Se decidete di fare una gita fuori di porta e avete Londra come vostro quartier generale, allora vi suggerirei di andare in direzione nord – ovest e guidare per una sessantina di miglia per giungere nel bellissimo Northamptonshire e, più precisamente, nel suo quadrante occidentale dove si erge il caratteristico borgo medievale di Northampton il quale, ahinoi, non ha mai visto esaudito il desiderio di potersi chiamare “città”.
Eppure, al censimento del 2011, la cittadina sorta sulla riva del fiume Nene conta ben 212.100 abitanti (con una proiezione al 2018 di oltre 225.000), una cifra di tutto rispetto se rapportata agli altri agglomerati urbani che hanno ricevuto lo status negata alla nostra (Fig. 1, Fig. 2)
Per gli amanti della storia antica, esistono prove dell’esistenza di un addensamento urbano nella zona di Northampton sin dall’età del bronzo per arrivare poi al tempo dell’invasione romana prima ed anglosassone poi.
Ma è in epoca medievale che la città di Northampton ha vissuto il suo periodo di massimo splendore quando il suo castello è diventata residenza reale, nonché sede del Parlamento inglese. Ma il borgo medievale veniva anche impreziosito dalla presenza di chiese, monasteri e, soprattutto, da quella dell’Università, una delle più prestigiose, tra l’altro.
Northampton, però, conobbe anche pagine tristi quale teatro di due sanguinose battaglie nel 1264 e nel 1460 e come bersaglio dell’ira di Carlo II che ne ordinò la parziale distruzione (mura e gran parte del castello) in risposta al sostegno ai Roundheads (i Puritani, guidati da Oliver Cromwell, che sostenevano il Parlamento contro i Cavaliers, sostenitori del Re) nella guerra civile inglese.
Nel 1675 il Grande Incendio, come venne definito dalle cronache dell’epoca, distrusse gran parte della città la quale, però, fu ricostruita in gran fretta e crebbe a velocità record nel XVIII secolo grazie alla rivoluzione industriale. L’arrivo del Grand Union Canal e delle ferrovie all’alba del XIX secolo ne decretò un’ulteriore espansione dovuta, in gran parte, all’esplosione della produzione di calzature e cuoio.
E proprio da qui, dalla produzione di scarpe e cuoio, parte la nostra avventura alla scoperta delle radici del Northampton Town Football Club, attualmente militante nella League One inglese (la nostra terza serie), il cui soprannome è, per l’appunto, “The Cobblers” (calzolai)
Il club fu fondato il 6 marzo 1897 da un gruppo di insegnanti locali che, insieme ad un avvocato A.J. “Pat” Darnell , fondarono, al Princess Royal Inn sito in Wellingborough Road, il primo club di calcio professionistico della città. Inizialmente, il nome scelto fu Northampton Football Club, ma dopo le obiezioni del club di rugby della città, fu chiamato Northampton Town Football Club. La squadra si unì subito alla Northants League disputandovi due stagioni e vincendo il campionato nella seconda.
Dopo due stagioni passate nella Midland League, il club fu ammesso alla Southern League nel 1901-02, vincendola nel 1908/09 sotto la guida del player-manager Herbert Chapman e disputando poi il Charity Shield contro il Newcastle Utd The Oval (sconfitta per 2 – 0) (Fig. 3)
Al termine della Prima guerra mondiale, nel campionato 1919/20, il Northampton stabilì un record, mai più eguagliato nella storia del club, di 103 reti all’attivo ma, nonostante questo, gli fu concesso di entrare a far parte della Football League solo nella stagione successiva partendo dalla Division Three South
La stagione 1922-23 vide il club diventare una società pubblica con il rilascio di 8000 azioni al costo di 1 sterlina ognuna, nonché registrare un record di presenze al County Ground di 18.123 spettatori per la partita contro il Plymouth per un incasso totale di oltre 1000 sterline.
