Il Club Social y Deportivo Colo-Colo è considerato il club di maggior successo del calcio cileno Santiago e gioca nella Primera División cilena sin dalla sua fondazione, non essendo mai stato retrocesso. Il club fu fondato all’inizio del 1925 da un ex-calciatore del Magallanes, David Arellano, il quale guidava un gruppo di giovani giocatori che lasciavano quel club dopo problemi di natura politico – istituzionale. Finalmente il 19 aprile del 1925, Arellano e gli altri giovani fondarono ufficialmente il nuovo club dopo diverse riunioni e trattative, con Luis Contreras che scelse il nome definitivo di Colo-Colo (Fig. 1)
La squadra iniziò a giocare solo partite amichevoli, ma nel 1926 partecipò alla Lega d’Onore Metropolitana, dove fu proclamata campione (imbattuto) guadagnandosi il soprannome di “invincibile”. L’anno successivo il Colo-Colo divenne la prima squadra di calcio cilena a partecipare ad una tournée in Europa anche se, durante una partita di esibizione contro il Real Unión Deportiva a Valladolid, il fondatore e capitano della squadra David Arellano rimase gravemente ferito dopo aver subito uno scontro con un giocatore avversario, che gli causò una peritonite da perforazione intestinale rivelatasi, purtroppo, fatale. Nonostante l’impatto emotivo causato dalla morte di Arellano, il club vinse il torneo della Lega Centrale di calcio – poi rinominato Asociación de Football de Santiago – nelle stagioni 1928, 1929 e 1930.
Nella stagione 1931-32 il Colo-Colo subì la sua prima crisi istituzionale dovuta a problemi finanziari, che portò alla riduzione degli stipendi, mal digerita, sia dei calciatori della prima squadra che dei membri del consiglio di amministrazione. In quella stagione la squadra giocò un’altra finale del torneo contro l’Audax Italiano ma, a causa del crollo di una pedana all’Estadio Italiano e dei successivi tafferugli tra i tifosi, si optò per la sospensione dell’incontro con il Colo-Colo in vantaggio per 2-1. La tragedia di quel giorno provocò 130 feriti e tre morti e la federazione decise di non assegnare il titolo
Nel 1933, il Colo-Colo insieme a sei club di Santiago decise di creare il campionato di calcio professionistico cileno. Il 23 luglio, la squadra vinse il Campeonato de Apertura (precursore della Copa Chile), dopo aver sconfitto 2-1 l’Unión Española. Tuttavia, nel primo torneo ufficiale di Primera División, il Colo-Colo finì primo insieme al Magallanes, il che costrinse il “Cacique” a giocare una partita di spareggio che fu perduta dal Colo-Colo per 2 – 1. Nel 1937 la squadra rimase imbattuta, vincendo il primo titolo nazionale della sua storia (Fig. 2).
Due stagioni dopo, nel 1939, il Colo-Colo vinse per la seconda volta lo scudetto, ora sotto la guida dell’allenatore ungherese Francisco Platko, e con Alfonso Domínguez miglior marcatore con 20 gol in 24 partite (Fig. 3)
Dopo un altro titolo nel 1941 con Platko come allenatore, il club continuò a vincere nel 1944 e nel 1947 (Fig. 4).
L’anno successivo il Colo-Colo organizzò a Santiago il Campionato sudamericano per club – precursore della Copa Libertadores, riunendo tutti i campioni continentali del 1947.
