La tensione di quest’ultima partita del girone, per entrambe le squadre, era davvero evidente. Francesco aveva cercato in tutti i modi di riportare la calma e soprattutto aveva fatto di tutto per ricordare ai ragazzi che non stavano per essere torturati ma che stavano andando a giocare a Subbuteo.
Intanto che provava a tranquillizzare la squadra, senti una voce dietro di lui – “Mister, che dici, la facciamo una foto tutti insieme?” – era Bruno l’allenatore dei Tiger Taranto. Francesco lo conosceva solo di nome. Nel circuito era stimato ed apprezzato per aver cresciuto la squadra precedente a quella attuale, che aveva vinto il titolo giovanile a squadre, svariati tornei e fatto arrivare uno dei ragazzi più forti, nel giro della nazionale.
La risposta di Francesco fu immediata – “Certamente!! Ragazzi… venite tutti qui, che ci facciamo una bella foto!!”. I ragazzi di entrambe le squadre, moderatamente increduli, si raggrupparono intorno ai due Coach. I volti di tutti, improvvisamente, si distesero. Partì anche qualche battuta e le risate fecero da colonna sonora a questo episodio che diventò, nel tempo, una piacevole prassi.
Francesco ringraziò Bruno per questa iniziativa così inaspettata, ma così gradita e poi si rivolse ai ragazzi – “Bene ragazzi, ora fate un bel respiro ed andate a giocare! Date il meglio. In qualunque modo finirà, avrete vinto tutti!”.
I giovanotti, si posizionarono sui campi assegnati. Tutto pronto. Peccato che nessuno si preoccupò di riprendere quella partita. Sarebbe potuta diventare uno spot notevole per l’attività giovanile. Gesti tecnici importanti, fair-play, esultanze mai sopra le righe e sempre condivise da tutti i membri delle due squadre. I due Coach a spingere i rispettivi ragazzi ma sempre senza esagerare e sempre con un occhio al corretto comportamento di ognuno di loro. Insomma, a prescindere, una vittoria di tutti.
Alla fine, per un goal di differenza, riuscirono a spuntarla i ragazzi dell’Atletico Sciolina. Gli abbracci finali furono il giusto coronamento di un momento di sport che doveva e poteva essere di esempio per molti “adulti”. Il girone era superato. Adesso arrivavano gli scontri diretti.
Dopo alcuni minuti necessari a stabilire gli arbitraggi, Francesco e i giovani mantovani, si posizionarono vicino ai campi di gioco in attesa degli avversari. Si trattava del Table Soccer Terni. Una squadra decisamente tosta ma sicuramente non imbattibile.
Francesco, memore del gesto distensivo attuato da Bruno nella partita precedente, si propose subito per la foto tutti insieme, al mister avversario.
Naturalmente tutti d’accordo, ma l’atmosfera sembrava diversa rispetto alla partita con i Tiger Taranto. Gli sguardi e l’atteggiamento sia dei ragazzi di Terni che del loro Coach sembravano amichevoli, ma le loro risatine a mezza bocca lasciavano più di qualche dubbio.
Fatti gli accoppiamenti, Francesco chiamò i ragazzi per dare le ultime indicazioni – “Mi raccomando, giochiamo come prima. Concentrati e determinati. Date il meglio e vedrete che tutto andrà bene!” – Tutto pronto. Si comincia. Dopo nemmeno due minuti, Francesco era già chiamato a sedare gli animi su un paio di campi. I ragazzi di Terni avevano deciso di buttarla sui nervi.
Tocchi poco puliti, contestazioni agli arbitri e qualche parolina poco gentile rivolta agli avversari. I mantovani a metà del primo tempo erano già sotto su due campi e in uno di questi la differenza di goal era già importante.
La partita cominciava a diventare un percorso ad ostacoli decisamente complicato. A fine primo tempo Francesco provò a calmare gli animi di tutti ed in particolar modo dei suoi. Bisognava riportare l’attenzione sul gioco e non sull’atteggiamento volutamente provocatorio dei giovani del Table Soccer Terni.
A complicare ancora di più la situazione l’arrivo di Gabriele, eliminato dal torneo individuale e spettatore fino a quel momento nascosto di ciò che stava succedendo, che partì con una serie di sciagurati consigli e indicazioni su trucchi e porcate da sfoggiare nel secondo tempo che dovevano, a suo dire, riequilibrare le sorti della partita.
