Il derby di Belgrado, una polveriera a cielo aperto, soprattutto in era pre – COVID quando giocare contro una delle due era già di per sé molto complicato, figuriamoci quando si affrontano con la polizia locale in assetto di guerra. Una storia, quella delle due compagini di Belgrado, per certi versi simile, per altri forse no ma, comunque, degna di essere conosciuta da ogni amante del bel calcio.

La Stella biancorossa

Il Fudbalski klub Crvena Zvezda, meglio noto come Crvena Zvezda, in italiano come Stella Rossa, è la sezione calcistica dell’omonima società polisportiva serba con sede a Belgrado. Milita nella Superliga, la massima serie del campionato serbo ed è l’unico club ex jugoslavo ad essersi aggiudicato una coppa europea, la Coppa dei Campioni nel 1990-1991, vinta nella finale dello stadio San Nicola di Bari contro l’Olympique Marsiglia ai calci di rigore, e una Coppa Intercontinentale, vinta nel 1991 allo stadio nazionale di Tokyo contro il Colo-Colo. Il palmares evidenzia un record di 19 vittorie nei campionati  della RSF di Jugoslavia, 3 campionati della RF di Jugoslavia, 2 campionati di Serbia e Montenegro e 6 campionati di Serbia, oltre a 12 Coppe di RSF Jugoslavia, 6 Coppe di RF Jugoslavia, 3 Coppe di Serbia e Montenegro e 3 Coppe di Serbia, per un totale di 30 campionati e 24 coppe nazionali, più di ogni altro club ex jugoslavo e serbo. In ambito internazionale vanta anche il raggiungimento di due semifinali di Coppa dei Campioni, una semifinale di Coppa delle Fiere, una semifinale di Coppa delle Coppe e una finale di Coppa UEFA, persa nel 1978-1979 contro il Borussia M’gladbach.

Il club fu fondato da studenti dell’Università di Belgrado nel febbraio 1945, durante la seconda guerra mondiale, dalle ceneri del SK Jugoslavija, da cui ereditò stadio, uffici, giocatori, logo (cui fu aggiunta una stella rossa) e colori sociali, il rosso e il bianco. Il club cambiò nome in Stella Rossa il 4 marzo 1945 e il 29 novembre 1948 la Stella Rossa vinse il proprio primo titolo, la Coppa di Jugoslavia, battendo per 3-0 il Partizan in finale. Per la prima vittoria nel campionato nazionale bisognò attendere il campionato a1950/51 con una prima squadra nella quale brillavano le stelle Branko Stanković, Vladica Popović, Rajko Mitić, Bora Kostić e Dragoslav Šekularac; negli anni ’50 questo gruppo di giocatori vinse quattro campionati e due coppe nazionali, aggiudicandosi ogni trofeo jugoslavo per cinque stagioni consecutive. L’esordio in Coppa dei Campioni risale alla stagione 1956-1957, quando la Stella Rossa arrivò alle semifinali e fu eliminata grazie all’unico goal subito nella partita d’ andata giocata in casa. Nei successivi sette anni la Stella Rossa vinse un solo campionato e nella stagione 1962/63 non andò oltre il settimo posto, il peggior piazzamento di sempre. A far da contraltare ad una campagna nazionale tutt’altro che esaltante, ci furono delle ottime prestazioni a livello internazionale; se nel 1961-1962 la squadra eliminò il Feyenoord ai quarti di finale della Coppa delle Fiere prima di cadere contro il Barcellona, nel 1962-1963 si prese la rivincita sui catalani, eliminandoli agli ottavi dopo la terza partita (ripetizione) e accedendo ai quarti di finale contro la Roma, da cui fu eliminata (3-0 per i giallorossi in Italia e 2-0 per gli jugoslavi a Belgrado).

