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Liegi, città francofana e capoluogo dell’omonima provincia nella Regione vallone, è la terza città del Belgio per numero di abitanti (195.000 che diventano 600.000 considerando tutto l’agglomerato urbano) dopo la capitale Bruxelles e Anversa. Situata nella valle della Mosa, nell’est del Belgio, può essere definita una vera e propria città di frontiera al confine con i Paesi Bassi (Maastricht è a circa 33 km (20,5 miglia) a nord) e con la Germania (Aquisgrana è a circa 53 km (32,9 miglia) nord-est). Liegi è soprannominata la Cité ardente (La città ardente), espressione ripresa dal titolo di un romanzo storico del conte Henry Carton de Wiard, nel quale l’autore cerca di celebrare il coraggio degli abitanti della città di fronte al nemico Carlo il Temerario, nel XV secolo. Ma Liegi è anche una cittadina dal grande spessore culturale che, in aggiunta alla presenza dell’Università, di un teatro di prosa e di un teatro dell’opera famoso in tutto il Paese, è ricordata anche per aver dato i natali al “papà” del commissario Maigret, lo scrittore George Simenon.

Una veduta aerea di Liegi

E se in campo sportivo in generale la città è famosa per la sua classica manifestazione ciclistica (la Liegi – Bastogne – Liegi), lo è ancora di più per la presenza, sul suo territorio, di due club calcistici dalla grandissima storia passata e presente, lo Standard Liegi ed il Liegi F.C.

STANDARD LIEGI

Lo Standard Liegi è, senza ombra di dubbio, uno dei club belgi maggiormente conosciuti anche di fuori dei confini nazionali in virtù di una storia sociale e sportiva che, solo dagli anni ’80 in poi, è stata offuscata dalle gesta della grande rivale della capitale, l’Anderlecht.

In realtà, è proprio il club vallone a detenere il record di partecipazioni alla Pro League, la massima serie del calcio belga, essendo stato ufficialmente fondato nel 1899, data che non corrisponderebbe a quella reale di un anno prima, essendo il risultato di un errore amministrativo di trascrizione degli atti di registrazione.

Fu, infatti, proprio nel 1898 che alcuni studenti del College Saint – Gervais decisero di dar vita allo Standard Football Club Liégeois scegliendo, inoltre, il bianco ed il rosso come colori sociali e nominando come presidente il il sedicenne Joseph Debatty.

Un’immagine d’archivio della prima formazione dello Standard (1898)

La prima partita ufficiale dello Standard ebbe luogo il 5 ottobre 1902 a Verviers contro lo Stade Wallon, nell’ambito della categoria junior, e si concluse con la vittoria dello Standard per 2 – 1, prologo di un torneo che, alla fine, vide la promozione del club in Division 2. In seguito alla costruzione del Palais des Beaux-Arts nel Parc de la Boverie per l’esposizione universale del 1905, il club fu costretto a trasferirsi lungo l’Ourthe a Grivegnée nel 19044. Cinque anni dopo, subito un nuovo sfratto,  sotto la presidenza di Maurice Dufrasne, fu trovato un appezzamento di terreno a Sclessin, sulle rive della Mosa, affittato per 300 franchi belgi all’anno. Nel 1909, il club fu promosso in prima divisione e finì il suo primo campionato tra le grandi al quinto posto. Dopo diversi saliscendi tra prima e seconda divisione, lo Standard trovò una sua dimensione da squadra di primo livello a metà degli anni ’20 quando arrivò per due volte alle spalle del Beerschot campione (stagioni 1925/26 e 1927/28); tra l’altro, nel campionato 1926/27, l’attaccante Lucien Fabry si laureò capocannoniere con 28 reti

Nel 1945, al termine del secondo conflitto mondiale si assistette ad un primo decisivo cambiamento in seno al board del club con Roger Petit, ex giocatore e capitano della squadra, che divenne prima  segretario e poi, durante la stagione 1952-1953, insieme ad alcuni colleghi, comprò le azioni del sodalizio diventando anche amministratore delegato.

Era il 1954 quando, finalmente, gli Standardmen si aggiudicarono il primo trofeo della storia, la Coppa del Belgio, grazie ad un perentorio 3 – 1 inflitto al RC Mechelen, prologo della vittoria più importante: il titolo di campione del Belgio nella stagione 1957/58.

Lo Standard Liegi Campione del Belgio 1957/58 (in piedi da sinistra a destra: Mathonet, Bolsée, Marnette, Thellin, Happart, Nicolay; accosciati, da sinistra a destra: Jadot, Givard, Piters, Houf, Paeschen)

La vittoria in campionato permise di affrontare per la prima volta la Coppa dei Campioni che lo Standard riuscì ad onorare (al contrario di quanto accaduto in tre precedenti occasioni con altrettante squadre della prima divisione belga) arrivando ai quarti di finale, dopo aver eliminato Heart of Midlothian e Sporting Lisbona, dove fu fatale lo scontro con l’allora fortissimo Stade de Reims (2 – 0 a Sclessin ma 0 – 3 in Francia).

Stava iniziando un’epoca d’oro per lo Standard che replicò i successi in campionato nel 1960/61 e nel 1962/63 portando, tra l’altro, il portiere Jean Nicolay a vincere la Scarpa d’Oro nel 1963. Grazie alla vittoria nel campionato 1960/61, lo Standard affrontò di nuovo l’avventura in Coppa dei Campioni raggiungendo questa volta le semifinali (nei quarti si sbarazzarono, infatti, dei Rangers di Glasgow) dove, purtroppo, incontrarono il leggendario Real Madrid di Puskas e Di Stefano.

Il club ha poi giocato tre finali consecutive della Coppa del Belgio, perdendo la prima nel 1965 prima di vincere il trofeo nei due anni successivi: nel 1966 contro l’RSC Anderlecht (1-0, gol di Nico Dewalque) e nel 1967 battendo l’FC Mechelen per 3 gol a 1 dopo i tempi supplementari (gol del Liegi di Jean Thissen, Léon Semmeling e Paul Van Den Berg).  Discreto anche il cammino europeo con il raggiungimento delle semifinali  della Coppa delle Nazioni nel 1967 (eliminazione ad opera del Bayern Monaco ma Roger Claessen re dei marcatori della competizione con 10 reti) e dei quarti di finale l’anno successivo (eliminato dal Milan, futuro vincitore della manifestazione).

All’inizio della stagione 1968/69 la stella Claessen lasciò il club per accasarsi all’Alemannia Aachem, in Germania ma, in compenso, a Liegi arrivarono Wilfried Van Moer dall’Anversa, vincitore della Scarpa d’Oro nel 1966 e, soprattutto l’allenatore René Hauss, proveniente dallo Stasburgo, che legò il suo nome ad un periodo particolarmente felice per lo Standard.

Con tre titoli consecutivi vinti tra il 1968 ed il 1971, lo Standard superò, in termini di successi in campionato, i rivali cittadini del F.C: Liegi grazie anche ad una rosa di giocatori davvero formidabili come il portiere Christian Piot, i difensori Jean Thissen, Nico Dewalque, Léon Jeck e Jacky Beurlet, i centrocampisti Wilfried Van Moer, Louis Pilot, Henri Depireux e Roger Henrotay e gli attaccanti Erwin Kostedde, Silvester Takač, Milan Galić, Ľudovít Cvetler e Léon Semmeling, capitano della squadra.

Durante l’era Hauss, lo Standard riuscì ad eliminare il Real Madrid di Gento, Pirri e Amancio dalla Coppa dei Campioni 1969/1970, battendo gli spagnoli  per 1-0 in casa (grazie a Erwin Kostedde) e 3 – 2 al Santiago-Bernabéu (gol di Louis Pilot, Henri Depireux e Milan Galić).

La formazione dello Standard Liegi che eliminò il Real Madrid nella Coppa dei Campioni 1969/70

Nell’edizione 1971-1972 della stessa competizione continentale, lo Standard raggiunse nuovamente i quarti di finale dove fu eliminato dall’Inter (sconfitta per 0 – 1 in trasferta e vittoria per 2-1 tra le mura amiche di Sclessin).

