È stato il talento più precoce di sempre nella storia dell’agonismo del nostro gioco.
Nato il 16 dicembre 1970, viene “precariamente” registrato dall’anagrafe come Massimo (e fino a qui tutto bene) Averno (e qui si crea l’”equivoco”).
Spieghiamo, andando per ordine.
Come riportano le cronache dell’epoca, già dalla metà di luglio di quel 1970 a Reggio Calabria, città natale di Massimo, erano in corso forti agitazioni politico-sociali.
La decisione di assegnare il ruolo di capoluogo di regione a Catanzaro, piuttosto che alla cittadina sullo stretto, aveva dato luogo al divampare di quella che sarebbe stata ricordata come la “Rivolta di Reggio Calabria” (foto 1).
I particolari e l’analisi di quella vicenda esulano dai contenuti di questo scritto, tuttavia si sappia, tanto per rendere l’idea, che i “moti” si svilupparono dal 13 luglio ’70 al 23 febbraio ’71 ed in particolare, dal 14 luglio al 23 settembre furono compiuti ben 13 attentati dinamitardi.
Tra questi uno causò l’incendio parziale degli uffici del comune, tra cui l’anagrafe, mandando in cenere gran parte dei registri civili.
La perdita parziale degli archivi e la “precarietà” (di cui si diceva prima) delle nuove iscrizioni, come di tutto il funzionamento dei servizi amministrativi, causò, inevitabilmente, molti disagi e disguidi, a tutta la popolazione locale.
Il difficile recupero dei dati precedenti, riportati, ovviamente, a penna, e la confusione, stante il particolare momento, per le correnti registrazioni, solo trascritte a mano, fecero si che il cognome venisse erroneamente riportato e poi risultasse con la “O” finale.
Fu necessaria una causa civile per il cambio del cognome, che si concluse giusto in tempo per gli esami di 3° media, ma solo, quindi, nel 1984,
E proprio a primavera ’84 inoltrata si concluse la precoce, quanto breve, carriera di quello che ormai anche sui documenti risultava, finalmente, come Massimo Averna.
Che cosa era successo, perché Massimo a 13 anni e mezzo già smetteva il subbuteo?
Facciamo un passo indietro e ve lo raccontiamo.
L’avvicinamento al gioco di Massimo, a otto anni, era stato favorito da suo fratello Davide, più grande di otto anni (foto 2).
Il suo esordio assoluto alla ribalta nazionale, risale, invece, al 1980, quando, il 17 e 18 maggio (a nove anni e 144 giorni, quindi), si presenta alle finali nazionali del Guerino Subbuteo a Genova (foto 3).
Va sottolineata la curiosità che, a fronte, comunque, del supposto carattere promozionale di quel torneo, che veniva presentato più come evento promozionale (aperto anche ai non tesserati), che non come competizione vera e propria, a termini di statuto FICMS, con meno di 10 anni non sarebbe stata neanche permessa la partecipazione all’attività agonistica (foto 4 e 5).
E Massimo si era presentato alle eliminatorie calabresi almeno otto mesi (se non, addirittura, forse pure nove) prima del limite.
Nella due giorni conclusiva di quel Guerino juniores, solo l’aquilano Pierpaolo Pesce (di 5 anni più grande) gli tiene testa e conclude in vantaggio di tre reti il primo tempo della finale.
Racconta Averno (ancora così sui “documenti” a quella data) che nell’intervallo della partita fu rincuorato affettuosamente da Beverini, dal quale ricevette anche dei consigli, che gli valsero la possibilità di chiudere la gara sull’1-3.
Massimo si ripresenta al Guerino ’81, che si disputa il 23 e 24 maggio, ospitato dal comune di Arenzano presso lo Chalet Nuovo Lido. Percorso netto e titolo conseguito in finale contro il francese Lezervant (già battuto 3-1 nel girone eliminatorio), regolato con un perentorio 7-1.
Troppo giovane per lasciare il segno nella sua prima presenza ai campionati italiani juniores a cui prende parte l’ottobre seguente a L’Aquila, dove si ferma nel girone, battuto ancora da Pesce, alla fine campione d’Italia, nel girone per 5-2.
Così sarà ancora nell’ottobre 1982, malgrado i campionati si disputino proprio a Reggio Calabria, quando ai quarti cederà 4-1 al poi campione Fabio Abate.
Mentre prima, il 22 e 23 maggio, al Guerino di Alassio, giocato nei locali della scuola Costa Lupara (messi a disposizione da Comune ed Azienda di Soggiorno), non aveva bissato il successo dell’anno precedente, finendo solo sesto, pur avendo battuto nel girone di semifinale il poi vincitore Belfiore di Napoli.
La consacrazione, però, non si fa attendere e malgrado l’ulteriore passaggio a vuoto al Guerino 1983, quando, in un’edizione organizzata nel quadro dei festeggiamenti per gli 80 anni del giornale “Il Lavoro”, Massimo ottiene solo un bronzo, mentre ad entrare nell’albo d’oro degli under 15 sarebbe stato Michele Motola di Bologna.
Il bersaglio grosso, infatti, viene, finalmente, centrato agli Italiani 1983, giocati il 12 e 13 novembre a Montecatini.
Battuti, nell’ordine Farnelli, Licastri e Quattrini, con all’attivo 23 reti fatte e solo una subita, supera ai quarti Alessandro Sanavìo 4-2 ed in semifinale Gianluigi Perfetti per 6-2.
