Il titolo dell’articolo di questa settimana si rifà a due precise categorie di individui, in special modo a quella degli uomini.
Per quanto riguarda gli urlatori occorre intanto fare una distinzione tra quella che è la sfera del gioco agonistico e tutto ciò che attiene al variegato mondo dei commentatori, dei cosiddetti topi da tastiera, tra i quali rientra evidentemente anche lo scrivente.
Sempre in relazione agli urlatori da parquet è ulteriormente necessario fare un distinguo tra coloro ai quali, per spirito e passione, va resa la giusta menzione e quelli che, di contro, non possono che essere inevitabilmente oggetto di negativa considerazione.
Riconducendo tutto questo alla sfera psicologico-comportamentale del nostro microcosmo tra i primi è ragionevole annoverare talune fattispecie de quo in un’accezione evidentemente positiva, a titolo esemplificativo e non esaustivo:
- Chi durante un incontro urla per la soddisfazione di una rete in segno di liberazione senza offendere nessuno;
- chi urla senza farlo in faccia all’avversario a seguito di una grande parata con il suo portiere;
- chi urla a fine partita a seguito del risultato ottenuto (sia a titolo individuale che di squadra).
Tutto ciò è gioia, è il bello della vita, dello sport e non fa male a nessuno.
Allo stesso tempo assume, di converso, una connotazione negativa:
- chi urla contro un arbitro per una decisione avversa;
- chi urla in faccia all’avversario soprattutto dopo aver realizzato una rete e via discorrendo con altre casistiche tutt’altro che encomiabili.
C’è poi la categoria dei “commentatori urlatori”, “dei topi da tastiera” e nondimeno dei “Ponzio Pilato della situazione”. In queste fattispecie è evidente che ci si riferisce a situazioni e fatti che si verificano e si perpetuano al di fuori del parquet di gioco.
Di sicuro è un urlatore il sottoscritto così come altri; di sicuro sono urlatori coloro che rispondono per le rime, anche se bisognerebbe avere l’educazione di evitare offese e commenti al di sopra delle righe, ma il problema, invero, non è soltanto o principalmente questo quanto piuttosto quello dei Ponzio Pilato cui fatto cenno.
Orbene, a proposito di quest’ultima categoria, si dovrebbe fare in fretta a capire chi sono, ovvero quelli che normalmente se ne lavano le mani come la storia della religione insegna. Ma magari fosse solo per le mani!
C’è di peggio: ci sono quelli che si schierano da una parte e scagliano pietre contro l’altro, sebbene quest’altro non abbia mai detto nulla o fatto mai nulla contro lo schieramento del Ponzio Pilato della situazione. Anzi, al contrario, ne ha sempre tessuto le lodi, espresso profonda e sincera ammirazione sin dal primo giorno (ho scritto sino ad oggi per questa testata 13 articoli e non ce n’è uno in cui non ho fatto cenno ai meriti di quello che io sono solito definire l’Esecutivo in carica).
In tali presupposti e con assoluta pacatezza, ricollegando quanto sopra a ciò che si è detto e scritto la scorsa settimana, con obiettiva razionalità e onestà intellettuale preferisco e preferirò sempre i commentatori urlatori ai Ponzio Pilato.
Se non si eccede nella volgarità, nelle minacce gratuite, tutto diventa accettabile: scherni, prese in giro per i titoli accademici, narcisismo patologico, critiche aspre, dure, persino verbalmente violente purché circoscritte in un ambito tollerabile ed anche giustificabile non creano problemi.
In fondo bisogna anche provare a mettersi nei panni altrui, ovvero di coloro che professano un credo diverso in materia di Covid e vaccini, poiché in fondo, il focus dell’articolo verteva da un lato su coloro che, letto, conclamato, risaputo e da loro stessi pubblicato e documentato ovunque, sono sempre stati pro covid e pro vaccini, rispetto ad altri che invece con altrettanta chiarezza pubblica hanno sempre manifestato perplessità sulle origini e forti timori a farsi inoculare sostanze farmacologiche nel proprio organismo.
E siccome in questa testata mi occupo di politica applicata al subbuteo, gli argomenti in trattazione afferiscono ad una tale sfera disquisendone in relazione a ciò che nel microcosmo subbuteistico le due diverse correnti di pensiero asseriscono e professano, magari con iperbole e arguzie lessicali in linea con la mia prosa ma senza mai personalizzare e soprattutto senza mai offendere o minacciare nessuno in modo volgare e violento.
