Siamo nella zona sud – est di Londra e qui ha sede il Charlton Athletic Football Club con il suo “The Valley”, teatro delle gesta degli Addicks (questo il nickname dei biancorossi londinesi) attualmente impegnati in League One, la terza serie della Football League.
I natali del Charlton risalgono al 9 giugno 1905 grazie all’iniziativa di un gruppo di ragazzi in East Street, ora conosciuta come Eastmoor Street e non più zona residenziale.
Anche se gli archivi pullulano di aneddoti riguardanti la fondazione del club, al momento della sua formazione esso non aveva alcuna connessione con altre squadre ovvero istituzioni laiche e/o ecclesiastiche.
Il Charlton trascorse la maggior parte degli anni antecedenti la Prima guerra mondiale giocando in campionati locali ed ottenendo promozioni in serie per 8 anni consecutivi.
Nel 1905-06 la squadra giocò solo partite amichevoli ma si unì, e vinse, la Lewisham League Division III per la stagione 1906-07.
Per la stagione 1907-08 la squadra disputò la Lewisham League, la Woolwich League e partecipò alla Woolwich Cup. Fu anche in questo periodo che il soprannome Addicks fu usato per la prima volta nella stampa locale, anche se potrebbe essere stato in uso prima di allora. Nella stagione 1908/09 il Charlton Athletic giocava nella Blackheath and District League e nel 1910-11 era passato alla Southern Suburban League. Durante questo periodo Charlton Athletic ha vinto la Coppa Woolwich quattro volte, il campionato della Woolwich League tre volte, ha vinto la Blackheath League due volte e la Southern Suburban League tre volte.
Diventarono una squadra senior nel 1913, lo stesso anno in cui il vicino Woolwich Arsenal si trasferì a nord di Londra.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, il Charlton fu uno dei primi club a chiudere per partecipare al “Greater Game” oltreoceano. Il club fu riformato nel 1917, giocando principalmente amichevoli per raccogliere fondi per enti di beneficenza legati alla guerra e per la Woolwich Memorial Hospital Cup.
Al termine della Prima guerra mondiale, il club si unì alla Kent League per una stagione (1919-20) prima di diventare professionistico e nominare Walter Rayner come primo manager a tempo pieno.
Dopo aver disputato una sola stagione di Southern League (1920/1921), il Charlton fu finalmente ammesso all’interno della Football League dove esordì contro l’Exeter City nell’agosto del 1921 vincendo per 1-0.
Nel 1923, il Charlton si meritò l’appellativo di “giant killers” nella FA Cup dello stesso anno nella quale eliminò via via Manchester City, West Bromwich Albion e Preston North End prima di cedere contro i futuri vincitori del Bolton Wanderers nei quarti di finale.
Era il periodo in cui ci fu la proposta di fusione con il Catford Southend nella speranza di creare un club più competitivo ma, nonostante il Charlton avesse deciso di disputare la stagione 1923/24 a Catford indossando la divisa a strisce verticali blu chiaro e blu scuro, già la stagione successiva gli Addicks tornarono a giocare nell’area urbana di Charlton e con la divisa originale biancorossa.
Tre anni dopo gli Addicks vinsero il campionato di Division Three nel 1929 e rimasero a livello di Division Two per quattro anni, fino ad una nuova retrocessione in Third Division sud alla fine della stagione 1932-33 quando il club ebbe la grande idea di nominare Jimmy Seed come manager: stava per iniziare il periodo di maggior successo nella storia del Charlton.
Seed, un ex minatore che aveva fatto carriera come calciatore nonostante avesse subito gli effetti del gas velenoso nella Prima guerra mondiale, rimane ad oggi il manager di maggior successo nella storia del Charlton, il cui board gli ha intitolato una tribuna del “The Valley”.
Seed era un innovatore dal punto di vista del gioco in un momento in cui la tattica era considerata quasi un orpello inutile. Fu il primo a far salire il mediano sulla linea degli attaccanti per dare supporto alle due ali ed alle due punte centrali. L’organizzazione che Seed portò in seno alla squadra si dimostrò efficace e gli Addicks ottennero due promozioni dalla Third Division alla First Division tra il 1934 e il 1936, diventando il primo club ad esserci mai riuscito.
Il Charlton si assicurò finalmente la promozione in First Division battendo i rivali londinesi del West Ham United al Boleyn Ground, con il mediano John Oakes che continuò a giocare dopo aver riportato una commozione cerebrale e la rottura del setto nasale.
L’approdo in First Division non significò assolutamente sentirsi appagati ma, anzi, l’ottimo lavoro di Seed condusse gli Addicks al secondo posto nel 1937, al quarto nel 1938 e al terzo nel 1939 il tutto condito dalla vittoria della Football League War Cup (nel periodo bellico) e dal raggiungimento della finale di FA Cup nel 1946.
Proprio quella finale segnò il punto più alto della storia degli Addicks in una partita che mise a dura proprio le coronarie dei tifosi e che ebbe un protagonista ben preciso nelle fila dei biancorossi londinesi: Bert Turner.
Questi prima centrò la porta sbagliata realizzando una clamorosa autorete a 10 minuti dalla fine della partita, ma dopo soli sessanta secondi, realizzò il punto che portò Charlton e Derby County ai tempi supplementari. Purtroppo per i nostri eroi, il Derby bussò tre volte all’extra – time spegnendo i sogni di gloria dei giocatori del Charlton.