Dopo un secondo posto nel torneo 1972/73, i tifosi dello Standard hanno vissuto 10 anni senza poter festeggiare (eccezion fatta per la vittoria in Coppa di Lega nel 1975) un titolo nonostante la presenza in rosa di campioni che avrebbero fatto la storia del calcio belga come il terzino destro Eric Gerets ed il mitico portiere Michel Preud’Homme.

A seguito della partenza di Hauss, nel giugno del 1973, lo Standard ha avuto difficoltà a trovare un degno successore; dopo aver ingaggiato ben cinque diversi allenatori in tre anni,  il club ha progressivamente lasciato le posizioni di vertice del campionato che si era assicurato per diverse stagioni ottenendo solo un 4° posto come miglior risultato al termine del campionato 1973/74.

Con l’arrivo di Robert Waseige, lo Standard tornò sul podio del campionato per tre edizioni consecutive dal 1976 al 1979 disputando anche una buona Coppa UEFA nella stagione 1978/79 quando si tolse la soddisfazione di eliminare gli inglesi del Manchester City. 

Allenati successivamente dal santone tedesco Ernst Happel, i “Rouches” (questo il soprannome dei giocatori dello Standard) arrivarono secondi in campionato, alle spalle del Bruges, nel torneo 1979/80 grazie ad una formazione titolare di primissimo piano nel panorama del calcio belga (Michel Preud’homme, Michel Renquin, Eric Gerets, Philippe Garot, Théo Poel, Christian Labarbe, Gérard Plessers, Asgeir Sigurvinsson, Helmut Graf, Ralf Edström, Alfred Riedl, Eddy Voordeckers, Luís Norton de Matos e Willy Wellens). All’inizio della stagione successiva, gli acquisti di Simon Tahamata (dall’Ajax) e Jos Daerden (dal Tongeren) contribuirono alla vittoria della quarta Coppa del Belgio (con una rete ciascuno nella vittoria in finale per 4 – 0 contro il Lokeren) a parziale consolazione dell’eliminazione nei quarti di finale della Coppa UEFA ad opera del Colonia (0 – 0 a Liegi ma 2 – 3 in Germania con rete decisiva di Pierre Littbarski a soli 3 minuti dal termine e partita che viene anche ricordata per il saluto hitleriano fatto da Renquin in direzione del direttore di gara dopo che quest’ultimo ne aveva decretato l’espulsione). Dopo aver conseguito il terzo posto in campionato, il club perse uno dei suoi uomini simbolo, il centrocampista Asgeir Sigurvinsson trasferitosi in Bundesliga.

Un poker di campioni con la maglia dello Standard (da sinistra a destra: Eric Gerets, Simon Tahamata, Michel Preud’Homme, Etienne Delangre)

Il successore di Happel fu un altro “santone”, Raymond Goethals che associò il suo nome a grandi successi ma anche a pericolose debacle nella storia dello Standard anche se i trionfi sono assolutamente da ricordare. Sotto la sua guida, infatti, il club conquistò il titolo di campione del Belgio per due anni consecutivi (dal 1981 al 1983), due titoli di Supercoppa e giunse in finale di Coppa della Coppe (nella quale il Barcellona si impose per 2 – 1 dopo la rete del vantaggio belga realizzata da Guy Vandersmissen) grazie anche all’arrivo di fior di giocatori quali Walter Meeuws, Benny Wendt, Arie Haan e Heinz Gründel.

Lo Standard finalista di Coppa delle Coppe 1981/82 (in piedi da sinistra: Wendt, Vandersmissen, Preud’homme, Daerden, Meeuws, Haan; accosciati da sinistra: Botteron, Poel, Plessers, Gerets, Tahamata)

Pur in un periodo particolarmente favorevole dal punto di vista tecnico, lo Standard fu coinvolto in uno scandalo che ne minò pesantemente la credibilità sia in campo nazionale che internazionale. Pochi giorni prima della partita contro il Barcellona del maggio 1982, per assicurarsi il titolo del campionato belga e per evitare infortuni dell’ultimo minuto, lo Standard avvicinò il capitano del Thor Waterschei, Roland Janssen, per assicurarsi che gli avversari giocassero con scarso impegno nell’ultima partita di campionato. Lo scandalo scoppiò quasi due anni dopo il fatto e coinvolse il segretario generale Roger Petit, diversi giocatori, tra cui Eric Gerets (trasferitosi in seguito al Milan), e l’allenatore Raymond Goethals, che emigrò in Portogallo per evitare una pesante squalifica.

Le conseguenze dello scandalo furono di vasta portata con quasi tutti i membri della rosa squalificati per 6 mesi; solo Guy Vandersmissen, Théo Poel e Michel Preud’homme, tra i giocatori di primo piano, non lasciarono il club dopo aver scontato la squalifica ma, ormai, la cifra tecnica della squadra si era drasticamente ridotta portando ad un periodo di circa 10 anni (dal 1983 al 1993) davvero arido di successi.

Come spesso accade nelle vicende calcistiche, nelle difficoltà si cerca di reperire il massimo da quanto si ha “in casa” e, proprio in questo travagliato periodo storico, lo Standard trovò nel proprio settore giovanile due giovani virgulti che sarebbero diventati autentici pilastri del club: il portiere Gilbert Bodart e il playmaker lussemburghese Guy Hellers che si aggiunsero a giovani talenti prelevati da altre squadre minori grazie ad un attento lavoro di scouting, come nel caso dei  difensori Michel Wintacq nel 1983 e Freddy Luyckx nel 1984. Nello stesso periodo il trentenne poderoso attaccante tedesco Horst Hrubesch lasciò il club sostituito da Alexandre Czerniatynski proveniente dall’ Anderlecht. Durante la stagione 1985-1986, lo Standard, che finì terzo in campionato, aveva due portieri di grandissima qualità (Michel Preud’homme ed il rampante Gilbert Bodart) che venivano schierati alternativamente dall’allenatore Michel Pavic. Stanco di questa situazione, Michel Preud’homme lasciò per andare a fare le fortune del Mechelen, futuro vincitore della Coppa della Coppe a spese dell’Atalanta.

L’inizio degli anni 1990 vide l’arrivo in prima squadra di giovani giocatori formati nel club o provenienti da altri presenti nella stessa regione di Liegi, come Michaël Goossens, Régis Genaux e Philippe Léonard, definiti  come “ I tre Moschettieri”, affiancati da “colleghi” più esperti come Mircea Rednic, André Cruz, Stéphane Demol, Frans Van Rooij e, soprattutto, come il  22enne attaccante Marc Wilmots dal Mechelen, giocatore simbolo per 5 anni prima del passaggio allo Schalke 04. I risultati non tardarono ad arrivare e, sotto la guida tecnica di Arie Haan, gli Standardmen tornarono sul podio del campionato 1991-1992 con un terzo posto mentre, nella stagione seguente (1992-1993) si piazzarono alle spalle dell’ Anderlecht campione aggiudicandosi anche la Coppa del Belgio battendo per 2 – 0 in finale lo Sporting Charleroi.

I giocatori dello Standard festeggiano la vittoria della Coppa del Belgio 1993

Dopo cinque anni di assenza dai palcoscenici europei, il club partecipò alla Coppa UEFA 1992/1993 dove eliminò i nord – irlandesi del Portadown e gli scozzesi degli Hearts prima di essere eliminato dall’Auxerre di Guy Roux agli ottavi di finale. Stesso percorso in Coppa delle Coppe nella stagione seguente: dopo aver eliminato il Cardiff City nei sedicesimi, lo Standard crollò agli ottavi contro l’Arsenal che segnò ben 7 reti nella gara giocata in Belgio, la peggiore esibizione di sempre per i biancorossi di Liegi. 

Ancora un secondo posto al termine del campionato 1994/95, sfuggito proprio per la sconfitta nello scontro diretto contro l’Anderlecht nell’ultima giornata del torneo in una gara caratterizzata dall’espulsione del portiere De Wilde e, soprattutto, dalla rete annullata allo scadere a Marc Wilmots per un fuorigioco quantomai dubbio.

