E’ stata una due giorni particolarmente bella e significativa per tanti motivi.
Mai visti tanti afflati e tanti abbracci in un contesto permeato di leggerezza e di superficiale tranquillità.
Sarà stata la pandemia, lo spessore del Direttivo in carica, il giusto senso che ad un simile evento deve essere attribuito o forse l’insieme di tutte queste cose.
Purtuttavia, come sempre accade in occasioni di specie, vanno rimarcate situazioni da zero in condotta e altrettante da dieci con lode.
Beninteso alle considerazioni che seguono non va data un’accezione assolutistica trattandosi di aspetti circoscritti a ciò che l’autore ha denotato in campo e fuori. Sono delle tracce, alcune vecchie come il mondo, altre nuove o relativamente tali e perciò meritevoli di essere menzionate.
Il compianto Massimo Troisi, in una delle sue pellicole più famose, alla domanda “meglio un giorno da leoni che cento da pecore” rispose che sarebbero stati meglio cinquanta giorni da orsacchiotti. Un po’ come dire: ma perché tra il considerare tutto in chiave bianca o nera, non pensiamo anche che esiste un’area grigia?”
Si tratta di un modus che può andar bene in talune occasioni ma non è applicabile al nostro microcosmo e quand’anche lo fosse sarebbe esattamente eguale allo zero.
Per l’appunto partiamo dagli ZERI, alcuni dei quali riguardano in modo speculare giocatori e arbitri essendo gli uni consequenziali o propedeutici degli altri:
- ZERO agli arbitri distratti e scocciati che interpretano l’arbitraggio come una rottura di scatole cui ottemperare ob torto collo;
- ZERO agli arbitri che non conoscono il regolamento, neppure le regole più elementari;
- ZERO agli arbitri che chiedono ai due contendenti: “Voi che avete visto, io ero girato, ero coperto?”
- ZERO ai Responsabili degli arbitraggi che destinano sui campi a casaccio le quattro risorse preposte senza tener minimamente conto dell’importanza della contesa e delle caratteristiche dei due giocatori che si affrontano. Nondimeno coloro che chiedono agli altri: tu che partita vuoi arbitrare ?;
- ZERO a tutti coloro che continuano, imperterriti, a blaterare durante il match, ad auto chiamarsi falli, a prendere una pallina che rotola ancora, a riposizionarsi gli omini da soli, a contestare situazioni evidenti e lampanti al solo scopo di creare turbative nella psiche dell’arbitro, specie se un ragazzo giovane, sovente riflesso di condizionamento in situazioni dubbie successive;
- ZERO a tutti quelli che continuano a fare ostruzione con le braccia (quando non con il corpo) impedendo all’avversario di giocare palla in attacco. “Ma non ti sto disturbando ponendomi lateralmente di fianco alla tavola da gioco, sono dietro la mia porta, dove devo metterle le braccia ?”, e via a parlare e i secondi intanto scorrono.
- ZERO ai difendenti che in occasione di un calcio di punizione, pongono la mano/manona dietro il proprio omino che finisce con lo sbatterci sopra dopo la spazzata dell’attaccante pronto al tiro. “Si può fare, ho solo una mano sul campo e tu sei avvantaggiato perché hai il beneficio della mossa fatta dopo il tocco”. Ma quando mai ? Tu quella mano lì non la puoi tenere !
- ZERO ai lamentosi contestatori ad ogni minima decisione degli arbitri con la solita stucchevole tiritera del “Ho fatto tanti chilometri per venire fin qui”. Non te lo ha ordinato il medico!
Ma per fortuna ci sono anche tanti DIECI.
- DIECI agli organizzatori, è filato tutto liscio nell’applicazione e nella gestione dei protocolli legislativi in materia di prevenzione pandemica e similaria, complimenti di cuore a tutti coloro che si sono prodigati in tal senso, non solo all’Esecutivo;
- DIECI ai gestori del punto ristoro sul piazzale esterno: prezzi normali e onestissimi, nonostante tutto ciò che sta accadendo in materia di consumi e incremento dei costi;
- DIECI a tutti i ragazzi di Ascoli e del Picchio, esemplari negli arbitraggi, nella compostezza, nell’applicazione del regolamento con pacatezza e calma. E ancor più esemplari nelle attività di allestimento e disallestimento della location. Sono rimasto particolarmente colpito dal modo con cui hanno iniziato a rimuovere i campi a fine manifestazione. Tutti ad aiutarsi l’un con l’altro nonostante, devo ritenere, fossero stanchi come gli altri. Peraltro non tutti abitano ad un tiro di schioppo da San Benedetto del Tronto beninteso e quand’anche fosse ne va dato e rimarcato merito;
- DIECI al Barcellona Pozzo di Gotto. Una squadra fantastica fatta di ragazzi giovani, cresciuti nel vivaio per usare un termine calcistico, autentici talenti di una Sicilia meravigliosa. Vederli così in alto nella classifica della massima serie dovrebbe riempire tutti di gioia, non solo i siciliani;
- DIECI al Messina, una sorta di Barcellona due. Tre fenomeni straordinari, i due figli del Prof. e Armando Giuffrè, straordinari interpreti sul piano umano e comportamentale prima ancora che su quello sportivo. Una squadra tecnicamente fortissima, coesa come solo il citato Barcellona e il Pierce anni addietro. Ragazzi che hanno iniziato a giocare a 7/8/10 anni, qualcuno, oggi, non ancora maggiorenne. Silenti, rispettosi, non esultano quando segnano e fai fatica anche a sapere il loro risultato se non fosse per il quinto che coordina e tiene le fila. Avrebbero meritato di fare l’en-plein, 11 su 11. La sconfitta nell’ultimo turno nasce dalla concomitanza di tanti fattori particolari, ma la squadra è prima in classifica con indiscutibile merito perché è di gran lunga la più forte di tutte;
- DIECI CON LODE A FILIPPO ROSSI (N.B. IL MAIUSCOLO È DOVUTO): Semplicemente unico, il n.1 in assoluto. Ha gestito una manifestazione di tale portata con personalità, garbo, autorevolezza e con la precisione che lo contraddistingue da sempre, nonostante le enormi difficoltà dovute alla forzata mancanza di strumenti cartacei e informatici di ausilio per tutti i giocatori presenti e per gli organizzatori medesimi.
Tutto il resto, da 1 a 9, è lasciato al libero arbitrio di ciascuno: per quanto mi riguarda nella vita o si è leoni o si è pecore, gli orsacchiotti non mi sono mai piaciuti.
Bergamo, 11.04.2022
Rosario Ifrigerio
Molti zeri agli arbitri e molti zeri ai contestatori seriali, come prevedibile. Se la si smettesse di accettare sempre passivamente questi atteggiamenti ostruzionistici, se gli arbitri facessero notare sul referto finale, visto che ne hanno facoltà, tutti i comportamenti inidonei dei giocatori e di quelli che minacciano il normale svolgimento di una gara, questo “sport” sarebbe molto più godibile. Continuare a stigmatizzare comportamenti fallaci senza fare mai nomi e cognomi è soltanto una mera perdita di tempo e mai nessuno verrà sanzionato esemplarmente. Federazione, dove sei ?