Nei primi anni Cinquanta, il presidente del club Antonio Labán ingaggiò l’attaccante del Newcastle United George Robledo, pagando 25.000 sterline per ottenerne le prestazioni (Fig. 5)
L’acquisto si rivelò quantomai azzeccato in quanto le gesta di Robledo contribuirono a vincere sia il campionato 1952/53 che quello 1955/56. In quel periodo, il club acquisì un terreno a Macul, dove iniziò la costruzione dell’Estadio Monumental; in aggiunta all’acquisto del suddetto terreno,nel 1953 il board del Colo Colo investì in una sede situata nel centro della capitale cilena. Il decennio successivo vide il Colo-Colo vincere i titoli del 1960 e del 1963. Nella stagione 1962/63 la squadra batté due record di massima serie: Luis Hernán Álvarez segnò 37 gol in una sola stagione (il maggior numero di gol segnati da un calciatore del Colo-Colo in una stagione), mentre furono ben 130 le reti messe a segno in totale (il maggior numero di gol segnati da un club in una stagione). Al termine del campionato 1969/70, mentre in Italia si festeggiava lo storico scudetto del Cagliari di Gigi Riva, il Colo Colo si aggiudicò il suo decimo titolo nazionale.
Nel 1972, ormai agli ordini dell’allenatore Luis Álamos e con giocatori del calibro di Carlos Caszely e Francisco Valdés, il club vinse un altro campionato, registrando anche il record di spettatori in un incontro del campionato cileno con 45.929 spettatori. Quella squadra fu la base del cosiddetto “Colo-Colo 73”, la prima squadra cilena a raggiungere una finale di Copa Libertadores persa contro gli argentini dell’Independiente. Dopo aver raggiunto quella finale, il club attraversò un periodo di crisi sia dal punto di vista della competitività che dal punto di vista istituzionale non riuscendo a vincere un altro scudetto fino al 1979. Quella squadra schierava, tuttavia, il talentuoso centrocampista brasiliano Severino Vasconcelos accanto a un rientrante Caszely. Nel 1975 furono conclusi i lavori per la costruzione dell’Estadio Monumental con successiva inaugurazione dell’impianto in una partita di campionato contro il Deportes Aviación, ma a causa di problemi con le infrastrutture e altri servizi di base lo stadio fu chiuso a tempo indeterminato.
Negli anni Ottanta il club vinse i titoli del 1981 e del 1983 sotto la guida tecnica di Pedro García e quelli del 1986 e del 1989 sotto quella di Arturo Salah. In seguito al disastro aereo che coinvolse la squadra peruviana dell’Alianza Lima nel 1987 (che costò la vita a sedici giocatori), il Colo-Colo prestò 4 giocatori alla sfortunata compagine e riuscì comunque a vincere 4 titoli nazionali in quel decennio. Il 30 settembre 1989, finalmente, l’Estadio Monumental fu re – inaugurato in una partita di esibizione contro il Peñarol, che il Colo-Colo vinse per 2-1 con gol di Marcelo Barticciotto e Leonel Herrera, figlio di un omonimo leggendario ex difensore degli anni Settanta.
Gli anni Novanta rappresentarono il decennio di maggior successo nella storia del club sia in campo nazionale che internazionale. Il croato Mirko Jozić arrivò come allenatore, guidando la squadra verso il suo primo Bicampeonato per aver vinto due titoli nazionali di fila, mentre il 5 giugno 1991, dopo aver battuto l’Olimpia per 3-0 al Monumental con due gol di Luis Pérez e uno di Leonel Herrera, il Colo-Colo divenne la prima squadra cilena a vincere una Copa Libertadores (fig. 6).
Nella stessa stagione, gli “Albos” persero la finale di Coppa Intercontinentale contro il club jugoslavo della Stella Rossa Belgrado, dopo essere stati sconfitti per 3-0 nella finale di Tokyo. A livello nazionale, il club vinse il campionato 1990/91, il suo terzo titolo consecutivo ottenendo, in tal modo, il suo primo Tricampeonato.
Nella stagione successiva, il club vinse sia la Recopa Sudamericana, dopo aver battuto il Cruzeiro ai calci di rigore, che la Copa Interamericana, dopo aver sconfitto per 3-1 il Puebla in Messico. L’ultimo titolo vinto da Jozić con il Colo-Colo fu lo scudetto del 1993, un trofeo che chiuse un’epoca d’oro per il club di Santiago del Cile.