Nel 1996 lo Standard Liegi si fuse (anche se, in realtà, si dovrebbe parlare di annessione) con l’RFC Seraing recuperando diversi giocatori ancora sotto contratto come, ad esempio, Wamberto e Lawaree. Anche la fusione non portò i risultati sperati e un nuovo titolo di campione nazionale stava diventando una sorta di chimera. Dopo aver raggiunto la finale di Coppa Intertoto nel 1996 (sconfitto dal Karlsruher), il campionato 1997/98 vide ai nastri di partenza una rosa composta da giocatori di grande valore e prospettiva come i fratelli Mbo ed Emile M’penza.

La fine degli anni ’90 vide lo Standard alle prese con importanti problemi economici e, nel 1998, fu salvato poco prima che i libri contabili arrivassero in tribunale grazie a Lucien D’Onofrio e al suo amico personale, l’uomo d’affari svizzero di origine francese Robert Louis-Dreyfus, il quale investì pesantemente (circa 24,7 milioni di euro a partire dagli anni 2000) nel club di Liegi. Robert Louis-Dreyfus nominò il suo amico d’infanzia Reto Stiffler presidente del club nel 2000 per sostituire André Duchêne, ma fu Lucien D’Onofrio, nominato vicepresidente, a diventare il leader de facto del club.

All’inizio della stagione 1998/99, lo Standard si presentò ai nastri di partenza con due giocatori croati: il portiere Vedran Runje, in sostituzione di Gilbert Bodart, e l’attaccante Ivica Mornar con quest’ultimo presentato come l’uomo in grado di raccogliere l’eredità di Hrubesc e Wilmots.

Gli Standardmen tornarono nelle posizioni di vertice del campionato belga grazie un terzo posto in classifica nel torneo 2000/2001 sotto la guida di Michel Preud’homme, tornato a Liegi in veste di allenatore dal gennaio 2001, e agli acquisti del difensore serbo Ivica Dragutinović e dell’attaccante norvegese Ole Martin Årst. Dopo altri due anni di anonimato, solo nel torneo 2003/04, segnato anche dal ritorno di Emile Mpenza (precedentemente emigrato in Bundesliga), lo Standard riuscì ad issarsi nuovamente in terza posizione per poi prepararsi al rilancio definitivo nella stagione successiva.

Quest’ultima partì con la migliori premesse alla luce di un calciomercato di primo livello con gli arrivi, in primis, di Sergio Conceição, Eric Deflandre (tre volte campione di Francia con l’Olympique Lyonnais), Oguchi Onyewu e Philippe Léonard, tornato all’ovile dopo aver passato sette stagioni con l’AS Monaco.

Dopo aver eliminato, all’inizio della stagione, il Bochum nel primo turno eliminatorio della Coppa UEFA 2004/05, lo Standard si qualificò per la fase a gironi dove, purtroppo, fece un clamoroso “flop”, finendo ultimo in un raggruppamento con Athletic Bilbao, Steaua Bucarest, FC Parma e Beşiktaş, mentre in campionato non andò oltre un pur onorevole terzo posto finale.

Nel torneo 2005/06, lo Standard arrivò vicino al titolo chiudendo al secondo posto a soli cinque punti dall’Anderlecht, anche a causa dell’assenza per squalifica di Sergio Conceição , espulso il 21 marzo 2006 durante la semifinale di Coppa del Belgio contro lo Zulte-Waregem in seguito a un comportamento antisportivo nei confronti del giocatore dello Zulte Stijn Meert (che ha provocato il portoghese) ed alle successive veementi proteste nei confronti dell’arbitro.  La conquista del secondo posto significò l’accesso al terzo turno preliminare della Champions League per la prima volta nella storia del club, turno chiuso, però, dall’eliminazione contro la Steaua Bucarest. Una volta retrocessi in Coppa UEFA, gli uomini in divisa biancorossa, furono eliminati anche dalla seconda competizione continentale ad opera del Celta Vigo.

Un undici dello Standard Liegi nella stagione 2005/06

Nel luglio del 2006 molte delle speranze dei tifosi dello Standard erano riposte nell’arrivo dei due attaccanti Milan Jovanovic e Ricardo Sa Pinto, con quest’ultimo che avrebbe chiusa la carriera proprio al termine della stagione. La stagione 2006/07, pur partita con aspettative di grande livello, iniziò malissimo con la squadra capace di incamerare solo 2 punti (sui 12 disponibili) nelle prime quattro giornate, un inizio tragico che costa la panchina al neoallenatore Johan Boskamp, immediatamente licenziato per far posto al Preud’Homme bis. Rinforzato anche dalla presenza del difensore brasiliano Dante, arrivato durante la sessione invernale di calciomercato, lo Standard chiuse al terzo posto in campionato dietro Anderlecht e Genk anche grazie ad un centrocampo composto da tre giovani giocatori appena maggiorenni che avrebbero avuto un grande futuro: Axel Witsel, Steven Defour e Marouane Fellaini.

Si erano ormai gettate le basi per un ritorno al vertice e, infatti, la stagione 2007/08 vide lo Standard vincere il suo nono titolo nazionale anche grazie alla vittoria spartiacque del 20 aprile 2008 in casa contro l’Anderlecht, eterno pretendente al titolo.

I giocatori dello Standard festeggiano la rete del 2 – 0 nell’incontro decisivo contro l’Anderlecht nel campionato 2007/08

Al termine del campionato, però, Preud’Homme lasciò Liegi per andare ad allenare a La Gantoise e venire sostituito dall’ex – centrocampista della nazionale rumena degli anni ’80 Laszlo Boloni il quale partì benissimo grazie alla vittoria in Supercoppa contro l’Anderlecht (3 – 1 il risultato finale). Il ritorno in Champions League, al contrario non fu fortunatissimo poiché, dopo aver superato i primi due turni preliminari, una rete di Dirk Kuijt al 119° minuto della gara di ritorno ad Anfield (dopo lo 0 – 0 dell’andata in terra belga) significò la rinuncia alla fase a gironi a vantaggio del Liverpool e la conseguente retrocessione in Coppa UEFA dove lo Standard dovette affrontare i cugini dei Reds, quell’Everton al quale era stato appena ceduto, per la cifra record di 20 milioni di euro, Marouane Fellaini. Dopo aver stavolta eliminato l’ostacolo inglese, lo Standard ebbe accesso alla fase a gironi dove riuscì a mettere in riga Siviglia, Partizan Belgrado, Stoccarda e Sampdoria ma fu estromesso dallo Sporting Lisbona nei sedicesimi di finale.

In campionato, come quasi sempre accadeva in quegli anni, il principale avversario fu nuovamente l’Anderlecht con il quale si arrivò a pari punti a fine campionato (grazie anche ad un miracolo del portiere Bolat che, parando un calcio di rigore al 91° dell’ultima partita a La Gantoise, mantenne la squadra in testa a pari punti con i rivali); fu quindi decisivo un doppio incontro di spareggio che decretò la vittoria dello Standard con un punteggio complessivo di 2 – 1 e il decimo titolo nazionale del club di Liegi.

Pur partendo in veste di grande favorito anche per il campionato successivo, le cose in realtà non andarono proprio secondo le aspettative. L’inizio della stagione fu segnato dalla grave squalifica (8 turni) inflitta a Witsel per un bruttissimo fallo di gioco sul polacco Wasilewski dell’Anderlecht ma anche nelle giornate successive lo Standard non riuscì mai a dare l’impressione di poter rivivere i fasti del torneo precedente fino ad arrivare, nel gennaio 2010, alle dimissioni del tecnico Boloni sostituito da Dominique D’Onofrio (alla sua terza volta in qualità di capo allenatore) il quale, comunque, non riuscì a portare la squadra oltre l’ottava posizione finale in campionato mancando anche l’accesso ai playoff per il titolo (appena introdotti nel campionato belga). In Europa il club di Liegi raggiunse per la prima volta la fase a gironi della Champions League venendo sorteggiato in un girone con AZ Alkmaar, Arsenal ed Olympiakos, finendo terzo e ripescato in Europa League grazie all’ultimo pari ottenuto con l’Alkmaar (rete decisiva del pari realizzata dal portiere Bolat con un gran colpo di testa su punizione calciata proprio allo scadere). Discreto il cammino nella seconda competizione europea per club con l’approdo ai quarti di finale (dopo aver eliminato Red Bull Salisburgo ai sedicesimi e Panathinaikos agli ottavi) dove, però, lo Standard fu eliminato dall’Amburgo dopo una doppia sconfitta (1 – 2 in trasferta e 1 – 3 a Sclessin).