Nel campionato successivo, una donazione di 5000 sterline permise di costruire una tribuna con un tunnel per i giocatori al di sotto del basamento della stessa e migliorare il terrazzamento nell’Hotel End. Un nuovo record di spettatori fu stabilito per il terzo turno della F.A. Cup con il Sunderland quando 21.148 spettatori si presentarono per vedere i Cobblers perdere per 3-0.
Nel dicembre del 1929 un incendio distrusse tre stand dell’impianto di gioco per un totale di 5000 sterline di danni e una ricostruzione che non fu perfezionata se non 6 mesi più tardi.
Nell’anno domini 1932-33, il club fece la storia quando i fratelli Fred e Albert Dawes segnarono entrambi in una vittoria per 8-0 sul Newport County con il secondo che terminò la stagione segnando 32 gol in campionato realizzandone ben quattro in una vittoria per 4-0 sulla nazionale di calcio olandese mentre il club era impegnato in un tour.
La stagione 1933-34 fu segnata dalla prima qualificazione al quinto turno della F.A. Cup grazie alla vittoria nel quarto turno contro l’Huddersfield Town, all’epoca capolista in Division One ma la favola si interruppe contro il Preston North End (0-4 al Deepdale).
Nelle tre stagioni precedenti allo scoppio della Seconda guerra mondiale, i Cobblers finirono rispettivamente settimi, noni e 17° in Division Three (South) con la “ciliegina sulla torta” di una sconfitta record per 10 – 0
Da questo momento in poi il club del Northamptonshire iniziò, dapprima, una fase di rapida ascesa dalle categorie inferiori fino alla First Division (1965/66) con tre promozioni in cinque anni ma il periodo di massimo fulgore fu seguito da un’altrettanto rapida discesa fino alla Fourth Division nel 1969/70. La stagione in First Division, tra l’altro, fu segnata anche da alcune vittorie di prestigio quali quelle contro l’Aston Villa (andata e ritorno), il Leeds, il Newcastle, il West Ham e il Blackburn. Purtroppo, alla retrocessione in Second Division nel 1966/67, non fece più seguito un ritorno nella massima serie del calcio inglese.
Gli anni ’70 cominciarono con una pesantissima sconfitta in FA Cup per 8 – 2 contro il Manchester Utd di George Best (che ne segnò ben sei guadagnandosi il pallone firmato da tutti i giocatori del Northampton), mentre al termine della stagione 1974/5 i Cobblers cedettero il futuro terzino destro della nazionale inglese, Phil Neal, al Liverpool per la cifra record di 65.000 sterline.
Nel corso del campionato 1975/76 il club si classificò al secondo posto subito alle spalle del Lincoln City, rimanendo imbattuto nelle gare casalinghe e mandando in rete tutti i giocatori della rosa, ivi compreso il portiere Alan Starling che realizzò una rete dal dischetto nell’incontro casalingo contro l’Hartlepool United.
Un’altra cessione eccellente ci fu prima dell’inizio del campionato 1979/80 quando George Reilly, capocannoniere della squadra nelle due stagioni precedenti, fu venduto al Cambridge Utd per una nuova cifra record di 165.000 sterline.
I primi anni ’80 videro i nostri navigare nella parte bassa della Fourth Division e si assistette anche al record negativo per una partita dei Cobblers: solo 942 spettatori per l’incontro che li opponeva al Chester City nella stagione 1984/85, in un campionato nel quale la squadra fu peraltro gestita da Tony Barton (ex giocatore dell’Aston Villa campione d’Europa solo due anni prima).
Solo nella stagione 1986/87 il Northampton riuscì a vincere il suo campionato grazie anche al record di punti (99) e di reti segnate (103), un bottino al quale contribuì in maniera importante Richard Hill (26 centri stagionali) (Fig. 4) successivamente ceduto al Watford per 265.000 sterline. La stagione in Third Division andò piuttosto bene e la squadra sfiorò la qualificazione per i play – off promozione grazie al sesto posto in classifica; purtroppo, però, la cessione di giocatori fondamentali come Trevor Morley ed Eddie McGoldrick impoverì il tasso tecnico della squadra e, al termine della stagione 1988/80, i Cobblers si ritrovarono in Fourth Division.