Un punto di svolta nella storia della Stella Rossa fu la costruzione del nuovo impianto di gioco (che costrinse il club a giocare per 4 anni nello stadio dei cugini del Partizan) che, iniziata nel 1959, terminò nel 1963 quando venne inaugurato nella splendida cornice dei 110.000 posti. Lo stadio, inizialmente dedicato a Rajko Mitic (ex giocatore della stessa Stella Rossa e nazionale jugoslavo), fu presto ribattezzato Marakana in onore al mitico impianto di Rio de Janeiro. La nuova “tana” fruttò immediatamente un double scudetto-coppa nazionale, sotto la guida del tecnico Milorad Pavić che garantì 25 anni da assoluto protagonista al club. Dalla stagione 1967-1968, la compagine di Belgrado, guidata dal talento dell’ala sinistra Dragan Džajić, uno dei migliori esterni al mondo, iniziò a lasciare un segno indelebile nella storia del calcio jugoslavo. Arrivarono tre titoli nazionali di fila, compresi due accoppiate scudetto-coppa, grazie alla presenza di elementi quali Dujković, Đorić, Dojčinovski, Karasi, Aćimović, Lazarević, Krivokuća, Ostojić e Klenkovski. Nel 1967-1968 la squadra si aggiudicò per la seconda volta la Coppa Mitropa, battendo nella doppia finale lo Spartak Trnava. Il club vinse la Coppa di Jugoslavia nel 1970-1971 e raggiunse nella stessa stagione la semifinale di Coppa dei Campioni, persa contro il Panathīnaïkos: malgrado la vittoria all’andata per 4-1 in casa di fronte a 100.000 tifosi, il 3-0 subito nel ritorno arrise ai greci in virtù della rete segnata in trasferta.

Fig. 1 – Il tecnico Miljan Miljanić

Negli otto anni della gestione Miljanić (Fig. 1) la Stella Rossa fu per sette volte la squadra più prolifica in termini di gol segnati in campionato (mancò questo primato solo nel 1972, a beneficio del Velež Mostar) e nelle ultime due stagioni vinse il titolo rispettivamente con 12 e 18 punti di distacco dalla seconda in classifica. Agli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1973-1974 la compagine di Belgrado eliminò il Liverpool, diventando la seconda squadra non inglese capace di vincere ad Anfield (dopo il Ferencváros nella Coppa delle Fiere 1967-1968) e la prima (e unica) squadra a battere i reds in casa loro in Coppa dei Campioni nell’intero novecento. Nella Coppa delle Coppe 1974-1975 la squadra di Miljanić eliminò il Real Madrid ai tiri di rigore e raggiunse per la prima volta la semifinale del torneo, dove fu eliminata dal Ferencváros. Il match di ritorno contro gli ungheresi, terminato 2-2 il 23 aprile 1975 dopo il 2-1 per i magiari all’andata, fece registrare 96.070 biglietti venduti e una presenza di pubblico di circa 117.000 persone, un record mai più battuto.

Dopo un anno di insuccessi, con l’arrivo di Gojko Zec, nel 1975-1976, la squadra vinse di nuovo il titolo nazionale. L’avvento di Branko Stanković, che rimase in carica per tre anni (1978-1981), portò in dote tre trofei e la prima finale europea. Dopo aver eliminato Arsenal, West Bromwich ed Hertha Berlino, la Stella Rossa raggiunse, infatti, per la prima volta nella propria storia la finale di Coppa UEFA nel 1978-1979 dove fu sconfitta nella doppia finale dal Borussia M’gladbach, squadra che dal 1973 al 1980 disputò ben cinque finali europee.

