Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, la scrittura e qualsiasi altro strumento di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni, censure, peggio che mai ad offese, aggettivi inqualificabili e considerazioni denigratorie.

La libera circolazione delle idee è il fondamento della conoscenza e dell’emancipazione degli esseri umani, qualunque e chiunque essi siano.

Il pensiero, per chi lo ignorasse, è propedeutico e, al tempo stesso, l’essenza per il dispiegarsi dell’esercizio della libertà. Ne consegue che la libertà di pensiero è parte integrante della vita di ciascun individuo senza dogmi di sorta, imposti o peggio ancora colpevolmente obnubilanti.

Insomma, la libertà di manifestazione del pensiero è, fra tutte le libertà civili, di sicuro una delle più importanti, se non quella più importante. Ed è espressiva, esplicita e inoppugnabile poiché interessa il patrimonio di idee degli esseri umani, di cui ognuno di noi è portatore.

DUNQUE, LE LIBERTA’ COSTITUZIONALI NON SONO IN DISCUSSIONE IN UN PAESE CIVILE, TANTOPIU’ IN UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA.

Così è negli Stati Uniti D’America, così nella Repubblica Federale di Germania, così per certi versi ancor più in taluni Stati monarchici inarrivabili, tante sono le loro virtù in termini di benessere economico e di educazione civica. Basti pensare, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo ai PAESI BASSI, alla DANIMARCA, a parte della SCANDINAVIA, Stati di gran lunga più liberali di quanti non lo siano quelli che tali risultano esserlo solo sulla carta costituzionale.

Nondimeno così dovrebbe potersi dire anche del paese Italia allorquando nel 1955 la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo sancì la salvaguardia delle libertà fondamentali e con esse prime fra tutte, quelle d’opinione e di espressione.

Ma allora, alla luce di quanto sin qui incontrovertibilmente argomentato, perché nel microcosmo subbuteistico si continua a discutere del nulla prendendo, peraltro, spunti inesistenti da argomenti e da trattazioni giornalistiche incentrate su temi che vertono sulla positività, sull’afflato comune, sul ritorno ad una vita normale cui tutti aneliamo, compreso il nostro tanto amato gioco?

Credo che vi siano sostanzialmente due posizioni:

  1. L’INCOMPRENSIBILE: Colui che attacca senza che nessuno lo abbia attaccato. “Excusatio non petita accusatio manifesta” recita una nota e sempre attuale massima latina. In buona sostanza non avendo argomenti suffraganti le tematiche de quo ricerca un motivo che non esiste o che nel caso in trattazione, qualunque esso sia, non è stato minimamente sfiorato. Non accettando modalità e contenuti e, di conseguenza, il giudizio dello scrittore, tenderà sempre e comunque a replicare per una atavica incompatibilità, inequivocabile sintomo di intrinseca debolezza, e soprattutto vorrà avere sempre l’ultima parola.

I miei studi mi hanno insegnato, in casi di specie, l’assunzione di un comportamento standard: verificati a più riprese il livello di incompatibilità e la distanza intercorrente anni luce sotto ogni profilo (compresi quelli culturale e accademico) la soluzione migliore è replicare semplicemente con un silenzio che parla. Nel senso che, attesa la distanza delle posizioni, il “non ti rispondo più” dice tutto.

Naturalmente è molto probabile che la controparte non smetterà e vorrà avere l’ultima parola. Ma non trovando proseliti ad eccezione dei pochissimi che suffragano analoghi pensieri, in presenza di un silenzio tombale generalizzato, o la smetterà o finirà col parlare da sola.

  • IL PALADINO DELLA VERITA’ ASSOLUTA: Colui che pur di difendere le sue posizioni non lesina occasioni per giudicare gli altri ed esprimere giudizi negativi, in particolare quando parla di persone con lui incompatibili e alle quali difficilmente potrebbe arrivare. Ma il problema sta in termini: chi stabilisce cosa sia compatibile e cosa no? Chi cosa giusto e cosa sbagliato? Di certo e incontrovertibile nella vita ci sono solo due componenti: la mamma e la morte.

Peraltro, spesso proprio costoro sono quelli che di verità assolute non ne hanno e allora tutto è utile per creare bagarre, anche utilizzando ciò che nulla centra; ogni occasione è buona per irridere o disistimare gli altri. Ed ecco allora che anche in questo caso la scelta dell’indifferenza, che con parole molto più dure, potrei definire dell’estraneità, è sempre quella vincente.

Ma quello che, per quanto ci si sforzi di capire, non si riesce a comprendere, in casi di specie, è il fine che caratterizza similari comportamenti.

Fermo il rispetto delle opinioni e delle scelte di tutti, il modus pensandi e vivendi del genere umano prevede due elementi sostanziali: la ratio di una scelta e il fine della medesima.

Orbene, ciò che si fa veramente fatica a capire, a proposito del cosmo subbuteistico, è un quesito che tutti o quasi si pongono: Perché se 150 persone decidono coerentemente di partecipare ad un evento e 10 coerentemente propendono per il no, le prime giocano con tranquillità senza entrare nel merito godendosi il weekend di relax mentre le seconde, che hanno deciso di non giocare e in quanto tali non presenti, devono farlo parlando e sparlando ovunque ?

Chi vuol giocare gioca, chi non vuole più giocare o rinviare a tempi futuri da lui considerati migliori, più sicuri, ecc. non gioca. Dov’è il problema?

Gira e rigira e anche in questo caso si torna all’assunto che IL SILENZIO È D’ORO, ANZI NEL CASO APPENA TRATTATO SAREBBE D’ORO. 

Come di consueto chiudo con il consiglio della settimana ai miei amici: non inalberatevi dinanzi a chiunque, nel sociale, nel lavoro, in famiglia, e puranche nel Subbuteo, si pone sin d’abbrivio con modalità ostraciste: lasciate correre, non replicate, prima o poi si stancheranno, IL SILENZIO È D’ORO.

Quanto all’autore – a tutti coloro che mi continuano a chiedere e a chiedersi del perché, a seguito dei fatti di recente accaduti e del continuo uso da parte di taluni di post e aggettivi offensivi e potenzialmente passibili di iniziative di merito – dopo aver loro risposto in privato lo faccio anche di persona:

  • Quando su un campione potenziale di 500 persone, 490 ti stimano, ti apprezzano, ti vogliono bene e stanno con Te, rispetto ai 10 contrari le cui inverosimili e maldestre iniziative sono state rispedite al mittente senza se e senza ma, non serve rispondere. La risposta è insita nella comparazione di grandezze. Il silenzio ancora una volta parla da solo.

E soprattutto lasciamo lavorare in santa pace l’Esecutivo: è un gruppo eccezionale scevro da tutto e tutti, non tediamoli e non mettiamoli a gestire cose che non servono a niente. Meglio che indirizzino i loro encomiabili sforzi e la loro abnegazione alla ripresa del gioco e delle attività che poi, in fondo, è ciò che interessa alla stragrande maggioranza dei soci e dei tesserati praticanti.

Rosario Ifrigerio
01.10.2021

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