La stagione in Fourth Division iniziò bene, in quanto il club sembrava in procinto di tornare in Terza Divisione al primo tentativo: il Northampton, infatti, a febbraio occupava la vetta della classifica per poi scendere a metà classifica nei mesi successivi. Le cose, in più, peggiorarono anche dal punto di vista finanziario e il club andò in amministrazione controllata nell’aprile 1992, con debiti di circa 1,6 milioni di sterline. Gli eventi favorirono la costituzione del Northampton Town Supporters’ Trust, che ha, attualmente, una partecipazione azionaria nel club ed un rappresentante nel consiglio di amministrazione, primo caso di un ruolo attivo di una tifoseria all’interno di una squadra di calcio professionistica.
In definitiva, i sostenitori dei Cobblers continuavano a non vedere la luce sia dal punto di vista finanziario che tecnico; proprio a quest’ultimo proposito, l’ultima partita del campionato 1992/93 diventò decisiva per non retrocedere addirittura in Conference e il Northampton doveva assolutamente vincere sul campo dello Shrewsbury Town: per fortuna, una sofferta vittoria per 3 – 2 (0 – 2 all’intervallo) scongiurò il pericolo. La tragica storia si ripetè l’anno successivo con la squadra ultima in classifica e, quindi, retrocessa ufficialmente ma, fortunatamente, ripescata in quanto i Kidderminster Harriers, campioni della Cobference, non possedevano i requisiti per la promozione in Fourth Division.
Nel 1994, il Northampton traslocò e si trasferì al Sixfields Stadium, un impianto moderno con una capacità di 7.653 posti tutti a sedere e strutture di primo livello per persone disabili. La pianta dello stadio è piuttosto semplice, con la tribuna ovest da 4.000 posti a sedere di fronte alla più piccola tribuna est da 1.000 posti conosciuta come la tribuna Alwyn Hargrave dal nome dell’ex consigliere comunale che ha aiutato lo stadio a diventare realtà. Alle due estremità ci sono tribune identiche che hanno la stessa altezza della tribuna est, la tribuna sud di solito riservata alla tifoseria ospite.
Il nuovo terreno di gioco non cambiò più di tanto le fortune del club che chiuse il campionato al 17° posto dopo un cambio di allenatore (da John Barnwell a Ian Atkins) avvenuto a metà stagione. Dopo altre due stagioni vissute sulla falsariga delle precedenti, nella stagione del centenario del club 1996-97, Atkins condusse i Cobblers a Wembley per la prima volta in 100 anni, dove batterono lo Swansea City per 1-0 nella finale dei play-off grazie a John Frain che segnò il gol vincente su calcio di punizione battuto due volte negli infiniti minuti di recupero.
La stagione successiva il Northampton raggiunse la finale dei play-off di Division Two, ma perse per 1-0 contro il Grimsby Town davanti a una folla allora record di 62.998, dei quali ben 40.000 tifosi dei Cobblers. Nella stagione seguente, il Northampton non riuscì a ripetere le gesta dell’anno precedente e fu retrocesso in Division Three, nonostante fosse risultato imbattuto nelle ultime nove partite della stagione. La stagione 1999-2000 vide il club tornarev in Division Two, grazie al terzo posto in classifica. Ian Atkins lasciò il club nel mese di ottobre a seguito di un cattivo inizio di stagione; il suo assistente, Kevin Wilson e l’allenatore Kevan Broadhurst assunsero la guida della squadra per il resto della stagione con Wilson, ex giocatore del Chelsea, vincitore di due premi come manager del mese.