Stanković vinse il primo titolo nazionale da allenatore nel 1979-1980 bissandolo l’anno successivo e tornando a vincere la Coppa di Jugoslavia nel 1981-1982 (dopo 11 anni) grazie al successo nella doppia finale contro la Dinamo Zagabria (2-2 a Zagabria e 4-2 a Belgrado). In quel periodo per due volte la Stella Rossa raggiunse i quarti di finale della Coppa dei Campioni: nel 1980-1981 (eliminazione contro l’Inter) e nel 1981-1982 (eliminazione contro l’Anderlecht). Nella Coppa delle Coppe 1982-1983 furono memorabili i match contro il Barcellona di Udo Lattek e Diego Armando Maradona, che fu applaudito dai 100 000 spettatori del Marakana dopo una spettacolare realizzazione.  Nel 1983 tornò ad allenare la squadra Gojko Zec, il quale visse da protagonista gli eventi della stagione 1985-1986, segnata da scandali e polemiche riguardanti presunte partite truccate durante l’ultima giornata del campionato. Dopo varie vicissitudini e cause legali, il titolo fu definitivamente assegnato al Partizan, che l’aveva vinto sul campo, mentre la Stella Rossa, che inizialmente si era vista assegnare il titolo, dovette accontentarsi del secondo posto, non qualificandosi dunque per la Coppa dei Campioni 1986-1987.

Nell’estate del 1986 la panchina fu affidata al tecnico Velibor Vasović, che basò la squadra su una serie di giovani promettenti quali Dragan Stojković e Borislav Cvetković. La prima stagione dopo la rifondazione societaria coincise con un ottimo percorso in Coppa dei Campioni, dove il cammino si arrestò ai quarti di finale contro il Real Madrid solo per la regola dei gol fuori casa. Dal 1987 al marzo 1992 la squadra visse il periodo di maggiore successo della propria storia, aggiudicandosi quattro campionati nazionali e vincendo per la prima volta la Coppa dei Campioni nella stagione 1990-1991, grazie alla vittoria ai calci di rigore nella finale contro l’Olympique Marsiglia nel nuovo Stadio San Nicola di Bari di fronte a 60.000 spettatori, di cui un terzo giunti dalla Jugoslavia (Fig. 2)

Fig. 2 – La Stella Rossa festeggia la vittoria nella Coppa dei Campioni 1990/91

Nel dicembre dello stesso anno la squadra si impose anche nella Coppa Intercontinentale battendo per 3-0 i cileni dei Colo-Colo nella finale disputata a Tokyo (Fig. 3). Era una squadra infarcita di grandi campioni quali Savicevic, Mihajlovic, Pancev, Jugovic, tutti con un futuro nel campionato italiano di Serie A.

Fig. 3 – La Stella Rossa batte il Colo Colo nella finale di Coppa Intercontinentale del 1991

Gli anni Novanta furono resi tristi dallo scoppio della guerra civile nella ex – Jugoslavia e, dal punto di vista calcistico, la divisione dei diversi campionati impoverì, e non poco, quello che era stato il campionato nazionale con l’aggiunta del bando, da parte dell’UEFA, per le competizioni continentali. Dopo aver vinto due campionati serbi, nel 2001-2002 la squadra tornò in Europa, disputando i preliminari di UEFA Champions League, dove fu eliminata dal Bayer Leverkusen poi finalista perdente del torneo. Altri due double campionato-coppa risalgono al 2003-2004 e al 2005-2006 con Walter Zenga allenatore. Nel 2006-2007 la Stella Rossa fu eliminata ai preliminari di Champions League dal Milan poi vincitore del trofeo, ma riuscì a vincere nuovamente il campionato e la Coppa di Serbia. Nel primo decennio degli anni duemila la squadra poteva contare su elementi quali Nikola Žigić, Boško Janković, Milan Biševac, Dušan Basta, Dejan Milovanović, Segundo Castillo, Ibrahima Gueye, Nenad Milijaš e Ognjen Koroman. Nel 2013-2014, dopo sei anni di attesa, la Stella Rossa vinse nuovamente il campionato serbo, ma non fu ammesso alle competizioni europee a causa dell’enorme indebitamento. La Stella Rossa vinse nuovamente il titolo nazionale nel 2015-2016, nel 2017-2018 e nel 2018-2019 quando disputò per la prima volta la fase a gironi della UEFA Champions League, divenendo la prima compagine nella storia del torneo a qualificarsi per la fase a gruppi partendo dal primo turno preliminare. Inserita in un girone durissimo con Napoli, Liverpool e Paris Saint-Germain, la Stella Rossa fu eliminata ma ottenne dei buoni risultati parziali quali uno 0-0 interno contro il Napoli ed una prestigiosa vittoria ancora al Marakana per 2-0 contro il Liverpool. Nella stagione 2019-2020 la Stella Rossa, allenata da Dejan Stanković, ha vinto ancora una volta il titolo con tre giornate di anticipo, mentre in quella in corso è al primo posto in classifica anche se è stata eliminata dal Milan (ennesimo scontro con la compagine meneghina) ai sedicesimi di finale della UEFA Europa League.