Dopo la partenza di Jozić, si assistette ad un periodo povero di titoli nazionali, anche se la squadra riuscì a togliersi la soddisfazione di un’indimenticabile vittoria per 3-0 sugli acerrimi rivali dell’Universidad de Chile nel 1995. La squadra fu campione della Copa Chile 1994 e raggiunse i quarti di finale della Copa Libertadores 1994. La stagione successiva vide l’arrivo dell’allenatore paraguaiano Gustavo Benítez, che portò la squadra alla vittoria nei campionati 1995/96, 1996/97 e 1997/98. La squadra avanzò fino alle semifinali della Supercopa Libertadores nel 1996, e della Copa Libertadores nel 1997, venendo eliminata entrambe le volte dal Cruzeiro. Nel 1999 il Colo-Colo disputò una stagione sottotono (simile a quella del 1994), finendo quarto in campionato e collezionando ben tre allenatori in una sola stagione: il brasiliano Nelsinho Baptista, il manager traghettatore Carlos Durán e quindi l’uruguagio Fernando Morena che rimase sulla panchina del Colo Colo fino al 2001.
Nel 1999, dopo la partenza di Benítez, il club attraversò un periodo di grave crisi finanziaria. Il 23 gennaio 2002, dopo anni di cattiva gestione economica sotto la guida di Peter Dragicevic come presidente, fu dichiarato il fallimento anche se non fu perduto lo stato giuridico. Nonostante il fallimento, sotto la guida di Jaime Pizarro come allenatore, i Los Albos vinsero il Torneo de Clausura, con una squadra composta quasi esclusivamente da elementi del settore giovanile. Tre anni dopo, nel 2005, la società per azioni Blanco y Negro assunse il ruolo di amministratore e nella prima metà del 2006 il tribunale giudiziario dichiarò concluso il fallimento.
Con l’argentino Claudio Borghi alla guida tecnica dal 2006, e con giocatori come Matías Fernández e Humberto Suazo, il Colo-Colo ottenne un Bicampeonato vincendo i tornei Apertura e Clausura (Fig. 7).
La squadra raggiunse un’altra finale internazionale, la Copa Sudamericana, perdendo 2-1 contro il Pachuca, squadra messicana. Nella stagione successiva il Colo-Colo vinse altri due tornei consecutivi, aggiudicandosi un Tetracampeonato per aver vinto quattro campionati back-to-back, prima squadra cilena a riuscire nell’impresa.
Dopo la partenza di Borghi, il club si aggiudicò il suo 28° titolo dopo aver sconfitto il Palestino nella finale del Torneo de Clausura 2008 sotto la guida di Marcelo Barticciotto, e con Lucas Barrios come principale marcatore, che eguagliò il record di Luis Hernán Álvarez di maggior numero di gol segnati da un calciatore del Colo-Colo in una singola stagione con 37 reti. Dopo un pessimo Torneo de Apertura 2009, concluso senza aver raggiunto, per la prima volta, la zona play – off, il Colo Colo iniziò il Clausura in posizioni prossime a quelle che garantivano la retrocessione. Tuttavia, la squadra raggiunse la finale del torneo contro l’Universidad Católica, battendola 4-2 a Santa Laura, con giocatori come Esteban Paredes, Macnelly Torres ed Ezequiel Miralles, allenati da Hugo Tocalli. Al termine della stagione 2013/14, con la vittoria del Torneo de Clausura, i Los Albos si aggiudicarono il trentesimo titolo nazionale della loro storia.
Ulteriori due titoli furono vinti nella stagione 2015/16 (Apertura) e nel campionato di transizione del 2017, mentre nel 2018 il Colo Colo riuscì ad esprimere nuovamente il capocannoniere del torneo: Esteban Paredes con 19 reti. Dopo un deludente sedicesimo posto al termine della stagione 2020, nel 2021 il Colo Colo guida la classifica con due punti di vantaggio sull’Union La Calera e tre sull’Universidad Catolica.