La stagione seguente iniziò in modo promettente, con giocatori come Marco Gabbiadini e Jamie Forrester che spinsero i Cobblers verso un posto nei play-off prima che il club chiudesse al 18° posto a causa di un gran numero di infortuni nella seconda metà della stagione. Kevin Wilson fu licenziato nel novembre 2001, per far posto al suo assistente Kevan Broadhurst, che portò i Cobblers dalla zona retrocessione ad una salvezza tranquilla dopo aver perso solo una partita in casa da metà gennaio. La stagione successiva fu la peggiore dai primi anni ’90, sia finanziariamente che in campo. Il crollo di ITV Digital e i tanto pubblicizzati tentativi di acquisizione di John Fashanu e Giovanni Di Stefanov avevano lasciato il club con enormi debiti.
La proprietà del club fu quindi rilevata da un consorzio gestito da Andrew Ellis, che licenziò Broadhurst nel gennaio 2003, con il Northampton in lotta per non retrocedere. Fu brevemente sostituito dall’ex giocatore inglese Terry Fenwick, che fu licenziato dopo un periodo di sette partite senza vittorie: si tratta tuttora dell’ottavo “regno” manageriale più breve nella storia del calcio inglese. Martin Wilkinson, il nuovo manager durò poco più a lungo, venendo licenziato nell’ottobre 2003 in favore dell’ex difensore della nazionale scozzese e del Tottenham Hotspur Colin Calderwood, il quale condusse il Northampton ai play-off nella sua prima stagione da Manager, ma dovette arrendersi in semifinale al Mansfield Town dopo i tiri dagli undici metri.
Nella stagione 2004-05 il Northampton finì settimo approdando ai play-off dove fu sconfitto dal Southend United. A seguito della cocente delusione, per la stagione successiva, la società decise di investire su giocatori esperti come Ian Taylor ed Eoin Jess, scelta rivelatasi azzeccata in quanto quel campionato fu coronato dalla promozione in Football League One, grazie anche alla vittoria finale per 1-0 in casa del Chester City.
Il 30 maggio 2006, il Northampton annunciò le dimissioni del Manager Calderwood, promesso sposo del più blasonato Nottingham Forest, sostituito da John Gorman . Dopo soli sei mesi alla guida dei Cobblers, Gorman si dimise a causa di “problemi personali” mentre la squadra si trovava al 18º posto in classifica. Fu sostituito dall’ex Manager del Southampton Stuart Gray il 2 gennaio 2007 ma il cambio non riuscì ad evitare la retrocessione proprio all’ultima giornata della stagione 2008-09, dopo aver subito una sconfitta per 3-0 in trasferta a Leeds.
E se in campionato le cose non cambiarono più di tanti nelle stagioni immediatamente successive a quelle della retrocessione, la stagione 2010/11 viene tuttora ricordata per lo sgambetto ai danni dei Reds di Liverpool in FA Cup quando ad Anfield, dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sul 2 – 2, il Northampton si impose ai calci di rigore con il penalty decisivo realizzato da Abdul Osman proprio sotto la Kop (Fig. 5)
Nel marzo del 2011 la dirigenza del club decise di scaricare il Manager Ian Simpson (dopo 17 anni al servizio dei Cobblers in varie vesti) con la squadra al 16° posto in League Two e a digiuno di vittorie da 8 turni. Simpson fu sostituito da Gary Johnson ma il cambio non produsse i frutti sperati e la salvezza fu raggiunta solo in extremis.
Alla luce di un inizio di campionato 2011/12 tutt’altro che positivo, Johnson lasciò precocemente il suo incarico per essere, a sua volta, sostituito da Aidy Boothroyd, ex Manager del Watford e, grazie anche agli acquisti di Ben Harding, Luke Guttridge e Clarke Carlisle, Boothroyd riuscì a mantenere il Northampton in League Two per poi portarlo in finale di play – off nella stagione sucessiva ma la sconfitta per 3 – 0 contro il Bradford City a Wembley impedì alla squadra il salto in League One.
Dopo un pessimo inizio della stagione 2013-14 di League Two, il Northampton si ritrovò in fondo alla classifica con sole 4 vittorie all’attivo alla data del 21 dicembre; alla luce di tali risultati Boothroyd fu licenziato e il suo posto fu occupato dall’ex manager dell’Oxford United Chris Wilder, il quale firmò un contratto della durata di tre anni e mezzo.
