Prima puntata; seconda puntata.
Notte scura… Più ci penso e più mi rendo conto che, per il nostro movimento subbuteistico, è più scuro che a mezzanotte. Da Internet scarico l’elenco aggiornato delle discipline riconosciute dal CONI e inizio a leggere. Aikido… alpinismo… arti marziali… atletica… attività subacquee… ferma, ferma, … attività subacquee. Un po’ troppo generico. Vediamo cosa comprende. Immersione, giustamente. Pesca in apnea, ok. Aquathlon, esiste già il triathlon ma vabbè. Continuo a leggere e trovo Fotografia subacquea, hockey subacqueo, rugby subacqueo, orientamento subacqueo. Non so che dire. Vado avanti. Bocce, certo. Bodybuilding, ovviamente. E poi? Il Bridge. Il Cheerleading. La Dama. Il Fliyng Disc (più noto come frisbee) con i suoi 900 tesserati.
Il Korfball??? Che diavolo è il Korfball? Cerco su Google…
Palla cesto, origine olandese, la federazione Italiana nasce nel 2003, c’è un cesto a tre metri e mezzo d’altezza, bisogna fare canestro, non si può palleggiare, non si può rubare palla.
Mi fermo.
Non riesco ad andar avanti a leggere. Alzo la testa e guardo le quattro coppette sul mobile in sala portate a casa in dieci anni di tornei. Ripenso ai chilometri fatti. Al tempo tolto alla famiglia. Ai soldi spesi. Alle litigate avute al club, o ai tornei o nelle assemblee “federali” fatte alle nove di sera. O ai bisticci sul forum o sui social. Penso alle tute, alle magliette, alla ricerca di uno sponsor che “condivida i nostri principi”, al borsone preso per le trasferte. Poi mi guardo allo specchio. Quarantotto anni. Capelli tanti, per ora, ma ormai grigi. Penso a mia moglie che sopporta le mie sfuriate quando non riesco a fare sì che quello che vedo io, lo vedano anche gli altri o perché si spendono soldi per quattro tabelloni e non per fare un grande evento per gli under.
E mi chiedo… Perché? Perché non riusciamo a fare qualcosa di diverso? Perché siamo sempre e solo noi quattro gatti e non riusciamo a creare ricambio? Perché ci ritroviamo in una sala fredda e poco illuminata a fare il torneone Open o il Major internazionale? Perché facciamo quelli seri e competenti per poi scoprire che, quasi quasi, siamo al limite dell’illegalità? Perché facciamo finta di niente quando scopriamo, dai striminziti bilanci, che sembra manchino all’appello svariate migliaia di euro messi spesso “a perdita” o restati appiccicati a chi è letteralmente sparito, come se fosse normale? Perché, se vengono spesi 9.000 euro per mettere dei numeri, nessuno fiata? Perché si spendono migliaia di euro per strutture? Perché vogliamo organizzare il super evento globale spendendo 20.000 euro? Perché poi non siamo in regola? Forse perché lo statuto è da rivedere? Perché sono sempre i soliti ad alzare la mano e a dire ciò che si pensa? Questi sono solo alcuni dei perché che mi passano per la testa. E allora però riesco a rispondere alla domanda di partenza.
Perché noi no?
Semplicemente per le domande appena fatte. Perché abbiamo talmente tante cose da cambiare che, a volte, inizia a girare la testa solo per trovare la prima. Sono certo che chi leggerà questo mio “delirio” avrà senz’altro pronta l’obiezione. Che problema c’è? Basta candidarsi alla guida della baracca per poter cambiare le cose! Certo. È verissimo. Bisogna candidarsi. Intanto bisogna sapere con certezza quando ci saranno le elezioni sperando di non andare contro le norme ufficiali, non sia mai che poi scatti qualche squalifica mai scontata. Poi però è necessario riuscire ad essere eletti. Sennò si resta lì, al palo, come sempre, senza poter far nulla.
Potrebbe anche essere facile, se non fosse per le simpatie o antipatie verso quello o quell’altro. Per il costante disinteresse verso la situazione. Perché, alla fine, “come organizzano loro nessuno riuscirebbe”. Perché “mi interessa giocare”. Perché “sennò mi tolgono il torneo l’anno prossimo”. “Perché noi siamo quelli che vogliono distruggere tutto”.
In realtà basterebbe molto poco per capire cos’è oggi l’associazione dove giochiamo. Basterebbe poco per sapere come, dove e perché vengono spesi i soldi di tutti. Ancora meno per verificare se siamo in regola o meno, con tutta una serie di normative. Cosa servirebbe? La voglia. La voglia di dare una risposta a quasi tutte le domande che ci dovremmo porre per capire dove accidenti vogliamo andare.
Perché così… è veramente una notte scura… una notte senza la sera…
Approfondimento
Questo l’elenco delle federazioni nazionali riconosciute dal CONI