Dopo una sessione di calciomercato estivo particolarmente vivace, anche se con un saldo negativo in termini meramente tecnici, il campionato 2010/11 vide lo Standard chiudere al sesto posto con relativa qualificazione ai playoff ma a 15 e 16 punti di distacco dai leader della classifica, Genk ed Anderlecht. Giocando una grande fase di playoff ed ottenendo 26 punti sui 30 disponibili, il 17 maggio 2011 si arrivò ad uno scontro decisivo per il titolo contro lo stesso Genk: allo Standard servivano assolutamente i 3 punti per conquistare il terzo titolo in 4 stagioni e fino a 13’ dal termini le cose stavano andando nel verso giusto grazie alla rete del vantaggio siglata da Mangala. Il pari di Kennedy e le parate strepitose di un giovane Thibaut Courtois (dal grande futuro) fecero saltare i piani dello Standard che dovette accontentarsi della piazza d’onore anche se si consolò parzialmente con la sesta Coppa del Belgio aggiudicata grazie alla vittoria per 2 – 0 in finale contro il Westerlo (ancora Mangala a segno)

I giocatori dello Standard festeggiano il trionfo in Coppa del Belgio nella stagione 2010/11

La coppa rappresentò l’ultimo trofeo dell’era d’Onofrio, perché, dopo la morte di Robert-Louis Dreyfus il 4 luglio 2009, la sua vedova ed ereditiera, Margarita Louis-Dreyfus, non volle rimanere come azionista del club. Il pacchetto di maggioranza dello Standard fu poi acquistato il 23 giugno 2011 da Roland Duchâtelet che acquisì, in due tranches, il 100% delle azioni del club, mentre Dominique D’Onofrio si dimise dalla carica di allenatore.

Roland Duchâtelet si aspettava, comunque, un anno di transizione con il mercato estivo che portò Yoni Buyens, William Vainqueur, Geoffrey Mujangi Bia e Nacho González ma che allontanò da Liegi tre pezzi forti della rosa: Steven Defour ed Eliaquim Mangala si trasferirono al Porto, Axel Witsel se ne andò al Benfica e Mehdi Carcela al club russo del FK Anji Makhatchkala. José Riga del Liegi divenne il nuovo allenatore del club e, come prima mossa,  promosse in prima squadra il giovane attaccante Michy Batshuayi, altra grande promessa (parzialmente mantenuta) del calcio belga.

Pur essendo stata concepita come una stagione di transizione, va comunque detto come quella 2011/12 si connotò come estremamente deludente ad iniziare dalla sconfitta in Supercoppa del Belgio (0 – 1 con il Genk) per proseguire con l’eliminazione nel terzo turno preliminare di Champions League, ad opera dello Zurigo, e chiudere con un 5° posto finale in campionato (nonostante gli acquisti invernali di Gershon, Bjarnason e Gakpè che dovevano aumentare la potenza di fuoco di un attacco decisamente dalle polveri bagnate) che significò rimanere fuori dalle competizioni europee per la stagione successiva. La stagione fu parzialmente salvata da un buon cammino in Europa League nella quale, dopo aver vinto il proprio girone davanti ad Hannover 96, FC Copenhagen e Vorksla Poltava, lo Standard fu eliminato ai 16° di finale.

Alla fine di quel campionato arrivarono anche le inaspettate dimissioni del tecnico Riga che, dopo una serie di nomi più o meno fantasiosi, fu sostituito dal collega olandese Ron Jans che associò il suo nome all’acquisto del primo calciatore giapponese da parte di un club belga, il portiere Eiji Kawashima che si aggiunse a quelli di Frédéric Bulot (un giocatore che si mise in luce nella Ligue 1 francese con il Caen), Astrit Ajdarević (una speranza del calcio svedese), Marvin Ogunjimi (un ex attaccante del Genk), Dudu Biton (un attaccante dello Sporting Charleroi) e del difensore Yohan Tavares. Dopo un buon inizio in campionato, lo Standard crollò perdendo quattro volte di fila, contro FC Brugge, Beerschot, Gent e Kortrijk per poi strappare, inaspettatamente tre punti in casa contro l’Anderlecht. Dopo il derby vallone contro il RAEC Mons (vittoria 3-1 per i Dragons), lo Standard sprofondò nuovamente in classifica finendo in 12° posizione con un misero “record” di 13 punti conquistati (su 33 disponibili) nelle prime 11 gare di campionato, numeri che portarono al licenziamento del tecnico olandese, sostituito momentaneamente da Peter Balette. Dopo la vittoria contro il Cercle Brugge, Mircea Rednic fu annunciato come nuovo allenatore dello Standard. Dopo un periodo di adattamento iniziale vissuto con alti e bassi, la squadra risale man mano la china dopo aver sconfitto Lierse SK, Waasland-Beveren, Sporting Charleroi e Mechelen, presentandosi al big match contro l’FC Brugge (sconfitta di misura anche per colpa di un arbitraggio discutibile) in uno stadio di casa finalmente gremito in ogni ordine di posto. Poco dopo, lo Standard incontra l’FC Brugge in casa in uno stadio finalmente pieno. L’ultima partita prima della pausa invernale si chiuse con una facile vittoria contro il fanalino di coda Beerschot.

Dopo una prima fase di campionato vissuta sull’ottovolante, i tifosi si aspettavano molto dal mercato invernale che, stranamente, non portò in dote quanto sperato (soprattutto dall’allenatore). Inoltre, agli arrivi di altri due giocatori del Sol Levante (Kensuke Nagai e Yuji Ono) fecero da contraltare le partenze di due giocatori fondamentali della rosa, Réginal Goreux e Sébastien Pocognoli, il che acuì ulteriormente la rabbia della tifoseria nei confronti della dirigenza. La squadra riuscì ad ottenere la qualificazione per i playoff e a strappare, proprio all’ultimo respiro, il tagliando per la qualificazione ai preliminari di Europa League anche se questo non bastò per la conferma di Rednic, sostituito da Guy Lozon, una decisione poco gradita alla gran parte della tifoseria biancorossa.

Il mercato estivo riportò a Liegi un vecchio idolo come Mehdi Carcela insieme a Ronnie Stam e Yohann Thuram ma allontanò un’icona del club come il portiere Sinan Bolat. La nuova stagione partì con il piede giusto in campionato grazie a 9 vittorie consecutive prima della sconfitta contro lo Zulte – Waregem. Male al contrario il percorso in Europa League (eliminato nella fase a gironi) e quello in Coppa del Belgio (eliminazione da parte del Cercle Brugge già agli ottavi).

Raggiunta la qualificazione ai playoff dopo un percorso decisamente positivo nella stagione regolare (4 punti di vantaggio sulla seconda), i soli 15 punti raccolti nella seconda fase videro lo Standard perdere un titolo praticamente già vinto con buona pace da parte del solito Anderlecht.

Anche questa volta, però, una buonissima stagione, chiusa purtroppo con una beffa sul filo di lana, fa da prologo ad una successiva estremamente travagliata. Durante il mercato estivo, infatti, lo Standard perse diversi pezzi pregiati (Michy Batshuayi all’Olympique de Marseille, William Vainqueur alla Dynamo Mosca e Imoh Ezekiel all’Al-Arabi Sports Club in Qatar) parzialmente rimpiazzati dall’arrivo di Louis, Adrien Trebel, Jorge Texeira e Araujo Vinicius.

E, in effetti, le paure dei tifosi si materializzarono ben presto sia in Europa dove lo Standard venne eliminato dallo Zenit San Pietroburgo al terzo preliminare di Champions League, sia in campionato quando, già nel mese di ottobre, la sconfitta interna con lo Zulte Waregem (1 – 2) determinò una feroce contestazione da parte del pubblico sugli spalti che portò, tra l’altro, al licenziamento del tecnico Lozon sostituito dal suo assistente, Ivan Vukomanovic.

