel campionato 1984/85 il Brindisi riuscì a tornare in Serie C1 dove rimarrà fino al 1990, sfiorando la promozione in Serie B nella stagione 1988/89.
Nell’estate del 1990, il club non riuscì ad iscriversi al campionato di Serie C2 ma una cordata di imprenditori locali fondò una nuova società, il Brindisi Calcio 1920, la quale venne iscritta al campionato di Serie D dove rimase fino al 1994 per poi retrocedere ancora e ripartire, in seguito ad un nuovo fallimento, dal campionato di Eccellenza. Qui restò fino al 2000, stagione in cui vinse i play-off nazionali e riapprodare in Serie D.
Gli anni 2000 iniziarono bene per il Brindisi allenato da Gigi Boccolini e, al termine del campionato 2001/02, il club festeggiò il ritorno in C2 grazie anche alle 15 reti in 23 gare del giocatore simbolo, l’argentino Ignacio Castillo. Anche la stagione successiva partì con il vento in poppa fino a portare la squadra salentina ad un passo dalla C1, sfumata per la sconfitta, nei play – off, con l’Acireale.
La delusione venne, in parte, mitigata dalla vittoria della Coppa Italia di Serie C nel doppio confronto con la Pro Patria, vittoria che permise al Brindisi di partecipare alla Coppa Italia dei “grandi” nella stagione successiva (eliminazione ai 16° di finale contro il Bologna di Carletto Mazzone).
Anche nella stagione successiva il Brindisi arrivò secondo in classifica sfiorando la promozione diretta in C1 e perdendola ancora una volta in una finale play – off e ancora contro una squadra siciliana, il Vittoria.
Una volta di più, però, i guai finanziari erano dietro l’angolo e, a causa dell’impossibilità ad iscriversi al nuovo campionato di Serie C2, il Brindisi venne escluso dai campionati federali per poi ripartire dal torneo di Eccellenza, con la nuova denominazione di Football Brindisi 2012, ed essere subito promosso in Serie D. Ripartì, dunque, la scalata verso il calcio che conta e, al termine della stagione 2008/09, la squadra fu promossa in Lega Pro Seconda Divisione (ex Serie C2)
Un nuovo fallimento era, però, alle porte e si materializzò nell’estate del 2010 mettendo fine alla (breve) vita calcistica del Football Brindisi e lanciando l’avventura della nuova Società Sportiva Dilettantistica Calcio Città di Brindisi con il ruolo fondamentale svolto dall’amministrazione comunale, prodigatasi affinché la neonata società potesse ripartire dal campionato di Serie D con Luigi Boccolini nelle vesti di allenatore.
Il 31 agosto 2015, a seguito dell’inchiesta Dirty Soccer in cui la società era coinvolta direttamente, il Brindisi venne escluso dal campionato di Serie D.
Un nuovo sodalizio, denominato A.S.D. Brindisi, rilevò il titolo sportivo del Real Paradiso, partecipante al campionato di Prima Categoria ma la nuova Società non riuscì comunque a centrare la promozione. Finalmente, il 15 aprile 2018, a seguito alla vittoria per 3 – 0 in casa del Tricase, con una giornata di anticipo il Brindisi vinse il campionato di Promozione 2017-2018, approdando così in Eccellenza da dove, dopo una sola stagione, spiccò il volo per la Serie D che mancava ormai da ben 5 anni
La stagione 2019-2020 è stata segnata dall’interruzione del campionato a causa della pandemia di COVID-19 e il Brindisi concluderà il campionato al 12º posto. Nonostante ulteriori problemi di natura economica, il Brindisi è riuscito comunque ad iscriversi al campionato di Serie D per la stagione 2020/21 dove, attualmente, occupa posizioni di medio – bassa classifica.
Il SUBBUTEO
Ripartiamo dalle rive del lago di Como, ricominciando proprio dalla squadra della città che dà il nome allo splendido lago lombardo. Nell’ambito del catalogo HW, la ref 90 è una delle più ambite dai collezionisti e la possiamo trovare in almeno due sfumature di celeste per quanto concerne la maglia di gioco. La miniatura si completa con i pantaloncini di colore nero, i calzettoni celesti con bordi neri e l’accoppiata base/inner di colore nero/celeste (Fig. 11). Il Como fu inserito nel catalogo HW non solo per i colori molto particolari ma anche in virtù del fascino esercitato dalla città lacustre sui disegnatori inglesi.
Nel catalogo delle LW, il Como è rappresentato nella ref 692, la quale include anche i tedeschi del Bochum (Fig. 12)
La ref, molto rara e preziosa, si connota per la divisa di colore celeste chiaro con colletto bordi bianchi, calzoncini celesti e calzettoni anch’essi di colore celeste con bordi bianchi. Base ed inner sono di colore blu scuro, quasi a staccare dal colore più tenue della divisa.
Anche il Lecco si difende bene in termini di rarità e valore nel mondo del collezionismo di stampo “old” con la ref 256 (Fig. 13)
Ref molto rara da reperire sul mercato, dal costo non indifferente, risalente agli anni ’70 e presente anch’essa nel primo catalogo HW Subbuteo. La maglia presenta un colore di fondo celeste con righe verticali di colore nero, pantaloncini neri e calzettoni neri con bordi celesti. Base (celeste) ed inner (nero) rispecchiano appieno l’accoppiata dei colori sociali. Il Lecco fu inserito nel catalogo HW anche grazie alla vittoria nel Torneo Anglo – Italiano quando sconfisse in finale il Bath City per 3 – 0.
Passando alla Pistoiese, va detto immediatamente come non sia presente nel catalogo HW (al limite può essere impiegata la ref 13, Olanda/Blackpool) ma faccia parte del catalogo LW con la ref 508, molto rara e molto costosa (Fig. 14). La ref si presenta con un completo totalmente arancione (maglia, pantaloncini e calzettoni), base nera ed inner di colore bianco; ancora più rara nella variante (come in foto) con ref errata (“Pistoeise). Probabilmente la Pistoiese deve il suo inserimento nella “Hall of Fame” delle LW proprio a quell’unica stagione trascorsa in Serie A nella stagione 1980/81.
Chiudiamo, infine, la carrellata con il Brindisi, presente sia nel catalogo HW che in quello LW con le ref 258, entrambe dal grande valore commerciale e collezionistico. La ref 258 HW si presenta con una miniatura di colore bianco con logo di colore blu a “V”, pantaloncino nero, calzettoni blu con bordi bianchi ed accoppiata base/inner di colore nero/bianco (Fig. 15). L’inserimento del Brindisi nel catalogo HW è probabilmente figlio dei sei campionati di Serie B, seppur vissuti con alterne vicende. Il Brindisi LW ha un aspetto decisamente simile ma il colore della base è solitamente di colore blu navy (Fig. 16)
Fig. 16 – La ref 258 LW
Con questa carrellata nel verde mondo del Subbuteo si chiude anche il capitolo dedicato ad alcune tra le squadre italiane magari meno conosciute e tifate ma non per questo meno nobili.
Nella prossima puntata torneremo in America Latina e ci sarà da menar le mani…
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