Tutto questo nella considerazione che fino a prova contraria siamo in un paese democratico e la libertà di parola non è vietata, così come, salvo errori e/o omissioni, allo stato attuale non è obbligatorio vaccinarsi.
Una persona intelligente che scrive sa di esporsi alle critiche di chi non la pensa allo stesso modo e perciò non si offende, non si arrabbia, al più ci rimane male per gli insulti, le minacce, ma fanno parte della vita. E se proprio deve rispondere, come sto facendo nell’articolo de quo, lo fa in modo pacato, senza scomporsi dinanzi a coloro dai quali viene attaccato e ben conscio che, molto spesso, la rabbia incontrollata si traduce in un boomerang verso coloro dalle cui bocche la rabbia stessa fuoriesce con violenza.
Quel che invece è davvero incomprensibile è l’atteggiamento di chi, fuori tempo, fuori luogo e soprattutto fuori tema, interviene (non si capisce perché) precisando pubblicamente che le esternazioni del sottoscritto sono proprie di chi scrive e nulla hanno a che fare con il Club di appartenenza (cosa evidentemente ovvia e scontata che, credo, abbia stupito molti lettori e forse gli stessi amici di cui si fa menzione). E come se non bastasse l’intervenuto tiene, altresì, a precisare che il club medesimo non si ritiene responsabile poiché rispetta ed ha sempre rispettato i dettami e i protocolli anticovid del Direttivo. E tutto questo a seguito di telefonate in privato ricevute da amici della FISCT nei cui confronti sente il dovere di intervenire ???.
Ma responsabile di che e per che cosa? Verrebbe, difatti, da chiedere in quale parte dell’articolo avrei parlato male del Direttivo o detto qualcosa fuori posto sul protocollo Covid FISCT/OPES. È semmai vero il contrario e cioè che dal primo giorno del suo insediamento ne tesso lodi e ne dispenso complimenti e apprezzamenti a più riprese per l’encomiabile operato sin qui svolto.
Così come mi pare di aver sempre evidenziato (anche nell’articolo di cui in disquisendo) che è indispensabile seguire i protocolli anti Covid di cui sopra. Analogamente ho, altresì, evidenziato che non è richiesto né certificare l’avvenuta vaccinazione od, in mancanza, esibire il certificato del tampone negativo per partecipare ad un evento calciotavolistico e subbuteistico. Almeno così ho letto e riletto nel Protocollo, salvo che non abbia letto male.
Perciò consiglierei a coloro che si sono lasciati andare, di mettere da parte volgarità ed eccessi verbali che non servono, fanno male e generano rancori perigliosi alla propria salute.
Su Ponzio Pilato, invece, nessun consiglio, meglio stendere un velo pietoso: chissà che forse il DIR di Calciotavolo.net, a differenza di gran parte dei post offensivi nascosti, abbia pensato di proposito di non cancellare i messaggi ponziopilateschi affinché venissero letti e coerentemente interpretati nel verso giusto, magari nel modo che io stesso ho qui rappresentato.
Ma lasciamo perdere, meglio rallegrarsi con le innumerevoli telefonate e i tanti messaggi di apprezzamento e di stima ricevuti che, peraltro, non servivano. Perché gli amici veri ci sono e ci saranno sempre ma è bello sapere che c’è la stragrande maggioranza di Regione (la Sicilia) che ti vuole bene, così come i numerosi conterranei partenopei sparsi non solo in Campania ma un po’ ovunque in Europa. I tanti residenti a Roma, laziali, cremonesi e tanti, tanti altri. Siete stati veramente moltissimi e carinissimi che a menzionarvi tutti sarebbe impossibile e di sicuro ne dimenticherei qualcuno.
E ringrazio anche coloro che dopo aver letto, se ne sono rimasti in silenzio, a prescindere dal condividerne o meno i contenuti.
Da ultimi, ma non per ultimi un grazie particolare e di vero cuore va all’AMICO FRATERNO MAURIZIO BRILLANTINO e a tutto lo STAFF DI CALCIOTAVOLO.NET per la vicinanza e l’affetto dimostrati.
Dott. Prof. Rosario Ifrigerio
Roma, 25.06.2021