Il PARTIZAN BELGRADO

La nemesi della Stella Rossa si chiama Partizan Belgrado, altro club della capitale ad aver sempre giocato nella massima serie del campionato jugoslavo prima e serbo poi e che deve il suo nome a quello dei partigiani jugoslavi, movimento di liberazione nato durante la Seconda guerra mondiale.

Il Partizan è stato fondato da giovani alti ufficiali dell’Esercito Popolare Jugoslavo (JNA) nel 1945 a Belgrado e disputa i suoi incontri casalinghi al Partizan Stadium di Belgrado dal 1949. Il Partizan detiene record estremamente significativi come quello di aver disputato la prima partita di Coppa dei Campioni europea il 4 settembre 1955, diventando anche la prima squadra di calcio dei Balcani e dell’Europa orientale a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni europea, nel 1966 e il primo club serbo a partecipare alla fase a gironi della UEFA Champions League.

Il Partizan fu fondato il 4 ottobre 1945 a Belgrado, come sezione calcistica della Casa Centrale dell’Esercito Jugoslavo “Partizan” e inizialmente gestito dal gruppo di giovani alti ufficiali dell’esercito popolare jugoslavo e veterani della guerra civile spagnola. Due giorni dopo la sua fondazione, il Partizan fece il suo primo passo sulla scena calcistica, con l’amichevole contro la selezione di Zemun che terminò 4-2. Silvester Šereš entrò nei libri dei record come primo marcatore nella storia del Partizan, mentre il portiere Franjo Glaser fu contemporaneamente anche il primo dirigente del club. A metà degli anni ’50 il club aveva vinto solo due titoli e quattro coppe nazionali, troppo poco per le ambizioni della dirigenza

Fig. 4 – Milan Galic

Nel 1958, il club si lasciò alle spalle 13 anni di gioco in kit blu-rosso e adottò gli ormai famosi colori bianco e nero lanciando, al contempo, una serie di talenti provenienti dalle formazioni giovanili, soprannominati  Partizanove bebe (I bambini del Partizan). L’ascesa della generazione iniziò con Milutin Šoškić, Fahrudin Jusufi, Jovan Miladinović, Velibor Vasović, Milan Galić (Fig. 4), Ilija Mitić, Zvezdan Čebinac e Vladica Kovačević. Molto presto, si unirono a loro Lazar Radović, Velimir Sombolac, Ljubomir Mihajlović e Mustafa Hasanagić, e infine Ivan Ćurković, Josip Pirmajer, Branko Rašović e Radoslav Bečejac, tutti sotto la guida esperta dei manager Illés Spitz, Florijan Matekalo e Stjepan Bobek. La decisione di affidarsi principalmente a giovani di talento scovati in tutto il paese diede rapidamente i suoi risultati – il Partizan conquistò tre titoli di campionato consecutivi, nel 1961,1962 e 1963. Nel 1964-65, la squadra aggiunse il quarto titolo in cinque anni (serie interrotta dalla Stella Rossa durante la stagione 1963-64).

