Anzi no, table football.
Non è questa la sede per la spiegazione etimologica, da cui la differenza semantica tra i due termini a fine ‘800, inizialmente sostanziale e che, poi, nel tempo, scomparsa ne fece dei sinonimi.
Si tenga presente, però, che molti dei giochi di simulazione del calcio su di un tavolo in principio venivano descritti con la seconda la parola “football”. Questo, almeno, dal 1884 fino ancora al 1923 (o ’25 o ’27) anno della comparsa del Newfooty.
Quest’ultimo, seppur con il termine alterato diminutivo/vezzeggiativo “Footy” preceduto dall’aggettivo “New” – nuovo – (e di veramente nuovo introduceva il ricorso al “colpo a punta di dito”), conteneva il riferimento al “football”, addirittura nel nome stesso del gioco, regolarmente registrato (foto 1).
Ed eccoci nell’estate del 1946 quando un altro gioco viene pubblicizzato, ma stavolta come table soccer (foto 2).
Oltre alla scelta del sinonimo con il quale è presentato, per non incorrere nel rigetto dell’ufficio brevetti, differenti sono i materiali di alcune parti di esso e talora diverso il modo in cui si indica debbano essere sospinti gli omini (anche con una spatola).
E Table Soccer Players’ Association (foto 3) è l’organismo che sovraintende all’attività agonistica con il nuovo prodotto.
Il nome di quel falco sottospecie o simile [sub] alla poiana [buteo] che viene scelto, a fronte del rifiuto del funzionario competente per il sostantivo troppo generico “hobby” (inteso come passatempo, ma anche nomignolo inglese di quel piccolo rapace), servirà ad identificare il marchio, che contraddistinguerà, oltre al calcio, gli altri giochi di sport [sports games] ridotti in scala da Peter Arthur Adolph per essere praticati su di un tavolo (foto 4).
Subbuteo apparirà nell’autunno del ’47 “griffando” il calcio, nel ’49 “marchierà” il cricket e nel ‘50 del logo si fregerà anche il rugby.
Per gli agonisti, però, rimane il table soccer, come testimonia il forte giocatore britannico degli anni Sessanta e Settanta Michael M. Dent.
Mentre European Table Football Federation (foto 5) è l’ente che nel vecchio continente si occuperà di organizzare per un trentennio (1963-1993) campionati.
Frattanto dall’autunno ’68 un colosso del giocattolo acquisisce i diritti di produzione e, spingendo su una fascia più giovane di potenziali clienti, è logico ipotizzare che utilizzi quel vocabolo ornitologico, in quanto di più diretto impatto sulla clientela.
Viene diffusa la leggenda metropolitana del falchetto che compie movimenti agili ed imprevedibili esattamente come l’omino.
Infine, e siamo al 1979, l’associazione mondiale del gioco del calcio da tavolo, creata dai produttori, viene chiamata FISA, Federation of International Subbuteo Associations (foto 6), ed il cerchio si chiude.
Da noi il cerchio neanche si apre.
Già dai primi annunci (ottobre 1971) si pubblicizza così inscrivendo in un pallone stilizzato (scodellato di interno collo), “SUBBUTEO calcio in miniatura”.
Ed anche “il vero calcio da tavolo a punta di dito”. (foto 7)
Va da sé che non sbaglia chi capisce che quello è uno sport riprodotto in scala ridotta, che si gioca con le mani, su di un tavolo e che il suo nome è quella nuova parola.
Il suggello arriva da Tele Genova (foto 8) nel novembre ’77 in un servizio che di Subbuteo definisce un’amichevole Inghilterra-Italia, ed il (nome del) gioco è fatto…come si dice: “L’ha detto la televisione!”.
Una sola voce fuori dal coro per il piccolo schermo, ma autorevole, quando mamma Rai, 6 mesi più tardi, per bocca di Gianni Vasino se ne esce con mondiale di “Subbutèo… (ed il telecronista, paradossalmente pure corrispondente da Genova, con questa modifica da sdrucciola a piana, che avrà un discreto numero di seguaci, così andrà avanti almeno fino ai mondiali ’82, attraversando gli italiani del ’79 e gli europei ’80), correttamente aggiungendo per spiegare, però, “…o calcio in punta di dito”.
