Estero, Esagerare, Espulsione
Credo che una delle cose più affascinanti del nostro micro mondo sia la possibilità di girare l’Italia, ma anche andare all’estero e riuscire ad ampliare le proprie conoscenze sia personali che culturali.
Uscendo dagli italici confini, scopriamo che oltre alla cantina, all’oratorio, al torneo a trecento chilometri, esistono persone che parlano una lingua diversa dalla nostra ma praticano lo stesso gioco/sport.
Sembrerà incredibile ad alcuni, ma il Subbuteo, all’estero chiamato table soccer o futbol de mesa, quindi calcio da tavolo, esiste e viene giocato con la stessa nostra passione e allora scopri che non sarebbe male imparare qualche parolina di inglese.
Ma si sa, a noi italiani, basta gesticolare un pochino, sfoderare il nostro miglior sorriso e ci si può capire quasi con tutti.
Fare un esperienza all’estero, per giocare tornei degni di tale nome, sia come individuale che come squadra, è davvero qualcosa da mettere, prima o poi, in calendario. Innanzitutto permette di giocare contro persone diverse e stili di gioco diversi, poi permette di poter fare un esperienza fuori dalla “comodità” del torneo organizzato dal club amico o giocato ad un ora di distanza da casa.
Sicuramente si possono sfruttare anche i tornei internazionali organizzati qui da noi, per poter vedere e conoscere giocatori non Italiani, ma essere all’estero, può dare anche un’occasione per visitare una città straniera. Costoso? Dipende. Se ci si organizza per tempo e si pianifica per bene, potrebbe costare una cifra relativamente accettabile. Grazie ad internet oggi è possibile cercare la miglior offerta per un volo che, prenotato magari con due o tre mesi di anticipo, potrebbe costare veramente poco. Lo stesso discorso vale per gli alberghi, quando non esiste una convenzione “torneo”, che sia realmente conveniente.
Non è detto poi che un club strutturato non possa agevolare economicamente i propri tesserati che decidessero di portare in giro per l’Europa i propri colori! Quindi perché non provare a mettere in calendario un torneo in Francia, in Spagna o a Malta?
Chi ha giocato almeno un torneo, avrà visto o meglio sentito, esultare per un goal. Questo è quanto di più normale ci possa essere in una competizione, a volte ancora più giustificato dal valore che può avere per sé o per la propria squadra.
Quindi tutto a posto? Assolutamente no.
Uno dei problemi che abbiamo nel nostro micro mondo riguarda appunto l’esultanza. Per questo ho deciso, per la lettera E, di parlare anche di esultanza Esagerata ed Espulsione. Parole che sono, in questo caso, strettamente collegate.
Esultare è meraviglioso. È lo sfogo della tensione, è la felicità per un obbiettivo raggiunto, è l’incoraggiamento che si vuole dare ai propri compagni, per dirgli “dai che ce la facciamo!”. Tremendamente faticoso non esultare. Ma la scivolata ahimè è dietro l’angolo.
Esagerata. Mi è capitato, purtroppo spesso, di vedere o sentire esultanze che definire esagerate è a dir poco riduttivo. Urla udibili forse solo ai tempi della santa inquisizione, vengono purtroppo riproposti, in alcune circostanze (aggiungo parecchie volte sempre dagli stessi personaggi) facendo letteralmente sobbalzare chi è nei paraggi.
Questa è una brutta abitudine che viene spesso ignorata da chi dovrebbe controllare questi atteggiamenti antisportivi, forse perché troppo distratti dal verificare che la giacca della tuta sia uguale alla maglietta di gara.
Basterebbe una semplice ammonizione per abituarci ad avere un atteggiamento più “umano”. Sono sicuro che, le prime volte, in tanti si arrabbierebbero, quindi si potrebbe arrivare anche all’espulsione.
Poi, come sempre capita quando si applicano le regole, tutto cambierebbe e forse riusciremmo a non sentire più urla da squartamento o, ancora peggio, improperi della peggior specie.
Quindi non si deve più urlare ad un goal che magari vale una finale? Certo che no!
Si deve solo evitare che chi, per sbaglio, dovesse capitare dentro una sala o una palestra dove giochiamo, si ritrovi a scappare chiamando un esorcista!
Ci riusciremo?