La campagna europea in Coppa dei Campioni nella stagione 1965-66 rappresentò il coronamento della carriera di quella generazione di fenomeni. Dopo aver eliminato il Nantes (2-0, 2-2) e il Werder Brema (3-0, 1-0) nei primi due turni, il Partizan fu sorteggiato contro lo Sparta Praga nei quarti di finale. All’andata, tenutasi a Praga, il Partizan subì una dura sconfitta per 4-1 ma ribaltò il risultato al ritorno (5-0) davanti a 50.000 spettatori, qualificandosi per le semifinali contro il Manchester United, alla sua prima stagione di ritorno in Coppa Campioni dopo il disastro aereo di Monaco (di ritorno proprio da una trasfera a Belgrado). Il Manchester United, guidato da George Best e Bobby Charlton, fu sconfitto nella gara d’andata al JNA Stadium per 2-0; il ritorno all’Old Trafford si concluse con la vittoria inglese per 1 – 0 e la conseguente qualificazione del Partizan per la finale di Bruxelles (stadio Heysel) contro il Real Madrid.  In una partita molto equilibrata, il Partizan si portò in vantaggio per 1-0 grazie a un gol di Velibor Vasović, ma cedette negli ultimi 20 minuti e i madrileni portarono a casa il trofeo grazie al 2 – 1 finale. Fu la fine di un ciclo per il Partizan che vide anche partire tutti i migliori verso i più celebrati campionati esteri (Fig. 5).

Fig. 5 – Il Partizan finalista di Coppa dei Campioni nella stagione 1965/66

Si dovette aspettare fino alla stagione 1975/76 per vincere nuovamente un titolo di campione di Yugoslavia con un punto di vantaggio sull’Hajduk Spalato, grazie anche ad una nuova generazione di calciatori come Momčilo Vukotić, Bjeković, Rešad Kunovac, Ilija Zavišić, Refik Kozić, Ivan Golac, Radmilo Ivančević, Boško Đorđević e Nenad Stojković. Il Partizan vinse poi il suo ottavo titolo nel 1977-78, rinforzato con Nikica Klinčarski, Petar Borota, Slobodan Santrač, Aleksandar Trifunović, Xhevat Prekazi e Pavle Grubješić. In quello  stesso anno, il Partizan vinse il suo primo trofeo europeo, la Mitropa Cup, battendo  in finale gli ungheresi dell’ Honvéd per 1-0. Inaspettatamente, la seguente stagione 1978-79 si rivelò la peggiore della storia del Partizan: finì 15° in campionato, evitando a malapena la retrocessione grazie ad una vittoria per 4-2 contro il Budućnost nell’ultima partita.

Per fortuna del Partizan, un nuovo ricambio generazionale era alle porte e. quando a Momčilo Vukotić, Nenad Stojković e Nikica Klinčarski, si aggiunsero Ljubomir Radanović, Zvonko Živković, Zoran Dimitrijević e Dragan Mance, si formò un’altra grande rosa di calciatori. Il Partizan divenne campione nella stagione 1982-83, in gran parte grazie alle straordinarie prestazioni di un giovane Dragan Mance, autore di 15 reti stagionali.  Mance guidò, inoltre, il club nel secondo turno di Coppa UEFA 1984-85 contro il Queens Park Rangers in una delle partite più memorabili nella storia del club: il QPR vinse la gara d’andata per 6-2, ma il Partizan ribaltò l’esito del doppio confronto vincendo al ritorno per 4-0. Ma il destino era in agguato e il 3 settembre 1985, Mance morì in un incidente stradale sull’autostrada Novi Sad-Belgrado all’età di soli 22 anni, nonché all’apice della sua popolarità. Ancora oggi, Mance è considerato la più grande leggenda del club dai tifosi del Partizan; in suo onore, la strada che corre accanto allo stadio del club a Belgrado porta il suo nome dal 2011.