La finale è vinta contro il genovese Valentino Spagnolo per 3-2 (foto 6).
Massimo diventa, quindi, campione d’Italia nell’ultima edizione della competizione con gare da 20 minuti a tempo e giocate con la pallina 144, foto 7 (un congresso internazionale FISA di ottobre a Parigi, infatti, introduceva, per la stagione successiva la pallina 183, in foto 8, e altre modifiche del regolamento sulla manipolazione del portiere).
La rete ben tesa dietro la porta, la stecca parallela al terreno e la base del portiere a contatto con il terreno (questo però da noi già era da sempre così) in Italia sarebbero state, però, modifiche applicate solo per gare internazionali per la stagione 1984.
Invece, dal 1° gennaio 1984 cambia la palla usata.
Massimo, però, si presenta, il 13 e 14 maggio, a Varazze, sede delle finali del Guerin Subbuteo, senza sapere che si giocherà con una pallina media.
Poco male, prende la mano nel girone eliminatorio, prevalendo di misura 3-2 su Furlani e 2-1 su Sanavìo.
Affina la prestazione in quello di semifinale, quando, terminato il rodaggio con il nuovo, per lui, attrezzo di gioco, affronta e batte, comodamente, Visentini 9-1 e Montuori 5-1, rifilando pure, in mezzo, un secco 6-2 all’italo-americano Peter Alegi, (attuale nazionale USA).
Infine, vince in finale 3-1 contro Baglietto.
Solo due settimane dopo, il 28 e 29 maggio ci sono gli europei FISA di Parigi.
Chi sarà, assieme al senior Frignani, l’azzurro junior in terra transalpina?
La “convocazione” si risolve a favore di Marco Santachiara!?!?!?
Frantumata la “consuetudine” decennale che voleva il campione nazionale in carica designato d’”obbligo” per la competizione continentale o mondiale immediatamente seguente.
Il genovese, preferito a Massimo non fa, comunque, va detto, neanche male, anzi, giunge in finale contro il belga Dominique De Marco dove perde solo ai tiri piazzati.
{Maledetti per lui gli shoot out anche ai successivi italiani juniores di ottobre a Roma in finale contro l’abruzzese Andrea Di Vincenzo}.
Tuttavia nella punta dello stivale le reazioni sono sdegnate.
Il responsabile regionale si dimette, il CS Reggino (il club di Massimo, già penalizzato alla Coppa Italia del 1982: vedi futuro articolo) cessa definitivamente l’attività e nessun club calabro che (in sua sostituzione ndr) avrebbe di diritto alla nuova serie A lo rimpiazza (foto 9) e, ulteriore fatto, “amaro” [“in fundus”], Averna (adesso il cognome finalmente è quello) smette, con 3 stagioni ancora da junior davanti.
Se ne riparlerà solo vent’anni dopo (ad eccezione, ad inizio anni Novanta, di un regionale del Guerino vinto in finale contro Carravetta, ma che non lo vedrà partecipare alle finali).
Avvicinato dall’ ACT Reggio 2004 del presidente Taverriti e di Salvatore Cotronei, Massimo effettua un nuovo tesseramento per la stagione 04/05.
Prende parte pure alla Serie C 05/06 disputata a Paola (foto 10).
Tornando ai fatti del 1984, occorre certo interrogarsi su quanto avvenne per dare a tutto una spiegazione logica.
I criteri talora “discrezionali” con cui venivano assegnate le maglie azzurre sono stati nel tempo differenti e non sempre limpidi, e saranno oggetto (per la parte che si può raccontare) di una apposito articolo.
Nella fattispecie di quelli inspiegabili applicati per quel primo europeo FISA individuale – premettendo che i due si erano affrontati in un’unica occasione quando, il 23 maggio 1982 ad Alassio, nel girone di semifinale del Guerino, aveva prevalso 1-0 il ligure, che, poi, però si era piazzato solo terzo – arduo e sbrigativo sarebbe cavarsela con attribuire a questo unico precedente la discriminante a favore di Santachiara.
Come facile e tendenzioso, di contro, sarebbe bollare la preferenza con il fatto che Marco fosse concittadino del CT di allora.
E allora perché si penalizzò il talento reggino e con esso un intero movimento che tanto aveva contribuito alla crescita del gioco nel nostro paese?
Noi, che abbiamo vissuto in prima persona quel periodo (ma pure in seguito, 20 anni esatti dopo, si registrarono vicende analoghe) una risposta l’abbiamo, ma non potrà essere esposta (per la parte che non si può raccontare) in alcun articolo…si rischiano querele…
Di certo c’è che la federazione che fece quel bello e cattivo tempo si dissolse tre anni dopo, anche per le altre sue contraddizioni, e quella che la sostituì fece la stessa fine, dopo appena sette anni.
Quella che ne prese il testimone tiene, invece, ancora botta dopo quasi trent’anni.
Se tanto mi dà tanto vuol dire che funziona meglio…o anche che, magari, la storia ha dimostrato che funziona così, e prendersela non serve a cambiare le cose…
Sta di fatto che a Massimo Averna nessuno restituirà quell’europeo e quella carriera interrotta così presto…
…gli valga almeno il nostro ringraziamento per averci consentito di raccontare di lui, affinché fosse ancora oggi nota la sua storia ed il suo grande e precoce talento.