Con il nuovo tecnico la squadra sembrò giocare decisamente meglio anche se non fu possibile evitare una precoce eliminazione in Coppa del Belgio ad opera dello Sporting Lokeren. Nel frattempo, il club subisce una piccola rivoluzione anche nella sfera gestionale con la nomina, da parte del patron Duchtatelet, di un vice nella persona dell’uomo d’affari Bruno Venanzi, e di un consulente, Axel Lawarée. Il 2 febbraio 2015 anche Vukomanović  fu allontanato con l’assunzione di José Riga che rimarrà l’allenatore dello Standard fino alla fine della stagione portando la squadra al quarto posto finale con relativa qualificazione al terzo turno preliminare di Europa League per la stagione 2015/16.

La nuova stagione si aprì con una succulenta novità dal punto di vista amministrativo con Bruno Venanzi, manager dalle chiare origini italiane ed amministratore delegato di società elettrica Lampiris, che acquisì il 99.7% delle azioni del club diventando presidente al posto di Roland Duchelet ricordato, sostanzialmente, per un quadriennio senza trofei.

L’idea del nuovo presidente era quella di cambiare non solo la guida tecnica della squadra e ristrutturare le infrastrutture di gioco (stadio in primis) ma, soprattutto, quella di favorire l’acquisizione di capitale sociale da parte dei tifosi sulla falsariga di quanto accade al Barcellona, il famoso e famigerato “azionariato popolare”.

La prima stagione con il nuovo assetto dirigenziale fu caratterizzata da un inizio quantomai tormentato, complice anche l’eliminazione nel 4° turno preliminare di Europa League ad opera degli svedesi del Molde, disfatta che costò il posto al neoallenatore Slavoljub Muslin in favore del suo assistente Eric Deflandre il quale, però, dovette subito assistere al naufragio contro il Bruges (1 – 7). Va anche sottolineato come, probabilmente, una componente incidente nella falsa partenza dello Standard andasse ricercata in un calciomercato estivo non proprio di primo livello: gli arrivi di Renaud Emond, Matthieu Dossevi e Sambou Yatabaré non potevano certo aumentare più di tanto il livello tecnico della squadra.

Già a settembre 2015, lo Standard annunciò il suo terzo allenatore stagionale (dopo Muslin e Deflandre), Yannick Ferrera proveniente dal Sint Truiden, piccolo club di periferia portato fino alla Jupiter Pro League. A questo punto vi era la necessità di fare un grande mercato invernale per provare a riempire i troppi vuoti presenti in rosa allo scopo di tentare il raggiungimento di un piazzamento in zona playoff, nonché proseguire il cammino nella coppa nazionale. Gli acquisti di Edmilson Junior, Luc Dompè (entrambi provenienti dal Sint Truiden), Milos Kosanovic, il prestito di Gabriel Boschilia (da parte del Monaco) e, soprattutto, quello del portiere ex – Barcellona Victor Valdes, furono assolutamente funzionali agli obiettivi prefissati.

Subito dopo la pausa invernale, la tifoseria dello Standard si ritrovò una squadra nuovamente motivata che inflisse due pesanti sconfitte al Lokeren in campionato e al Genk in coppa. Purtroppo, le successive sconfitte contro il Sint Truiden, il Westerloo ed il Mechelen, allontanarono lo Standard dai playoff per il titolo.

Al contrario, in coppa del Belgio arrivò la settima affermazione grazie al 2 – 1 inflitto al Club Brugge, una vittoria che garantì la qualificazione diretta alla fase a gironi dell’Europa League 2016/17.

La nuova stagione iniziò con la sconfitta nella finale di Supercoppa del Belgio (1 – 2 contro il Club Brugge) ed una sconfitta a Westerloo in campionato prima dei primi 3 punti conquistati in casa contro il Sint Truiden. Alla fine della sessione estiva del calciomercato, il saldo fu decisamente positivo con l’arrivo di alcuni giocatori di spessore, tra i quali spiccava Ishak Belfodil. Con un colpo di scena poco preventivabile a dire il vero, il club decise di separarsi da Ferreira per sostituirlo con Aleksandar Janković, allora allenatore del Mechelen, il quale portò nuovo slancio con il risultato finale di due vittorie in campionato ed un pari contro il Celta Vigo in Europa League.

La prima vera battuta d’arresto arrivò quando il Liegi fu sorprendentemente eliminato in Coppa del Belgio contro la modesta squadra del Geel. Dopo una facile vittoria contro l’Eupen ed una sconfitta contro l’Ajax, il “Clasico” contro l’RSC Anderlecht era all’orizzonte: la sconfitta per 0 – 1 fu la prima in campionato sotto la guida di Janković.

Il resto della stagione si rivelò disastroso e il 17 aprile 2017 Jankovic fu licenziato con una sola vittoria, 8 pareggi e 6 sconfitte nelle ultime 15 partite e nessuna qualificazione per i Playoff 1 (quelli per il titolo). In realtà il cambio di guida tecnica (José Jeunechamps) non sortì effetti e la sconfitta di aprile contro il Mechelen relegò lo standard in fondo alla classifica dei Playoff 2.

Dopo l’ennesima rivoluzione tecnica con Ricardo Sa Pinto nuovo allenatore e gli arrivi di Uche Agbo (centrocampista) e Guillermo Ochoa (portiere) dal Granada, nonché i ritorni di Sebastien Pocognoli, Paul – Josè Mpoku e Luis Pedro Cavanda, lo Standard affrontò la nascente stagione 207/18 con rinnovato entuasiasmo.

In campionato, però, la squadra rimase a galleggiare a metà classifica per tutta la prima parte anche se in Coppa si tolse lo sfizio di eliminare il grande favorito Anderlecht a Bruxelles sconfiggendolo per 1 – 0 grazie ad una rete del giovane brasiliano Carlinhos.

Arrivati al mercato di gennaio, il club acquistò il centrocampista bosniaco Gojko Cimirot, il giovane difensore belga Zinho Vanheusden, in prestito dall’Inter e riportò per la seconda volta a Liegi il centrocampista marocchino Mehdi Carcela che avrà un impatto più che positivo sul resto della stagione.

Nel frattempo, il doppio confronto in semifinale di Coppa del Belgio arrise ai biancorossi che eliminarono il Club Brugge (4 – 1 e 2 – 3) e staccarono il biglietto per la finale di Bruxelles mentre, sul versante campionato, cercarono di raggiungere quel fatidico sesto posto che avrebbe garantito l’accesso ai playoff per il titolo. Uno spettacolare pareggio (3 – 3) con l’Anderlecht, due vittorie nel minuti di recupero contro Eupen (3 – 2) e Mouscron (4 – 3) e, soprattutto, la vittoria in rimonta per 3 – 2 sul terreno del KV Ostende, garantirono il raggiungimento dell’agognato traguardo.

Il 17 marzo 2018 lo Standard si aggiudicò la sua ottava Coppa del Belgio grazie alla vittoria sul Racing Genk in finale (rete decisiva di Renaud Emond nei tempi supplementari), mentre una sola sconfitta (0 – 1 contro il Genk) nei playoff permisero il raggiungimento del secondo posto e la qualificazione ai turni preliminari della Champions League 2018/19. In realtà le cose sarebbero potute andare ancora meglio se, nell’ultimo incontro dei playoff (in casa contro il Brugge), si fossero ottenuti i 3 punti ma il pari per 1 – 1 garantì allo stesso Brugge il titolo di campione proprio ai danno dello Standard.

I festeggiamenti dei giocatori dello Standard per la vittoria della Coppa del Belgio 2018

Ma che le cose in casa Standard siano per natura abbastanza complicate risultò ovvio anche ai più restii ad ammetterlo quando, dopo un’ottima stagione trascorsa al timone della squadra, Sa Pinta decise di lasciare il club che, pur trovandosi spiazzato, piazzò nuovamente il colpo Michel Preud’Homme che, questa volta, assunse anche il ruolo di vicepresidente.