Fig. 6 – Predrag Mijatović, uno dei più forti centravanti serbi degli ultimi anni

In piena guerra dei Balcani, il Partizan portò a casa due titoli di campione di Yugoslavia nel 1996, nel 1997 e nel 1999; negli stessi, turbolenti, anni ’90 il club vinse anche la Coppa nazionale per tre volte grazie anche all’operato del manager Ljubiša Tumbaković. Si trattò di un decennio nel quale il Partizan lanciava talenti che dopo 2 – 3 anni venivano poi venduti ai club europei più blasonati a suon di dollari: Predrag Mijatović (Fig. 6) che diventerà una stella del Real e protagonista nel successo delle Merengues nella finale di Champions del contro la Juventus, Slaviša Jokanović, Savo Milošević, Albert Nađ, Dragan Ćirić, Zoran Mirković, Saša Ćurčić, Branko Brnović, Goran Pandurović, Dražen Bolić, Niša Saveljić, Damir Čakar, Budimir Vujačić, Ivan Tomić, Gjorgji Hristov, Đorđe Tomić, Ivica Kralj, Mateja Kežman sono solo alcuni dei nomi usciti dal settore giovanile del Partizan.

Nei primi anni 2000 il club vinse due campionati serbi (2001/02 e 2002/03) e, soprattutto nella stagione 2003/04, la dirigenza investì moltissimo sia nel nuovo tecnico, assumendo Lothar Matthäus, sia in giocatori di caratura internazionale come Taribo West dal 1.FC Kaiserslautern, Ljubinko Drulović dal Benfica e Tomasz Rząsa dal Feyenoord. Per la prima volta nella sua storia, il club giocò la Champions League dopo aver eliminato il Newcastle United di Bobby Robson nel turno preliminare. In seguito, il Partizan fu sorteggiato in un girone di ferro con Real Madrid (semifinalista della Champions League dell’anno precedente), Porto (vincitore della Coppa UEFA 2002-03 e vincitore finale della competizione) e Marsiglia (secondo classificato della Coppa UEFA 2003-04). Lo stadio di casa diventò un fortino  e restò inviolato (0-0 con i Galácticos del Real Madrid, che schierava giocatori come Zinedine Zidane, Ronaldo, Luís Figo, Roberto Carlos, Raúl e David Beckham; 1-1 con il Porto, guidato dall’allenatore José Mourinho; 1 – 1 con il Marsiglia di Fabien Barthez e Didier Drogba) ma, pur giocando un buon calcio, le sconfitte nelle trasferte di Madrid (0-1), Marsiglia (0-3) e Porto (1-2), condannarono il Partizan all’eliminazione. 

Dopo aver perso il titolo, Vladimir Vermezović assunse  il ruolo di allenatore vincendo il campionato nel 2005 e diventando l’unico allenatore a portare la squadra alla fase a eliminazione diretta di una competizione europea dal nuovo formato, quella Coppa UEFA 2004-05, dove il Partizan raggiunse gli ottavi di finale per poi essere eliminato dal CSKA Mosca, il vincitore finale della competizione.

Gli scarsi risultati nelle competizioni nazionali e internazionali nel 2006 spinsero i dirigenti del club a cercare un nuovo capo allenatore. Prima è stato chiamato Jürgen Röber, poi Miodrag Ješić, ma nessuno dei due  riuscì a vincere il titolo nazionale. Anche se il Partizan si qualificò per la fase a gironi della Coppa UEFA 2006-07, quella stagione fu valutata come un fallimento.

L’ex giocatore del Partizan Slaviša Jokanović fu nominato nuovo capo allenatore del Partizan,  e il club aggiunse anche un nuovo direttore sportivo nella figura di Ivan Tomić. Il club rafforzò la sua squadra con alcuni stranieri come Juca, Almami Moreira e Lamine Diarra e le stagioni 2007-08 e 2008-09, rimarranno come una delle più riuscite nella storia interna del club. Nel 2008-09 il club ha difeso con successo il double campionato/coppa della stagione precedente, la prima volta nella sua storia.

Le cose non andarono bene in campo europeo in quanto il Partizan subì un vero e proprio shock: l’UEFA espulse il Partizan dalla stagione 2007-08 di Coppa UEFA e multò il club per 30.056 euro a causa dell’intemperanza dei tifosi serbi nell’incontro preliminare giocato in trasferta contro lo Zrinjski Mostar, con l’arbitro  costretto ad interrompere la partita per dieci minuti. La stagione successiva, il club rinforzò la sua squadra con l’attaccante brasiliano Cléo e demolì i campioni gallesi del Rhyl con un punteggio totale di 8-0 a domicilio e 4 – 0 in trasferta per accedere alla fase a gironi della Champions League dalla quale retrocesse in Europa League.

