Ripercorrendo e analizzando la realtà calciotavolistica nazionale degli ultimi anni ante e post pandemia in una sorta di Giro d’Italia che tocca l’intero Stivale, nell’ambito di un paese maggiormente caratterizzato in questi ultimi anni:
- dall’evento pandemico e dalle passerelle di scienziati, star da tv, virologi che hanno detto e rinnegato, parlato e sparlato, pontificato e rimangiato decine di volte affermazioni e dictat con più vulnus di uno scolapasta;
- dallo scempio e dal teatrino della politica e dei politici, compreso quello della recentissima nomina bis del Presidente della Repubblica;
- dalla rilevante impennata dell’inflazione al punto da imporre alla FED di mantenere invariato il tasso di interesse per evitare ulteriori disastri ad una situazione economica disastrosa e disastrata;
- in ultimo ma non per importanza dall’abnorme incremento dei costi energetici e di conseguenza delle materie prime.
Orbene in sintonia con le dinamiche andamentali dell’ultimo settantennio del paese è esercizio agevole suddividere il microcosmo regionale e interregionale calciotavolistico nelle tre macrocategorie di cui al titolo in argomento, tante sono le analogie nel bene e nel male, sia pure con le dovute e ovvie proporzioni dimensionali e di moderazione, evitando parallelismi politici personalizzati ancorché agevolmente evincibili da chiunque ben conosca il movimento.
Nel percorso virtuale ma al tempo stesso a mio avviso perfettamente sincrono con la realtà, partirei dagli inani che non sono i sette nani di Biancaneve.
Questa fattispecie annovera tutte quelle Regioni che, sia ante che post pandemia, poco o nulla hanno fatto e ancor meno fanno adesso per tenere in vita il movimento.
“Non abbiamo tempo, lavoriamo sempre, abbiamo famiglia, non abbiamo risorse da destinare, abbiamo perso il lavoro, i ragazzi sono attratti dall’elettronica” e via discorrendo.
Tutte balle, o perlomeno tutte motivazioni che, seppur teoricamente plausibili, non giustificano l’inanità, il non fare, il nulla per essere chiari, in linea con il recente “nulla bis”. Solevano dire i filosofi: “il tempo non esiste è una nostra invenzione”. Volere e potere sovviene nondimeno in soccorso per citare una massima risaputa.
L’analisi in ambito regionale, sempre riferita alla categoria in argomento, si sposta poi anche alla sottospecie di inanità assoluta di tanti club che pur facenti parte di Regioni attive, del pari nulla fanno per coadiuvare o promuovere l’attività di quella stessa Regione, appannaggio di pochi grandi che si prodigano da sempre nella e per la promozione.
Proseguendo nel percorso troviamo i MALATI. Appartengono a questa categoria tre fattispecie tanto ridicole quanto significative:
- quelli che continuano a sbandierare pubblicamente, sui social, in ogni dove, le 57 champions vinte, il podio nel ranking nazionale e internazionale, scudetti, promozioni e quant’altro di similare;
- quelli che ti scrivono in privato (quarantenni, cinquantenni, puranche sessantenni e padri di famiglia), per manifestare l’apprezzamento per un articolo e per qualsiasi altra iniziativa e ti dicono sottovoce senza alcun pudore di scusarli per evitare di non averlo fatto in pubblico temendo l’iracondia di qualche loro compagno di club a cui l’autore è antipatico;
- quelli che nelle Associazioni non fanno entrare giocatori di altri club o prima di farlo (ma poi non lo fanno comunque) sentono la necessità di discutere lungamente se accettarli o meno, maggiormente se sono calciotavolisti ma non necessariamente tali, puranche esterni di generica specie. Ciò naturalmente senza che il richiedente asilo pretenda di non assolvere al pagamento del costo associativo o della tessera del circolo pinco pallo, nel quale magari i dinieganti medesimi sono o dei semplici soci o peggio ancora aggregati e/o ospiti. Cose da manicomio, tipiche del paese italiota.
Dulcis in fundo i SANI, I VIRTUOSI, TUTTI QUELLI CHE NON LESINANO ENERGIE, TEMPO, DANARO E IMPEGNO per continuare nella promozione del nostro gioco.
Si tratta di coloro che hanno ben compreso che il CDT è un gioco la cui sopravvivenza non risiede nei Mondiali, nei Campionati Italiani, nelle Coppe Europee, ma nella promozione sul territorio, nell’invogliare i ragazzi a non abbandonare il gioco, nell’organizzare eventi di qualsiasi genere (dal regionale al Challenge, dal torneo parrocchiale al quadrangolare a casa), nel ritrovarsi in un garage, ovunque per giocare in armonia e amicizia.
Fondamentalmente tre le Regioni che eccellono e qui i nomi è doveroso farli:
- Il Triveneto guidato dal Dr. Guido Cerullo;
- La Lombardia “del sud” con a capo il Direttore di questa testata;
- La Sicilia del Prof. Natoli e dei Fratelli La Torre.
Alle quali aggiungerei la sola Emilia reggiana e bolognese di SAVERIO e RICCARDO e l’altrettanto sola Toscana livornese della famiglia GIUDICE, meravigliosi ed ammirevoli esempi cui tutti dovrebbero tendere.
Eppure, Guido Cerullo è uno stimato Medico che svolge la sua professione anche con turni di notte ed ha moglie e due figli. Ciononostante, organizza in team eventi costanti nel Triveneto che tutto è tranne che poco esteso.
Eppure, Maurizio Brillantino è manager di una importante azienda, lavora in media 10/11 ore al giorno e ha moglie e due figli. Ciononostante, organizza eventi con il fraterno amico Carlo Ciraolo in tutta la provincia cremonese e parte piacentina la cui estensione tutto è tranne che contenuta.
Eppure, Cesare Natoli è docente in un liceo, musicologo, filosofo, scrittore ed ha moglie e due figli. Ciononostante, organizza tornei ed eventi non solo a Messina ma collabora anche con i vicini di Barcellona Pozzo di Gotto e Siracusa le cui distanze non equivalgono, per fare un esempio, a quella che intercorre tra Bologna a Ferrara.
Eppure i fratelli La Torre lavorano duramente e per l’intera giornata, hanno moglie e figli. Ciononostante, organizzano tornei ed eventi a Barcellona Pozzo di Gotto e, in team con il Prof. Natoli, coordinano e organizzano eventi anche parrocchiali o da oratorio cui i ragazzi sono legatissimi.
Beninteso, questo articolo è relativo al Calcio da Tavolo, non ho adeguate conoscenze e competenze per parlare del mondo del Subbuteo Tradizionale, Classico, Old atque similaria, chiamatelo come vi pare.
Piuttosto se si vuole che il CDT resti in vita o si evolva, che ci si dia una mossa e si trovi il tempo e il modo, quelli che “fanno” sono troppo pochi e gli inani non servono. Bastano e avanzano quelli di Biancaneve.
Rosario Ifrigerio
11.02.2022