Eccoci qua. Santa Lucia, mi sembra il giorno giusto per continuare quello che sta diventando un piacevole appuntamento con questo diario.
Patrona della vista può diventare, per alcuni, anche la protettrice dei giocatori/arbitri di Subbuteo.
Qualche giorno fa abbiamo partecipato al torneo internazionale organizzato dalla squadra Milanese. Un esperienza decisamente positiva, grazie alla massiccia presenza di squadre e giocatori stranieri e all’ottima organizzazione. Quest’ultima edizione poi ce la ricorderemo per parecchio tempo, visto che abbiamo vinto il torneo chiamato “di consolazione”.
Ma andiamo con ordine.
Stavolta il viaggio è relativamente breve quindi siamo tutti concentrati sul gioco e meno sulle chiacchiere “da bar”. Siamo tutti abbastanza elettrizzati al pensiero di incontrare giocatori spagnoli, maltesi, francesi con cui si è creato un buon rapporto e che vediamo, di norma, due massimo tre volte all’anno.
Certo i social aiutano a tenersi in contatto, ma scambiare due parole, oltre che “farci due tiri”, è tutta un’altra cosa e il lato ancora più positivo riguarda gli under che, normalmente sempre più abituati a restare a casa e a socializzare tramite smartphone, sono invece sempre entusiasti all’idea di incontrare fisicamente i loro amici di oltre confine.
Il torneo si sviluppa abbastanza velocemente. Il girone è, per noi, piuttosto ostico. Giochiamo senza grosse pretese, se non quella di non fare solo da sparring partner. Riusciamo nell’intento. Contro di noi giocano i titolari e nessuno ci regala nulla.
Ne vinciamo solo una, sfoderando una prestazione di tutto rispetto condita da una attenta gestione sui quattro campi e da una dose massiccia di fortuna. Bene ma non benissimo. Evitiamo il cucchiaio di legno ma non ci basta per continuare nel tabellone principale. Passiamo al cosiddetto torneo di consolazione.
Prima partita contro le riserve di una squadra parigina. Sono bravini e simpatici. Giochiamo tutti molto serenamente e senza alcuna discussione. Il risultato finale ci sorride ma un po’ ci dispiace per aver eliminato una squadra così corretta.
Continuiamo il nostro percorso e arriviamo in semifinale contro una squadra tedesca. Sono tostarelli e un po’ meno simpatici. Diciamo che sentono la partita e non ci stanno a perdere. Ma noi, seguendo i consigli di uno degli organizzatori che conosce molto bene sia noi che loro, azzecchiamo perfettamente gli accoppiamenti sui campi e vinciamo per due a uno.
Si arriva in finale dove incroceremo gli omini contro una squadra di Genova. Ci conosciamo abbastanza bene ed è una piacevole sorpresa per entrambi essere lì. La prima cosa che facciamo è una bella foto ricordo seguita dai complimenti reciproci per essere arrivati a quella finale.
Valigette sui campi e via a lucidare per benino le miniature. Si parte. Su due campi si capisce subito che sarà una partita combattuta. A fine primo tempo su uno vinciamo quattro a zero, sull’altro perdiamo quattro a zero. Perfetta parità. Il secondo tempo è un continuo ribaltamento di risultati. Sui due campi più “briosi” il punteggio è arrivato a sei goal. La parità continua.
Bisogna giocare il tempo supplementare dove “chi segna vince”. Dal campo dove perdevamo sei a zero, dopo soli due minuti, arriva un urlo… la pallina è in rete… sei a uno… abbiamo vinto! Ci abbracciamo saltando come matti. Abbiamo ottenuto un grande risultato vincendo un torneo internazionale.
Certo era il tabellone secondario ma resterà sull’albo d’oro che abbiamo vinto. È una bella soddisfazione. Siamo rientrati a casa stanchi ma felici e abbiamo subito iniziato a fantasticare sulla prossima serie D e su come avremmo celebrato la nostra vittoria e l’accesso alla fase finale di Chianciano. Va da sé che bisogna tenere i piedi saldamente ancorati al pavimento e quindi sarà necessario non sottovalutare nessuno e continuare ad allenarci. Quest’ultima frase ce la siamo ripetuta varie volte. Ma sfido chiunque a non volteggiare ad una spanna da terra dopo un risultato così gratificante come una vittoria, immaginando scenari fantasiosi come la foto in prima pagina sulla Gazzetta, l’intervista con l’emittente locale o lo speaker che urla per tre volte: “Campioni della serie D, campioni della serie D, campioni della serie D!” oppure, “Il cielo è grigio rosso… sopra Castelvetro!”.
Questo è stato e resterà il carburante principale del nostro girovagare per tornei. Nel nostro micro mondo non girano soldi. Non ci sono sponsorizzazioni milionarie, comparsate in discoteca, diritti di immagine. C’è un gruppo di appassionati che si diverte a stare in compagnia. A condividere momenti a volte irripetibili e, per chi non li ha vissuti, incomprensibili.
Posso scriverli qui a futura memoria… dalle risate in Autogrill, alla tristezza di una sconfitta inaspettata che ti ricaccia indietro, dagli allenamenti con i ragazzi, alla celebrazione di una vittoria, dalla volontà di creare un gruppo che resiste al tempo che passa, al conoscere nuovi posti o al capire che, per fortuna, al mondo esistono parecchie persone che vedono le cose così come le vedi tu.
Mi sono fermato a rileggere e sono contento di ciò che ho scritto. Chissà che tra decenni chi avrà la possibilità di dare un’occhiata a questi diari non sia folgorato dalla stessa passione che ci ha unito per oltre trent’anni.
Nel frattempo i giorni passano. Tra poco è Natale e poi via verso il nuovo anno, tra sogni e desideri. E la serie D si avvicina… abbiamo un mare di cose da fare e continuiamo a dirci che c’è tempo.
Lo diciamo come un mantra, come a voler allontanare il momento. Non capisco se è pigrizia o timore dell’evento e di ciò che potrebbe rappresentare nel caso non raggiungessimo, l’obbiettivo che ci siamo prefissati. Fatto sta che ora la mia valigetta si prenderà qualche settimana di meritato riposo.
Godiamoci il momento…