CAPITOLO 2

Roberto ha 39 anni, da 5 anni convive con Teresa e da otto mesi è diventato papà di Andrea. Vivono a La Spezia. Una famiglia che si può definire “nella norma”.

Lui operaio specializzato, lei commessa, un mutuo per un appartamento, comprato con pochi aiuti e tanti sacrifici. Lui ex giocatore di calcio amatoriale, lei appassionata di libri e di cucina. Pochi fronzoli, pochi grilli per la testa, l’aspirazione maggiore quella di costruire una famiglia e di invecchiare insieme vedendo crescere loro figlio magari insieme ad una sorellina.

Teresa un bel giorno ha deciso di spedire un coupon trovato sulla confezione di una famosa carta igienica e, botta di fortuna, è risultata vincitrice di un fine settimana, tutto pagato, in un albergo da scegliere da un elenco. Un vero colpaccio, visto che non fanno vacanza da anni.

Allora via, si parte. C’è un paesino in provincia di Siena che attira la loro attenzione, quindi Roberto termina il turno del mattino e, una volta a casa, carica famiglia e bagagli e parte direzione Cetona. Tre orette comode di macchina e si arriva giusto in tempo per sistemarsi e cenare, tanto il programma per il sabato e la domenica è già fatto.

I dintorni sono bellissimi e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Certamente Roberto non avrebbe mai immaginato come sarebbe cambiata la sua vita semplicemente grazie o per colpa di una confezione di carta igienica.

Domenica mattina gita organizzata dall’albergo a Chianciano Terme, Teresa si sente un po’ come i pensionati che fanno i viaggi dove provano a vendergli le pentole e le viene da sorridere visto che è comunque una buona occasione per staccare dal tran-tran quotidiano ed il piccolo Andrea dorme angelico. Roberto invece è un pochettino più insofferente, vorrebbe fare altro ma non sa neanche lui cosa, allora intanto che si dirigono in gruppo verso un parco, un cartellone attira la sua attenzione.

Campionati Italiani di Calcio da Tavolo. Che cosa sarà mai? Sarà tipo Risiko o Monopoli oppure come il calciobalilla, immagina. Chiede alla guida, che gli indica una palestra ad un centinaio di metri dal parco dove erano diretti. Un bacio alla moglie ed al piccolo Andrea e via, a passo svelto, con la curiosità di un gatto che vede muoversi una lucina nella penombra.

Ingresso della palestra, ci sono una decina di persone fuori a fumare e chiede se si può entrare. Lo guardano tutti un po’ sorpresi ma, sorridendo, lo invitano ad entrare a vedere. Detto fatto, si ritrova davanti una serie di tavoli con dei panni verdi e delle persone intorno serie e concentrate, intente a colpire a schicchere degli strani omini colorati. C’è un cronometro. Mancano 1 minuto e 40 secondi alla fine, ma alla fine di cosa? Scende i gradoni e alla prima persona che si ritrova davanti chiede: “Mi scusi, ma che cosa stanno facendo?” Pronta la risposta: “Buongiorno, questi sono i Campionati Italiani di Calcio Tavolo, il vecchio Subbuteo!”

Roberto si blocca e cerca nei cassetti della memoria, dove aveva già sentito quel nome… subbuteo… Trovato! Un suo compagno di scuola, una volta, l’aveva invitato a casa sua per fargli vedere il Subbuteo. Lui però era più da facciamo due tiri col pallone e alla fine si erano fiondati all’oratorio e subbuteo era rimasta solo una parola senza significato.

Intanto il suo interlocutore, scusandosi, si era allontanato per prendere il microfono ed urlare “Stooooop!”. Gente che si abbraccia, qualcuno festeggia, qualcuno è visibilmente dispiaciuto e, nel frattempo, dalle casse si sente: “Prossimo turno, quarti di finale… al campo 1…” Roberto è come un bambino davanti alle giostre, vorrebbe salire su tutte e non sa da dove iniziare. Si guarda intorno e vede due persone abbracciarsi davanti ad un tavolo e posarci sopra delle strane valigette. Decide di guardare che cosa faranno e si avvicina. Capisce da subito che i due si conoscono molto bene, salutano due donne sedute una accanto all’altra sugli spalti. Al tavolo c’è anche una terza persona con una pettorina gialla con scritto Referee, ma sembra meno coinvolto degli altri due.

Si aprono le valigette e vengono fuori omini, panni e delle strane boccettine. Roberto è attentissimo e segue ogni cosa. Liquido sul panno, omino passato sul panno e poi colpito. Viaggia sul panno come se avesse le rotelle, spettacolare! Ormai è tutto pronto, gli omini sono piazzati e lo speaker inizia il conteggio… tre… due… uno… gioco! Roberto è rapito da quello che vede, pur non capendo un accidente di niente, ma a mano a mano che passano i minuti inizia a rendersi conto di alcune dinamiche chiare e precise.