Ancora una volta (altro deja vù) lo Standard perde la Supercoppa facendosi battere per 2 – 1 dal solito Brugge; la rete dello Standard fu realizzata da Edmilson Junior che, proprio al termine dell’incontro, annunciò il suo trasferimento, con effetto immediato, in Qatar. Anche il preliminare di Champions League non andò come sperato in quanto, dopo un 2 – 2 casalingo, i nostri vennero sconfitti per 3 – 0 ad Amsterdam dall’Ajax ma, grazie alla vittoria in Coppa del Belgio, lo Standard ebbe accesso alla fase a gironi di Europa League dove fu sorteggiato nel gruppo J insieme a Siviglia, Krasnodar e Akhisar Belediyespor: i soli 10 punti punti ottenuti (conditi da un successo di prestigio contro il Siviglia vincitore di ben 5 edizioni dell’ Europa League fino ad allora) sui 18 disponibili, significarono terzo posto nel girone e conseguente eliminazione.

Dopo aver concluso l’anno solare 2018 al quarto posto in campionato, nel mercato di gennaio il club cedette ben quattro giocatori in prestito: Carlinhos, Valeriy Luchkevych, Uche Agbo e Christian Luyindama. Mentre la partenza dei primi tre giocatori per scarso minutaggio di gioco fu sostanzialmente indolore, la partenza di Luyindama per il club turco Galatasaray nell’ultimo giorno del mercato creò malcontento nelle fila della tifoseria in quanto il solido difensore centrale congolese era diventato una pedina fondamentale nello scacchiere tattico dello Standard.  A fronte di queste partenze, furono ill centrocampista croato Alen Halilović ed il giovane Nicolas Raskin ad infoltire la rosa del club di Liegi.

Dopo aver disputato, comunque, una buona seconda parte di stagione, lo Standard si qualificò per i playoff 1 in terza posizione alle spalle di Genk e Club Brugge ma davanti ad Anderlecht, La Gantoise ed Antwerp. Dopo aver battuto Antwerp in casa e la Gantoise in trasferta, arrivò il momento della trasferta a Bruges che, nonostante un buon inizio di gara, si concluse con un pesante 4 – 0 in favore della squadra di casa. Dopo il tonfo di Bruges, lo Standard si preparò a ricevere l’eterno rivale Anderlecht che arrivava a Liegi con un fardello di tre sconfitte consecutive. Stavolta lo Standard non accusò la pressione e si portò sul 2 – 0 grazie alle reti di Marin e Mpoku (dopo una rete annullata ad Halilovic) scatenando la furia degli ultras provenienti dal Bruxelles, i quali cominciarono un fitto lancio di fumogeni in campo costringendo l’arbitro a sospendere la partita dopo soli 31 minuti di gioco con relativa assegnazione della vittoria a tavolino per i padroni di casa.

Nel momento in cui sembrava che lo Standard potesse giocarsi le sue carte per il titolo, si bloccò nel momento meno indicato perdendo quinta e sesta partita contro Genk (1 – 3 in casa a Sclessin) ed Anversa (1 – 2) e scivolando al quarto posto in classifica per poi chiudere la stagione nel peggiore dei modi perdendo anche a Bruxelles con l’Anderlecht (1 – 2) e in casa contro il La Gantoise (0 – 1 con rete decisiva per gli ospiti realizzata al 90° minuto) prima dello 0 – 0 nella gara conclusiva in casa dei neo campioni del Genk che valse, comunque, il terzo posto finale ed una qualificazione all’edizione successiva dell’Europa League.

Nella successiva sessione estiva di calciomercato lo Standard è stato particolarmente attivo con l’arrivo di una dozzina di nuovi giocatori tra i quali  il portiere serbo Vanja Milinković-Savić, il terzino sinistro francese Nicolas Gavory, il terzino destro kosovaro Mërgim Vojvoda, il centrocampista d’attacco belga Selim Kouchner, Il centrocampista d’attacco belga Selim Amallah, l’ala sinistra Anthony Limbombe (ex Club Brugge, in prestito dal Nantes), l’ala sinistra montenegrina Aleksandar Boljević, l’attaccante uruguaiano Felipe Avenatti in aggiunta al riscatto di Zinho Vanheusden dall’Inter e di Obbi Oularé dal Watford.

In seguito al forzato forfait del Mechelen (implicato in un torbido scandalo di corruzione nel mondo del calcio belga conosciuto come Footgate), vincitore della coppa nazionale, lo Standard è stato ammesso direttamente alla fase a gironi dell’Europa League 2019/20 finendo nel girone F insieme ad Arsenal, Eintracht Francoforte e Vitoria Guimarães. Nonostante abbia fornito delle ottime prestazioni (8 punti totali con due vittorie, due pareggi ed altrettante sconfitte), il pareggio contro l’Arsenal (2 – 2 da 2 – 0 a proprio favore) nell’ultima giornata ha decretato l’eliminazione dei “Reds” di Liegi dalla competizione europea.

Un’immagine dell’incontro tra Standard ed Arsenal nell’edizione 2018/19 dell’Europa League

Ottimo il cammino in campionato almeno fino a novembre con il club al comando tra la quinta e l’ottava giornata ma la fine dell’anno solare 2019 ha visto lo Standard perdere in coppa (1 – 3 contro l’Anversa) e scivolare in classifica in campionato anche per una cronica sterilità sotto porta.

Il mercato invernale vide la partenza di Pocognoli, Emond e Mpoku a fronte dell’arrivo del centrocampista israeliano Eden Shamir e di due giovani difensori africani: il congolese John Nekadio, fratello minore di Christian Luyindama, e il maliano Moussa Sissoko, in prestito dal Paris Saint-Germain.

Il campionato fu concluso anticipatamente dalla Federazione Belga dopo 29 turni a causa della pandemia di Covid 19 con classifica congelata, il che permise allo Standard, quinto, di qualificarsi per il secondo turno preliminare dell’Europa League 2020/21.

La stagione 2020/21 è iniziata con il francese Philippe Montanier sulla panchina della squadra con Preud’Homme destinato ad un ruolo di dirigente. Pur con una finestra trasferimenti estiva prorogata al 5 ottobre 2020, non sono stati poi così tanti i movimenti che hanno riguardato lo Standard: agli arrivi del portiere Laurent Henkinet, dell’attaccante congolese Jackson Muleka, del terzino destro lussemburghese Laurent Jans e dell’ala francese Eddy Sylvestre ha fatto da contraltare la partenza del belga-kosovaro Mërgim Vojvoda accasatosi al Torino.

In campo europeo, lo Standard ha superato due turni di qualificazione e gli spareggi di Europa League battendo il Bala Town FC (2-0), il Vojvodina (2-1 dopo i tempi supplementari) ed il Fehérvár (3-1), qualificandosi così per la terza stagione consecutiva alla fase a gironi di Europa League. Inseriti nel gruppo D insieme al Benfica, ai Glasgow Rangers e al Lech Poznań, i Reds hanno iniziato con  tre sconfitte consecutive, terminando al terzo posto con soli quattro punti e relativa eliminazione dalla coppa.

In campionato lo Standard, come spesso accaduto, parte bene e rimane nel gruppo delle prime quattro fino alla nona giornata per poi venir risucchiato nel gruppo di metà classifica dopo una serie di risultati poco brillanti e solo parzialmente spiegabili dalla perdita, per un grave infortunio (rottura dei legamenti del ginocchio destro), di Zinho Vanheusden. Quattro pareggi e quattro sconfitte hanno fatto scivolare lo Standard in undicesima posizione con conseguente allontanamento del tecnico Montanier sostituito dall’ex giocatore senegalese Mbaye Leye, un avvicendamento che ha dato i suoi frutti con 4 vittorie consecutive all’inizio del 2021 e relativa scalata fino al quarto posto in classifica prima di un nuovo periodo di scarsa forma che ha portato il club a chiudere la stagione regolare in sesta posizione e relativa qualificazione per i playoff 2, rinominati playoff Europa. Il ruolino di marcia nei playoff si è, però, rivelato davvero poco glorioso con 5 sconfitte in 6 partite ed esclusione dalle coppe europee per la stagione 2021/22.

Diverso, e decisamente più produttivo, il cammino nella coppa nazionale dove lo Standard è approdato in finale dopo aver eliminato anche i grandi favoriti del Club Brugge nei quarti di finale; purtroppo il 2 – 1 per il Genk nell’ultimo atto della competizione ha precluso allo Standard anche l’ultimo traguardo stagionale.