Nella stagione 2015/16 il Northampton partì molto bene in campionato battendo il precedente record di otto vittorie consecutive battendo il Wycombe Wanderers per 1-0 (Fig. 6) e ottenendo, tra l’altro, la promozione in League One dove riuscì a salvarsi nella stagione successiva arrivando fino al terzo turno della EFL Cup (la Coppa di Lega) dove fu eliminato dal Manchester Utd.
Al termine di quella stagione (2016/17) una quota pari al 60% delle azioni del club fu acquistata dalla società cinese 5uSport con l’intenzione di investire sia sul club, sia sullo stadio e relative pertinenze. Il 4 settembre 2017, Jimmy Floyd Hasselbaink fu nominato manager con un accordo triennale, sostituendo Justin Edinburgh che era stato licenziato dopo quattro sconfitte dall’inizio della stagione. Il regno dell’ex attaccante di Chelsea e nazionale olandese durò solo 7 mesi con l’esonero avvenuto nell’ aprile 2018, dopo una striscia di 9 incontri senza alcuna vittoria, e la sostituzione con Keith Curle.
Il 29 giugno 2020 i Cobblers hanno ottenuto una nuova promozione in EFL League One dopo aver battuto l’Exeter City per 4-0 nella finale dei playoff, in una stagione purtroppo dominata dalla pandemia da COVID –19.
Nella stagione attuale, 2020/21 (Fig. 7), il Northampton occupa la 22° posizione della League One a pari punti con il Rochdale e lotta per non retrocedere il League Two ma, questo, è un finale ancora da scrivere…
Fin qui la storia calcistica dei nostri “Calzolai” che, come andremo a leggere nelle prossime righe, si difendono bene anche nel mondo del Subbuteo, soprattutto in quello “old” con una versione HW davvero splendida.
Nel primo catalogo HW, il Northampton è presente con la ref 186 (Fig. 8, Fig. 9)
Nella sua versione più tradizionale (esistono anche delle varianti che riguardano il colore della base), la ref si presenta con la tradizionale maglia dei primi anni di vita del club caratterizzata da strisce orizzontali di color rosso scuro su fondo bianco (un rosso tendente al bordeaux) con la stessa tonalità riportata sui calzoncini e sul bordo dei calzettoni. L’accoppiata base inner è, solitamente, rosso scuro/bianco ma, come accennato, sono rintracciabili alcune varianti. Questa ref rappresenta un omaggio alla divisa utilizzata dalla metà degli anni sessanta fino al 1974; in particolare, nella riproduzione in salsa subbuteistica le strisce si allungano fino alle maniche e si ripetono sulla schiena ma, nella realtà, le strisce non arrivavano assolutamente fino alle maniche
Un’altra ref dedicata ai Cobbler è la ref 61 (Fig. 10), la quale ci presenta i nostri eroi con una divisa leggermente diversa anche se più simile a quella attuale.
Come è possibile documentare, la tonalità di rosso è un po’ più classica e la maglia si presenta in stile Arsenal con un corpetto centrale rosso pompeiano con maniche bianche, calzoncini rossi, calzettoni bianchi ed accoppiata base/inner di colore rosso/bianco. Come da numero di ref, in realtà, questa è stata la prima ref associata al Northampton ed è stata creata per due fondamentali motivi: il primo legato al fatto che si volevo creare un catalogo ricco il più possibile in squadre inglesi (o comunque anglosassoni), il secondo è relativo al fatto che, proprio a metà degli anni Sessanta, i Cobblers fecero la loro prima ed unica apparizione nella massima serie del calcio inglese.
Si tratta, in entrambi i casi, di ref non facilmente reperibili e, per questo motivo, dal discreto valore collezionistico ed economico; allo stesso tempo, si tratta di una squadra che ha un fascino indiscutibile e che si trova perfettamente a suo agio nel mondo dell’Old Subbuteo.