Si gioca praticamente uno alla volta, l’avversario non può interferire con le azioni del suo rivale almeno fin quando la palla non lo colpisce. Si colpisce con l’unghia dell’indice sulla base semisferica che è sotto l’omino ma non come si colpiscono le biglie, no no… è diverso dalle biglie, sembra più una partita a scacchi. Si sono fermati, che succede? Non capisce, i due giocatori si guardano e, curiosamente, l’arbitro tiene la testa bassa e non parla. Ma i due si sorridono, quindi nulla di grave, e ricominciano a giocare. Passano un paio di minuti e si fermano di nuovo, sembra l’esatta replica di ciò che era successo poco prima. Ripartono ma Roberto capisce che in quella situazione qualcosa di diverso c’è, perché uno dei due si solleva dal campo e fa un respirone, mentre l’altro si piazza in porta. C’è un goal! Si ricomincia dal centro campo. È tutto quasi uguale ad una partita d calcio! Incredibile.

Roberto alza lo sguardo verso il cronometro mancano un paio di minuti e solo allora si accorge di avere accanto a lui un ragazzino di 12/13 anni ed un signore sulla cinquantina che scatta foto col cellulare. Ritorna a guardare il campo proprio mentre quello che sta perdendo ha riconquistato la palla. Roberto fissa lo guardo sulla pallina che sembra muoversi ad una velocità folle, un omino, un altro omino, un altro ancora e poi un colpo secco e la pallina che finisce all’incrocio di quella porticina grande come un pacchetto di sigarette. Goal e pareggio. Non riesce a trattenersi e parte con un applauso, si girano a guardarlo come fosse un extraterrestre, poi, entrambi, gli sorridono.

Intanto il tempo finisce, allora lui si avvicina all’arbitro ed inizia a fare domande come se dalle risposte che riceverà potesse dipendere il suo futuro. Ma non ci si può dilungare troppo, inizia il secondo tempo ed entrambi non vogliono e non possono perdersi neanche un’azione. Roberto segue tutto e ad ogni azione riesce a capirci qualcosa in più. Fino all’undicesimo, dove tutto si ferma senza un apparente motivo, e arbitro e giocatori si guardano con aria interrogativa, senza parlare e poi l’arbitro va verso la stessa persona con cui aveva parlato Roberto appena arrivato alla palestra. È un mistero.

Il ragazzino accanto a lui, si avvicina come se avesse intuito che questo adulto non aveva capito nulla di ciò che stava succedendo e gli spiega: “Sandro ha colpito due omini, ha fatto smash, però il secondo omino era in movimento”. Roberto, pur non avendo capito nulla, annuisce convinto tanto non c’è tempo per approfondire visto che la questione è stata risolta ed il gioco sta riprendendo. Si sporge in avanti giusto in tempo per vedere un rasoterra meno bello del goal di prima ma ugualmente efficace! Sandro è di nuovo in vantaggio e non manca più molto alla fine della partita.

Si riparte ma ora il gioco è diverso, c’è molta più attenzione da parte di entrambi su ogni scelta, Roberto segue con attenzione e inizia a rendersi conto di ogni mossa fatta e di ogni contromisura presa per impedire di far fare goal all’avversario.

Manca poco al termine e quello che è in vantaggio potrebbe guadagnare una rimessa laterale comoda comoda e far passare i secondi, invece fa una mossa assolutamente insensata anche per chi, come Roberto, ben poco conosce del gioco. È talmente illogica che anche il suo avversario gli domanda immediatamente se fosse impazzito. La risposta è spiazzante al punto che Roberto ed il fotografo si guardano e annuiscono quasi soddisfatti per aver scelto di guardare quella partita e non un’altra.

Ormai il tempo è scaduto, suona la sirena ed i due avversari si abbracciano, facendosi reciprocamente i complimenti, intanto quello che sembra a tutti gli effetti un giornalista, scatta foto e si avvicina per scambiare due chiacchiere con i giocatori.

Roberto è tarantolato non riesce a star fermo ed inizia a fare mille domande immaginandosi, tra qualche tempo chino sul campo a fare un bel uno due che termini con un bel tiro all’incrocio dei pali. Immaginando di poter far parte di questo mondo fatto da persone che si stimano anche nella sconfitta e che fanno dell’amicizia un valore ancora vivo. Un mondo fatto da un gioco strepitoso e da brave persone.

Un bel mondo davvero… almeno così sembra…


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