Il Colo-Colo inizialmente giocava su un campo chiamato Estadio El Llano ma nel gennaio 1928 si trasferì al Campos de Sports de Ñuñoa e poi all’Estadio Nacional dove giocò dal 1939 fine alla fine degli anni ’80. Nel 1946 il club acquistò uno stadio dai Carabineros de Chile – allora chiamato Fortín Mapocho – che fu chiuso per motivi di sicurezza. Si pensava di costruire uno stadio da 30.000 posti sul posto ma un’ordinanza comunale ne proibì l’edificazione nella zona. Per questo motivo, il Colo-Colo vendette lo stadio allo scopo di raccogliere fondi per il futuro Estadio Monumental.
Nel 1956, il presidente del club Antonio Labán acquistò un terreno di 28 ettari a Macul, vicino all’incrocio tra Vicuña Mackenna e Departamental. Il nuovo stadio era originariamente previsto con una capacità di 120.000 persone. A causa dell’elevato costo dell’opera e della mancanza di una sovvenzione governativa, il progetto fu interrotto. Nel 1960, dopo il successo della proposta del Cile di organizzare la Coppa del Mondo, diversi membri del Congresso proposero di costruire uno stadio da 52.000 posti nel sito di Colo-Colo. Tuttavia, il terremoto di Valdivia del 9,5 e la volontà del congresso fermarono l’iniziativa.
Le brillanti stagioni del Colo-Colo del 1972 e del 1973 permisero di riprendere la costruzione dello stadio che fu, quindi, inaugurato in una partita del campionato 1974/75 che il Colo-Colo vinse 1-0 sul Deportes Aviación con Juan Carlos Orellana, che divenne il primo giocatore a segnare un gol nella storia del Monumental. Tuttavia, lo stadio fu chiuso per mancanza di servizi e infrastrutture di base e riaperto solo nel 1989 grazie al trasferimento di Hugo Rubio al Bologna che permise al club di ricevere 1 milione di dollari. Lo stadio fu chiamato Monumental David Arellano in onore del suo fondatore e la sua inaugurazione definitiva fu in una partita amichevole contro il Peñarol Montevideo che il Colo-Colo vinse per 2-1 (Fig. 8)
Il record pubblico di presenze del Monumental fu raggiunto nel 1992 per un derby con l’Universidad de Chile che registrò un’affluenza di 70.000 tifosi anche se, in seguito, diversi lavori di ristrutturazione e misure di sicurezza più rigide fecero scendere la capacità totale a 47.347. La nazionale cilena utilizza abitualmente lo stadio per le sue partite dal 1997 e l’impianto ha ospitato diverse gare della Copa América del 2015.
COLO-COLO e SUBBUTEO
Fin qui le gesta del vero Colo Colo, il club più vincente del Cile e uno tra i più vincenti dell’intero panorama calcistico sudamericano. Proprio per i suoi meriti sportivi, il Colo Colo ha avuto l’onore di essere inserito tra le prime squadre del catalogo Subbuteo HW con la ref 227 (Fig. 9)
Si tratta di una ref molto bella, con un valore collezionistico di primaria importanza e non di facilissima reperibilità. La squadra viene rappresentata con la classica maglia bianca con colletto bordato di nero, calzoncini neri, calzettoni bianchi ed accoppiata base/inner di colore nero e bianco. Come per le altre formazioni sudamericane del catalogo, i giocatori appaiono di colore anche se la maggior parte dei calciatori del Colo Colo erano e sono bianchi.
In ambito LW, la divisa resta la stessa così come il numero di ref; anche in questo caso, si tratta di una ref abbastanza rara da reperire sul mercato con costi discretamente proibitivi (Fig. 10)
E con questo viaggio in terra cilena, si chiude quest’altro capitolo del nostro viaggio tra calcio e subbuteo. Tra 15 giorni ci sposteremo in…