Dopo Jokanović, la società decise di dare una possibilità al giovane allenatore ed ex calciatore del Partizan Aleksandar Stanojević che divenne il più giovane capo allenatore nella storia del Partizan Belgrado. Stanojević prese in mano il club in un periodo molto difficile e riuscì a vincere il campionato nel 2010, anche se era indietro di 10 punti rispetto alla Stella Rossa. Nella stagione 2011 il club realizzò un nuovo double, mentre nelle competizioni UEFA, il Partizan si qualificò per la UEFA Champions League 2010-11 dopo aver battuto per la seconda volta l’Anderlecht (vittoria a Bruxelles ai calci di rigore dopo un doppio 2 – 2). Il Partizan fu sorteggiato nel gruppo H  , insieme ad Arsenal, Shakhtar Donetsk (vincitore della Coppa UEFA 2008-09) e Sporting Braga, finendo all’ultimo posto.

Nella stagione successiva, l’eliminazione durante la fase di qualificazione all’Europa League 2012, non ha influenzato il club nel campionato nazionale, ma a metà campionato, fu deciso per l’esonero di Stanojević sostituito dall’ex manager del Chelsea Avram Grant, che riuscì a guidare il Partizan al quinto scudetto consecutivo, anche se fu sconfitto per  tre volte dagli agguerriti rivali della Stella Rossa. Grant si dimise già nel maggio del 2012 per far posto  all’ex manager Vladimir Vermezović.

Il Partizan non qualificò per la UEFA Champions League 2012-13, ma riuscì a conquistarsi un posto nella fase a gironi della UEFA Europa League 2012-13. A causa degli scarsi risultati nella seconda parte del campionato nazionale, Vermezović fu licenziato e sostituito da Vuk Rašović. In seguito alla vittoria nel derby eterno con la Stella Rossa nella penultima giornata di campionatoe, Rašović si presentò con il sesto titolo consecutivo, per un totale di 25vnella storia del club.

Nell’estate del 2013 il Partizan non riuscì a centrare la qualificazione alla fase a gironi delle Coppe Europee e non riuscì nemmeno ad aggiudicarsi un trofeo nazionale in tutta la stagione 2013/2014, la peggiore degli ultimi 10 anni.

Dopo un anno di assenza dalla scena europea, il Partizan riuscì ad accedere alla UEFA Europa League 2014-15 battendo, nel turno preliminare,  il Neftchi con il punteggio totale di 5-3 (3-2 in casa e 1-2 in trasferta) per essere poi inserito nel gruppo C con Tottenham Hotspur, Beşiktaş e Asteras Tripoli.  Il Partizan iniziò l’Europa League nel migliore dei modi e rimanendo imbattuto anche contro il Tottenham, ma nelle successive quattro partite,  il club venne pesantemente sconfitto ed eliminato anche se si consolò con la vittoria in campionato.

Dopo essere stato eliminato nei play-off per la Champions League nell’estate del 2015, il Partizan entrò direttamente nel tabellone principale della UEFA Europa League 2015-16. ed inserito in un gruppo comprendente Athletic Bilbao, AZ Alkmaar  ed FC Augsburg. Pur ottenendo tre vittorie nella fase a gironi (3-2 in casa e 2-1 in trasferta contro l’AZ, 3-1 sul campo dell’ Augsburg ), non riuscì ad arrivare agli ottavi di finale. In campo nazionale, al contrario, stabilì un altro piccolo record vincendo la Coppa di Serbia restando imbattuto.