La stagione in corso, 2021/22, è iniziata con la necessità di risolvere i problemi finanziari del club dovuti, in primis, ad un costo eccessivo degli ingaggi dei giocatori in rosa. Il ritiro del giovane capitano Zinho Vanheusden, la partenza di Michel-Ange Balikwisha (trasferitosi all’Anversa) e quella di una dozzina di altri giocatori meno utilizzati, hanno rappresentato un brutto colpo dal punto di vista dello spessore tecnico della squadra. Dopo quattro sconfitte in cinque partite e tredici punti su trenta, il board del club ha deciso, il 4 ottobre 2021, di porre fine alla collaborazione con l’allenatore Mbaye Leye e con i suoi due assistenti, Patrick Asselman e Éric Deflandre.

Si è deciso di puntare su Luka Elsner, ex tecnico del KV Kortrijk, ma l’impatto sui risultati della squadra è stato scarso: lo Standard è stato eliminato nei quarti di finale della Coppa del Belgio da La Gantoise (sconfitta per 3-1) e ha terminato l’anno 2021 in un insolito 15° posizione in campionato. Insoddisfatti dei risultati e protestando contro la gestione del club, alcuni tifosi reagirono il 5 dicembre durante il derby vallone contro lo Sporting Charleroi: un’invasione di campo a tre minuti dal termine ha decretato la sconfitta per 0 – 3 a tavolino.  Il mercato invernale ha confermato la volontà della dirigenza del club di ridurre la rosa dei giocatori della prima squadra. Il club si è separato dai suoi giovani giocatori Hugo Siquet e Ameen Al-Dakhil ma anche da Collins Fai (a Sclessin per 6 anni), Nicolas Gavory, Hamza Rafia, João Klauss e Maxime Lestienne. Il tutto solo parzialmente compensato, dall’arrivo di Mathieu Cafaro, Gilles Dewaele e Joachim Van Damme, nonché dal ritorno all’ovile di Renaud Emond dopo un periodo di due anni trascorsi al Nantes in Francia. Al momento lo Standard occupa la 14° posizione ben lontano dai piazzamenti validi per la lotta al titolo ed alla qualificazione per le coppe europee.

Lo Standard Liegi 2021/2022

ROYAL FOOTBALL CLUB DE LIEGE

Se lo Standard è sicuramente la compagine calcistica più conosciuta della città vallone, il Royal Football Club de Liege (RFC Liegi), inizialmente conosciuto come Liege Football Club, non è da meno in quanto a storia e tradizione anche se attualmente è parzialmente scomparsa dai radar a causa della sua militanza nella terza divisione del football belga.

Nel 1892, il Liege Foot-Ball Club fu fondato dai membri dell’Unione dei Ciclisti di Liegi, che lo stesso giorno diedero vita alla “Doyenne”, la Liegi-Bastogne-Liegi, la più antica corsa ciclistica del mondo. La prima partita ufficiale del FCB Liegi (in maglia a striscie verticali gialle e nere) ebbe luogo a Bruxelles, contro il Brussels Football Association su un campo di gioco di 200 metri per 100 e terminò con la vittoria della squadra di casa per 4 – 0.

Per i soci fondatori, però, il calcio rappresentava una sorta di sport stagionale e, nel momento in cui terminava il rigido inverno belga, i membri del club tornavano a praticare il tennis ovvero il ciclismo per poi tornare su un campo di calcio l’autunno successivo.

Nel 1895, con il nome di Football Club Liégeois, il club divenne uno dei dieci membri fondatori dell’UBSSA (poi URBSFA) ed ha vinto il primo titolo di campione del Belgio nel 1896 per poi ripetersi nel 1898 e nel 1899. Ha vinto altri due titoli nel 1898 e nel 1899.

Nel 1910, l’FC Liégeois divenne il primo club ad aver vinto un campionato ad essere retrocesso dalla massima divisione per poi ritornarvi in altre due sole occasioni (1912/13 e 1923/24) prima e dopo il primo conflitto mondiale.  Il club ha dovuto aspettare gli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale prima di poter tornare definitivamente nella massima serie belga. Durante gli ultimi due campionati giocati durante la Seconda guerra mondiale, il R. FC Liégeois vinse due titoli consecutivi di Promozione e Prima Divisione, rispettivamente il 3° ed il 2° livello del calcio belga. Quando la stagione 1944/45 fu interrotta a causa della drammaticità degli eventi bellici, il FC Liégeois era al 4° posto nella Division d’Honneur.

Una volta ripristinata la normalità, nel periodo post – bellico, a partire dal torneo 1945/46 il club rimase per le successive 50 stagioni nella massima serie e, proprio l’inizio del decennio successivo, vide la squadra vincere due campionati consecutivi per un totale di 5 titoli di campione del Belgio. In quei primi anni ’50, infatti, una generazione di talenti (Pol Anoul l’Homme de Colombes, Louis Carré, soprannominato la pantera nera, Paul Deschamps, José Moes) aiutò non poco la seconda squadra di Liegi ad emergere prepotentemente nella Division d’Honneur che divenne poi Division 1 in seguito alla riorganizzazione delle diverse competizioni.

Pur dovendo abdicare in patria, l’RFC Liegi raggiunse le semifinali della Coppa delle Fiere nel 1964, venendo eliminato dai futuri vincitori del Real Saragozza solo al terzo incontro di spareggio. Era la squadra di Guy Delhasse (portiere), Albert Sulon, Émile Lejeune, Gérard Sulon, Victor Wégria e Claude Croté, tutti calciatori che, probabilmente, avrebbero meritato una maggior fortuna.

Proprio nel periodo di passaggio tra gli anni ’50 e gli anni ’60, il club si classificò per ben due volte al secondo posto in campionato e, nel 1961, a soli 4 punti dal rivale cittadino campione nazionale: questa fu l’ultima volta nella storia in cui i due club di Liegi occuparono i primi due posti nella classifica finale della massima divisione.

Fino alla fine degli anni sessanta, il Club Liégeois si è sempre classificato tra i primi 10 della Divisione 1, non dando mai l’impressione di poter scivolare nelle divisioni inferiori. Nel 1971 cambiò qualcosa in seno al board del club quando la presidenza del RFC Liégeois fu assunta da Jules Georges, che dopo aver fatto fortuna come commerciante di rottami, dimostrò di essere l’uomo giusto per il passaggio ufficiale al professionismo.

Senza mai strafare e con una gestione economica decisamente prudente, il club ha potuto godere di solide finanze pur senza ottenere grandi risultati: il piazzamento migliore fu un 6° posto nel 1974 per quella che fu l’ultima stagione prima della creazione del campionato di calcio professionistico in Belgio. Gli anni seguenti furono particolarmente difficili e, nel 1979, la retrocessione fu evitata per soli 2 punti in più rispetto a La Louvière, la prima delle retrocesse.

Gli anni ’80 si aprirono con nuove speranze dettate, soprattutto, dall’ingresso in società del giovane uomo d’affari André Marchandise, eletto vicepresidente nel 1984, un anno dopo la scomparsa del presidente Jules Georges che, prima di morire, riuscì a riportare Robert Waseige sulla panchina del club.

Il 1° aprile del 1987, André Marchandise, allora 37enne, divenne il più giovane presidente della Division 1 succedendo a Edgard Hollange alla guida del più antico club vallone, riportandolo, al termine del torneo 1988/89, sul gradino più basso del podio finale. Quel terzo posto qualificò il R. FC Liégeois per la Coppa UEFA 1989/90, nella quale eliminò in successione gli islandesi del ÍA Akranes, gli scozzesi dell’Hibernian Football Club e gli austriaci del Rapid Vienna, prima di perdere nei quarti di finale contro il Werder Brema. Dalle grandi (e, a volte, eccessive) ambizioni, il presidente Marchandise propose un sondaggio che, con più del 90% di voti favorevoli, portò il club a cambiare denominazione in RFC de Liège, il 1° luglio 1989.

