Ogni qual volta sai di dover andare a Subbuteoland non puoi non essere pervaso da una sensazione di gioia, di leggerezza, di felicità sin dai giorni che precedono.
Quando poi varchi la porta d’ingresso di quella meraviglia è come ritornare bambini, come andare all’Edenlandia o in qualsiasi altro posto che attrae fortemente il piacere tanto di un infante quanto di un adulto.
Si resta stupefatti, ci si guarda intorno e si rimane avvolti e coinvolti da uno scenario fantastico, quasi come trovarsi immersi in una favola, in un mondo che non c’è o pensavi esistesse solo nelle favole per l’appunto.
Nulla è lasciato al caso, tutto è curato nei minimi dettagli, inondato e pervaso da una ovattata connaturazione di fabuloso. Eleganza, signorilità, gentilezza di chi ti accoglie e ti fa sentire a casa, nel contesto di una location meravigliosamente vera e reale per quanto surreale possa sembrare, talmente diversa e unica da tutto e tutti.
In quel paradiso terrestre ti imbatti in persone che non hai mai avuto il piacere e l’onore di conoscere ma che ti trattano come se ti conoscessero da sempre. Non solo i padroni di casa ma anche distintissime Signore di mezza e avanzata età, eleganti e ben vestite che ti fanno sentire sin da subito come uno di casa.
Nella casa di BARBARA e SAVERIO, splendidi esempi di straordinarie personalità umane in via di estinzione, nelle quali eccellono generosità ed accoglienza, ospitalità e gentilezza, entrano tutti in punta di piedi con il garbo che è doveroso mostrare nei confronti degli ospitanti in genere, figurarsi di due come loro.
Se ti guardi effettivamente intorno ti rendi conto che i convenuti (subbuteisti in primo luogo) sono tutti ben vestiti, educati, silenti, cortesi. I brutti appaiono belli e i grassi sembrano magri, non c’è posto e spazio per i buzzurri, gli zulù, gli urlatori, i maleducati, gli agonisti esasperati ed esasperanti, in un concetto ciò che si suole definire la “brutta gente”.
Evidentemente la GRANDE BELLEZZA di tutto quello che rappresenta SUBBUTEOLAND aiuta e non poco a presentarsi e a comportarsi in modo apprezzabilmente decoroso, corretto e amabile.
Non si contano gli abbracci tra gli amici di sempre, nondimeno tra i consuetudinari frequentatori del cosmo calciotavolistico, amici o conoscenti d’occasione che siano.
Le componenti amicali e affettive, il rispetto per il prossimo fanno tabula rasa di tutto il resto.
Al punto che l’aspetto agonistico diventa una pura formalità cui dover attenersi. Chi vince o chi perde importa men che zero, la ricerca tanto spasmodica quanto malata di conoscere i propri avversari di giornata viene sopraffatta dal piacere e dalla bellezza di un contesto che ispira tutt’altro.
Un po’ come quando vai a teatro o a visitare un museo: il silenzio è obbligatorio e l’educazione anche, attratti da qualcosa che va oltre, che sposta l’attenzione su altro.
Un autentico spettacolo, un esempio esemplare (e non è un bisticcio di parole) che andrebbe preso a riferimento sempre, ovunque e comunque.
Venerdì scorso, terminate le mie lezioni e le abituali attività professionali, un amico, nel reciproco augurio di un sereno weekend, mi ha chiesto:
- Prof. torni a Torino?
- No – gli ho risposto – questa sera mi attende un paradiso fatato.
- Cioè? – ha ribattuto;
- Ti mando le foto e i video e capisci di cosa sto parlando.
Detto fatto, poi il lunedì successivo gli ho spiegato meglio, per quanto conoscesse la mia passione dall’infanzia per il Subbuteo, cosa intendessi ed è rimasto non poco colpito non avendo idea di cosa fosse Subbuteoland.
In un siffatto eloquente e incontrovertibile contesto rappresentativo, relativamente al quale sfido chiunque obiettasse anche una sola virgola, le domande da porsi sarebbero tante, parimenti i perché.
Ma ciò sarà oggetto di trattazione in altra sede, non qui. Poiché quando si parla di Subbuteoland, puranche una semplice correlazione comparativa di argomentazioni e contrapposizioni varie e variegate sarebbero fuori luogo.
Un diktat, purtuttavia, mettetevelo bene in testa e non dimenticatelo mai: a Subbuteoland è vietato urlare, sbraitare, esultare in modo smodato, vestirsi male, non lavarsi, fare i cafoni e i maleducati, imbrogliare, litigare!! Quella è la casa di BARBARA e SAVERIO, il paradiso fatato del Subbuteo, in quel luogo certa gente non è ammessa e non è gradita.
Lì non esistono vincitori e sconfitti, campioni e amatori, pluridecorati e neofiti.
In quella casa esistono altre componenti, quelle valoriali, quelle, nel paese italiota, sconosciute ai più.
Reggio nell’Emilia, 15.02.2022
Rosario Ifrigerio
P.S.
Il pezzo l’ho scritto a Milano, ma i contenuti appartengono a Reggio nell’Emilia e perciò la città in firma è doverosamente quella suesposta.