Francesco era nettamente in difficoltà nella gestione della squadra in quella situazione ed il suo compagno di squadra, seppur spinto probabilmente dalle migliori intenzioni, non lo stava di certo aiutando.
Il secondo tempo fu addirittura peggio del primo. Parolacce, insulti, colpi proibiti, urla sguaiate. Un disastro. Vani i tentativi di Francesco per riportare la calma nei suoi giocatori sensibilmente alterati. I nervi erano saltati ed il risultato, compromesso già nel primo tempo, stava raggiungendo dimensioni importanti.
Nemmeno l’arrivo di un rappresentante della Federazione, attirato dalle urla e dalla confusione che si era creata intorno ai tavoli, riuscì a sedare gli animi. A qualche minuto dalla fine, il più grande dei mantovani, stufo dell’atteggiamento del suo avversario, decise che per lui la partita finiva lì, raccogliendo i suoi omini e abbandonando il campo.
I danni che quella partita stava creando erano enormi. Fischio finale. Esultanza ovviamente poco contenuta da parte della squadra vincente. Musi lunghi e poco sereni in quella sconfitta. Poche strette di mano. Qualche promessa legata ad una futura “prossima volta”.
Un fine settimana importante a livello di esperienza ed anche, perché no, di risultati si era trasformato, nel giro di poco più di mezz’ora, in un disastro che avrebbe segnato l’Atletico Sciolina in modo importante e forse definitivo.
Dopo una pausa per far sbollire gli animi e dopo aver ricevuto la medaglia di partecipazione, il gruppo mantovano era pronto a riprendere la strada di casa. Durante il tragitto di rientro, la prima spallata contro la squadra giovanile e Francesco, arrivò, manco a dirsi, da Gabriele.
“Come si fa a farsi mettere i piedi in testa da quei quattro rimbambiti lo sapete solo voi!”. Nel nove posti, per qualche minuto, nessuno aprì bocca. La tensione era alta. Antonio alzò la radio e si mise a cantare.
Tra i ragazzi, nei sedili più indietro, c’era chi si stava addormentando e chi si era rifugiato nelle cuffiette collegate al cellulare, per non sentire nulla.
L’unico che invece non riusciva a mandar giù questa esternazione era Francesco, consapevole però che il nervosismo di quel momento avrebbe fatto uscire una discussione che sarebbe stata poco piacevole per tutti, soprattutto per i ragazzi. Decise quindi di rinviare al giovedì di club, dove solo gli adulti sarebbero stati presenti, con quattro giorni utili a far sbollire il fastidio. Questa era l’idea.
Purtroppo, l’incontro, quel giovedì, prese subito la piega sbagliata. Gabriele, all’arrivo in oratorio di Francesco, davanti ad Antonio, Dino e Paolo un amico di quest’ultimo, lo accolse così – “Eccolo qua il nostro Mourinho dei poveri!” – Il tono era del simpaticone che cercava la battuta ad effetto per essere al centro dell’attenzione.
Francesco era indeciso tra la risposta offensiva ed il girare i tacchi per tornarsene a casa sua. Fu la voce di Don Ulrico a fermarlo. “Allora… com’e andata?”. La domanda fece sì che Francesco smettesse di pensare a Gabriele ed alle sue uscite infelici – “Tutto sommato abbastanza bene Don. Abbiamo fatto esperienza. I ragazzi si sono divertiti ed hanno conosciuto ragazzi che arrivavano da tutta Italia” – Solita alzata di sopracciglio di Don Ulrico ed un cenno di saluto, intanto, che prendeva la scala in direzione della sagrestia. Il gruppetto, a questo punto, poté concentrarsi sul nuovo arrivato, Paolo. La questione però non era risolta ma solo rimandata.
Se la partita contro Bruno ed i suoi Tiger Taranto era stato il momento più bello di quel weekend, la brutta sconfitta subita dai giovani mantovani contro la squadra ternana, aveva scavato una ferita profonda che avrebbe accompagnato l’Atletico Sciolina da lì in avanti e non solo nelle sue giovani promesse…