Siamo agli albori degli anni ’90 e il club stava per assurgere agli onori delle cronache per la questione “Bosman”, una vicenda diventata una pietra miliare nel campo della giurisprudenza calcistica. Nel 1990, infatti, il RFC Liegi si rifiutò di liberare uno dei suoi giocatori migliori, il centrocampista Jean-Marc Bosman. Al termine del contratto, lo stipendio del giocatore fu ridotto del 75%, motivo per il quale il giocatore decise di firmare per il club francese del USL Dunkerque. Il Liegi non accettò di lasciare andare via il giocatore, il quale intraprese un’azione legale, durata cinque anni e conclusasi con la vittoria di Bosman ed una sentenza che, da allora in poi, ha rivoluzionato il mercato dei trasferimenti di calciatori da una squadra all’altra (con i relativi pro e contro).

Il centrocampista Jean – Marc Bosman

Nonostante il trambusto, soprattutto mediatico, legato alla vicenda Bosman, proprio quell’anno il club si aggiudicò la Coppa del Belgio, ultimo trofeo a tutt’oggi conquistato, grazie alla vittoria per 2 reti ad una, in finale, contro il Germinal Ekeren (reti di Luc Ernès e Nebosja Malbasa). Il successo nella coppa nazionale consentì la partecipazione alla Coppa delle Coppe 1990/91, competizione nella quale la squadra si distinse in modo particolare venendo eliminata solo ai quarti di finale dalla Juventus di Roberto Baggio dopo aver eliminato i norvegesi del Viking Stavanger ed i portoghesi dell’Estrela Amadora. Per l’ultimo confronto europeo (il Liegi non parteciperà mai più ad una competizione europea per club), il Liegi schierava una formazione di tutto rispetto: Jacky Munaron, Bernard Wégria, Moreno Giusto, Jean-Marie Houben, Jean-François De Sart, Frédéric Waseige, Danny Boffin, Zvonko Varga, Nebosja Malbasa, Eddie Krnčević e Luc Ernès con Robert Waseige in panchina. Nel marzo 1991, il più antico club vallone ancora in attività, prossimo ai festeggiamenti per il centenario dalla fondazione, cambiò di nuovo nome e divenne Royal Club Liégeois.

Purtroppo, quello che i sostenitori pensavano fosse un segno di rinnovamento si rivelò più un canto del cigno. Alla fine del 1992, André Marchandise chiese di essere sollevato dalle sue funzioni di presidente, motivando la sua decisione con la mole di impegni professionali all’estero tali da non poter essere compatibili con quelle richieste per la gestione di un club professionistico.

Purtroppo, la decisione presa dall’ormai ex presidente, fece scivolare il club in un periodo di grave turbolenza finanziaria e anche la cessione di giocatori di primo piano come Jean-François De Sart e Danny Boffin non fu sufficiente per equilibrare i conti, sempre più in deficit. Tanto per non farsi mancare nulla, nella stagione 1994/95 lo stadio del velodromo fu dichiarato “non conforme” agli standard e la squadra fu costretta a terminare il torneo chiedendo ospitalità ai cugini dello Standard prima di potersi trasferire, alla fine della stagione, allo stadio di Buraufosse mentre il club cambiò ancora una volta nome in Royal Tilleur Football Club Liégeois (RTFCL).

A causa delle precedentemente descritte difficoltà finanziarie, il club fu retrocesso in ultima posizione di Division 1 e costretto a ripartire dalla Terza Divisione, non professionistica.

Il RTFCL vinse direttamente il titolo della Divisione 3 riportandosi subito a tiro del calcio d’elite ma rimanendo in secondo divisione per 7 stagioni anche in virtù di una situazione finanziaria mai particolarmente migliorata. Nel 2000, non potendo rimanere a Buraufosse (lo stadio non poteva essere portato a livello di D2 a causa dei costi elevati che il comune di St-Nicolas non poteva sostenere), il club trovò rifugio nello stadio Pairay di Seraing, anche perché il RFC Sérésien, club che normalmente disputava le sue partite casalinghe in quell’impianto, si fuse con lo Standard nel 1996.

A causa di nuovi adempimenti amministrativi volti a ridurre ulteriormente i debiti, il club cambiò nuovamente ragione sociale, tornando alla vecchia denominazione di RFC de Liège, che non mutò poi per i successivi 25 anni.  Nel 2003, il club andò incontro ad un’altra retrocessione “amministrativa” (il dossier presentato non conteneva una garanzia bancaria = nessuna licenza per la D2), seguita da un fallimento tecnico nella stagione successiva con retrocessione in Promozione, un livello al quale il club non aveva mai giocato in 111 stagioni di esistenza.

Dopo il triste epilogo della stagione 2002/2003 con il club sprofondato, per la prima volta nella sua storia, nella quarta serie del calcio belga, il Liegi subì anche il “trasloco” allo Stade Communal di Ans. Monsieur Jules Dethier assunse la gestione di un club sostanzialmente in fallimento, in pieno di dubbi sul suo futuro e, soprattutto, pieno di debiti. Alla fine del torneo 2005/2006, il RFC Liegi tornò in terza divisione per poi salire ancora, nel 2008, in seconda divisione. Purtroppo, si trattò di un fuoco di paglia e, dopo sole due stagioni, si ritornò in quarta divisione.

Una nuova dirigenza, con al timone Jules Dethier, riportò il club in terza divisione con lo scopo di tenerla a quel livello e cercare di sistemare i conti sempre in rosso. Nel frattempo, l’11 settembre 2010 il RFC Liegi giocò la sua 3000esima partita ufficiale, facendone il club belga con il maggior numero di partite ufficiali disputate nelle divisioni nazionali e l’unico ad aver partecipato a tutti i campionati del calcio belga.

Nel febbraio del 2011 il board del club tornò alla carica con quello omologo del RFC Seraing per studiare la possibilità di una fusione e garantire la continuità del club pur mantenendo alcuni punti fermi: mantenere due squadre giovanili con una sede a Liegi e una a Seraing, al fine di preservare le rispettive identità di squadra.

Nel 2015, il Liegi riuscì a tornare a giocare a Rocourt, 1 km circa a sud rispetto al vecchio velodromo, ma nel 2018 fu annunciata la costruzione del nuovo stadio: alla presenza del Presidente della Vallonia, Willy Borsus, del sindaco di Liegi, Willy Demeyer, e del ministro Jean-Claude Marcourt, la direzione del club siglò le convenzioni che lanciarono ufficialmente la creazione del futuro stadio del R. FC Liegi, la “Franki Arena”, dal nome della società scelta per la costruzione del nuovo stadio, con una capacità di 8.000 posti (espandibile a 11.000), operativa per l’inizio della stagione 2019-2020.

Il Velodromo di Rocour

Nel frattempo, dal punto di vista tecnico, la squadra fallì nella promozione facendosi eliminare negli ottavi di finale della fase di playoff, lasciando campo libero all’ Eendracht Aalst. Un anno dopo, però, eliminando in successione l’Olympic de Charleroi, La Louvière Centre e il  Mandel United, il Liegi ha raggiunto la finale decisiva contro il Vigor Hamme, guadagnandosi, nel doppio confronto, il diritto di accedere alla Divisione Amatoriale 1 (terza fascia del calcio nazionale) per la stagione 2018-2019.

Attualmente la squadra milita nella Eerste Klasse, divisione amatoriale, e si trova in terza posizione: che sia la volta buona per tentare di ritornare a vivere il calcio che conta?

Se Liegi ha una grande tradizione calcistica, lo stesso non si può dire della controparte subbuteistica con l’RFC Liegi fuori dai cataloghi HW ed LW. Per quanto concerne lo Standard Liegi, non abbiamo ref dedicate nel catalogo HW mentre ci sono almeno due ref in quello delle squadre LW.

Abbiamo innanzitutto la ref 392 (in condivisione con l’URSS e Swindon Town) che ci mostra delle miniature con maglia rossa e righe verticali bianche molto sottili, calzoncini bianchi con bordo rosso ed accoppiata base/inner monocolore rosso.

Poi c’è anche la ref 480 che, a differenza della precedente, si distingue per la presenza di righe sottili bianche disposte orizzontalmente con calzettoni rossi e bordo bianco

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