Pochi giorni dopo il sesto double nella storia del club, l’allenatore Nikolić lasciò il club per firmare con il Videoton, club ungherese, e venire sostituito da Miroslav Đukić, un cavallo di ritorno. Nel secondo turno di qualificazione alla UEFA Champions League, il Partizan eliminò il Budućnost Podgorica (2-0 in aggregato), ma nel terzo turno venne eliminato dall’Olympiacos (3-5 il punteggio totale). Nel turno di spareggio per la UEFA Europa League 2017-18, il Partizan giocò proprio contro il Videoton dell’ex allenatore Marko Nikolić, eliminandolo con una vittoria in terra d’Ungheria per 4 – 0 (dopo lo 0 – 0 di Belgrado).  Finalmente, il club bianconero riuscì a superare lo scoglio della fase a gironi (fu sorteggiato con Dynamo Kyiv, Young Boys e Skënderbeu Korçë) per poi essere eliminato dal  Viktoria Plzeň agli ottavi di finale.

Anche per la stagione 2019/20, il Partizan riuscì ad assicurarsi la partecipazione alla fase finale di UEFA Europa League in un gruppo con Manchester United, FC Astana e AZ Alkmaar, restando, però, penalizzato da ulteriori sanzioni UEFA che lo costrinsero a giocare con la formazione U15.

In campo nazionale il Partizan è riuscito a mantenersi stabilmente nelle prime posizioni della Superliga Serba con il terzo posto della stagione 2018/19 e il secondo di quella 2019/20 influenzata dalla pandemia da Covid 19. Nella stagione in corso, 2020/21, il Partizan insegue la Stella Rossa solitaria al comando.

Infine, una nota di colore: come accennato più volte nel corso del capitolo, tra le due squadre sono sempre state le due tifoserie (ed i relativi palcoscenici del Marakanà e del Partizan Stadium) a recitare una parte fondamentale da “spettacolo nello spettacolo” anche se, molto spesso, lo spettacolo ha rischiato di trasformarsi in tragedia (Fig. 7 e Fig. 8)

Fig. 6 – Il Marakanà, teatro della gesta della Stella Rossa
Fig. 8 – Il Partizan Stadium, tana dei bianconeri di Belgrado

Se il derbyssimo di Belgrado vanta una grande tradizione in ambito calcistico, non si può dire lo stesso per quanto concerne l’aspetto subbuteistico con poche ref dedicate alle squadre di Belgrado. In effetti, a volerla dire tutta, solo la Stella Rossa è presente con una ref dedicata sia nel catalogo HW che LW, mentre il Partizan può essere giocato, ad esempio, con le ref LW dedicate alla Juventus/St Mirren.

Nel panorama delle HW, la Stella Rossa è presente sia come ref 52 (Fig. 9) che come ref 4 (Fig. 10); la prima viene normalmente identificata come Excelsior ovvero Bayern Monaco, mentre la seconda è in primis dedicata allo Stoke City. Come è possibile evidenziare dalle foto, nella ref 52 è il colore rosso a dominare la scena (si vedano i calzoncini e i calzettoni interamente dello stesso colore), mentre nelle ref 4 il bianco è il coloro predominante con il bordo dei calzettoni e, soprattutto, con il calzoncino.

Fig. 9 – La ref 52 del catalogo HW
Fig. 10 – La ref 4 HW

Poco cambia nel catalogo LW dove il numero di ref è lo stesso, così come la divisa di gioco; la principale differenza sta nell’accoppiata base/inner, invertita rispetta alla versione HW, base bianca ed inner rosso (Fig. 11).

Fig. 11 – La ref 52 LW

Come anticipato, poco o nulla sul Partizan Belgrado che non è presente né nel catalogo HW, né tantomeno in quello LW dove, probabilmente, potrebbe rientrare nella ref 579 (Fig. 12) ovvero nella ref 287 (Fig. 13) che presenta anche i pantaloncini di colore nero.

Fig. 12 – La ref 579 LW
Fig. 13 – La ref 287 LW

In definitiva, si tratta di un capitolo calcistico dalle tinte “verdi” un po’ sbiadite ma dal grande impatto mediatico e folkloristico e, per questo, meritevole di attenzione da parte dei calciofili.

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