Estensione che si rifà alla pubblicità di inizio anni Settanta e che è, assieme alla specificazione “calcio in miniatura”, tutta nostrana.
Per più di 20 anni in Italia, oltre al giocattolo, anche le competizioni sono di Subbuteo, di conseguenza, di calcio in miniatura subbuteo sarà la federazione italiana, in acronimo FICMS, che trasformandosi in associazione nel luglio ’87, diverrà AICiMS* (foto 9).
1992, maggio, si costituisce la Fédération Internationale de Subbuteo Football de Table, questa la dicitura francese della registrazione effettuata a Parigi-Bercy (vedi foto 10 e 11).
FISTF, perché più scorrevole, sarà, comunque, per tutti l’acronimo dei termini in inglese (foto 10, dove, però, nell’estensione, per errore, la prima parola è riportata nell’ortografia francese con con le “e” con accento acuto).
Il nuovo organismo, seppur aprendo alla liberalizzazione di produzione ed impiego, vede la presenza di Waddingtons.
Questa, sperando che i suoi prodotti continuino ad essere preferiti, ottiene che il marchio permanga nel nome della disciplina e promette sostegno logistico ed economico.
Le cose vanno diversamente e FISTF da settembre ’94 alla lettera “S” della sua sigla fa corrispondere il temine “sport” (per esteso oggi Federation of International Sports Table Football (foto 11).
Nello stivale, prima (2° semestre ’94) FICTS – “S” sta per Subbuteo – gestirà il calcio da tavolo Subbuteo (foto 12).
Dal ’95 (se non da fine ’94 e fino a luglio 2003) un’associazione calcio da tavolo (AICaT) farà attività con materiale esclusivamente Subbuteo.
Allo stesso tempo si costituirà la FISCT che, al netto di due doverose precisazioni**, dopo due decenni, dall’autunno 2015 organizza competizioni ufficiali di quello che, credo, non essendo pienamente rispondenti le denominazioni adottate, dovrebbe essere chiamato,
“Calcio da tavolo tradizionale [“all’italiana”] come da regolamento FISCT 2015/16 e successive modifiche”.
Alla fine – mentre per lo sport è sostanzialmente chiaro*** – per chi (mi) chiedesse qual è il nome giusto da dare al gioco (escludendo che vi sia qualcuno che volesse chiamarlo alla genovese, “zeugo”) la risposta sarebbe: “Boh!!!”
Rimanendo libera ed inopinabile, la scelta, tra quelli sopra narrati.
* Un nucleo in vita da fine ’87 all’89 si proclamò FICT (federazione Italiana calcio tavolo).
** 1) dal 2006 un community, dettasi “old”, dà vita ad eventi, sempre a loro detta, più ludico-goliardici che agonistici.
“Old” nell’uso comune è passato a significare la modalità di gioco con regolamento e materiali permessi dalla comunità stessa;
2) FISCT nel 2008 inaugurò, senza che avesse un seguito malgrado passione e sforzi di taluni, una specialità, battezzata “Classic”, molto vicina a quella praticata nel nostro paese nel decennio 84-93.
*** football de table, tafelvoetbal, tischfußball, calcio da tavolo, fútbol de mesa, futebol de mesa, in “english”, table football…” come era in principio”…
L’articolo è molto bello e approfondisce in modo esaustivo le sigle fino al 1991.
Dalla FISTF in poi molte inesattezze e soprattutto assenza del movente che ha dato vita alla necessità di una unica sigla mondiale.
Dal 1992 mi rifaccio ad inconfutabili documenti ed autorevoli testimonianze, spesso contrastanti (ho dovuto inevitabilmente trovare un compromesso e farne una sintesi), tra le quali manca Hofmann, certo fondamentale, ma non ho contatti e la tua, autorevole e fondamentale, ma non hai avuto, diciamo, “modo”.
Le finalità di FISTF esulano dal contenuto del pezzo.