Quando, nella stagione 1946/47 riprese a pieno ritmo il campionato di First Division, il Charlton chiuse al diciannovesimo posto in classifica (salvandosi per il rotto della cuffia), ma raggiunse ancora una volta l’atto finale della FA Cup. Stavolta, ad attendere i nostri a Wembley, c’era il Burnley ma l’esito fu, fortunatamente per gli Addicks, diverso da quello dell’anno precedente: la rete di Chris Duffy, infatti, regalò il successo al Charlton che riuscì a dimenticare la delusione di 12 mesi prima.
Questo fu un periodo particolarmente felice per il club che riuscì a portare, in media, oltre 40.000 spettatori al The Valley, uno stadio capace di contenerne anche 70.000.
Tuttavia, negli anni 1950 furono fatti pochi investimenti sia per i giocatori che per l’impianto di gioco, ostacolando, di fatto, la crescita del club sia a livello tecnico che economico. Nel 1956, l’allora consiglio di amministrazione si schierò contro Jimmy Seed, chiedendone le dimissioni con il risultato finale di “ammirare” la retrocessione in Second Division nella stagione successiva.
Dalla fine degli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta, il Charlton rimase un inquilino stabile della Second Division prima che la retrocessione in Third Division, al termine del torneo 1971/72, portasse anche ad una frattura importante tra club e tifoseria.
La successiva promozione di tre anni dopo non migliorò più di tanto sia i conti, sia il rapporto con il pubblico. Al termine del campionato 1979/80 il Charlton subì una nuova retrocessione in terza divisione seguita, dopo solo un anno, da un pronto ritorno nella serie cadetta. Nel frattempo, il cambio di proprietà non portò i risultati sperati, ma, anzi, l’acquisto, decisamente fuori luogo, dell’ex-calciatore europeo dell’anno Allan Simonsen portò il club sull’orlo della bancarotta.
Nel 1984 le problematiche finanziarie esplosero in maniera fin troppo evidente e il club fu posto in amministrazione controllato ed essere riformato come Charlton Athletic (1984) Ltd.
Per motivi di sicurezza, la squadra fu anche costretta ad abbandonare l’impianto di The Valley dopo l’inizio della stagione 1985/86 per andare a condividere il terreno di Selhurst Park con il Crystal Palace.
Nonostante il trasloco, il Charlton fu nuovamente promosso in First Division alla fine del campionato 1985/86, rimanendovi per quattro stagioni consecutive (il miglior piazzamento, però, fu un 14° posto).
Nel 1987 il Charlton tornò anche a Wembley per la prima volta dalla finale di FA Cup del 1947 per disputare l’atto conclusivo della Full Members Cup contro il Blackburn.
Al termine del campionato 1989/90, però, fu retrocesso insieme allo Sheffield Wednesday e al Millwall. Il manager Lennie Lawrence rimase in carica per un’altra stagione prima di accettare un’offerta arrivata da Middlesbrough ed essere sostituito dalla coppia Alan Curbishley e Steve Gritt.
La strana coppia ebbe immediato successo nella prima stagione finendo appena fuori dalla zona play-off. La stagione 1992-93 partì sotto ottimi auspici e con la prospettiva di una promozione in First Division (la nuova denominazione della seconda divisione dopo la formazione della Premier League). Tuttavia, il club fu costretto a vendere giocatori migliori come Rob Lee per recuperare i fondi necessari per avere il permesso di tornare a giocare al The Valley, permesso ottenuto nel dicembre 1992.
Dopo ulteriori due stagioni in First Division senza infamia e senza lode, il nuovo Chairman del club, Richard Murray prese la decisione di nominare Alan Curbishley come Manager del Charlton, una scelta decisamente indovinata.
Dopo un’eliminazione nella semifinale play-off del 1996 ad opera del Crystal Palace ed un deludente 15° posto nel torneo 1996/97, il campionato 1997/98 si concluse con la finale play – off a Wembley contro il Suderland: dopo un vibrante 4 – 4 al termine dei due tempi supplementari, il Charlton riuscì a spuntarla ai calci di rigore per 7 – 6 in quella che venne descritta come “probabilmente la più drammatica partita di calcio nella storia di Wembley”.
Finalmente il club del The Valley tornò a respirare l’aria della Premier League, un’avventura durata, purtroppo, solo l’arco di una stagione.
Dopo un ottimo inizio (due vittorie su due incontri), la squadra scivolò pian piano nei bassifondi della classifica retrocedendo proprio all’ultima giornata di campionato.
Nonostante tutto, il consiglio di amministrazione del club ritenne di continuare con Curbishley, il quale premiò la scelta del presidente portando a casa il titolo di Division One nel 2000 che segnò il ritorno in Premier League per la stagione 2000/01.
Curbishley ebbe il gran merito di mantenere, seppure con un discreto esborso economico per la società, il Charlton tra i “grandi” per diverse stagioni con la ciliegina di un settimo posto nel campionato 2003/04, un torneo nel quale la squadra era stata anche vicina ad un piazzamento in zona Champions League, almeno fino alla cessione della stella Scott Parker al Chelsea.
Il tecnico lasciò i londinesi al termine della stagione 2005/2006, dopo aver posto solide basi per il futuro. Ian Dowie fu prescelto come sostituto ma l’impatto fu, per lui, quantomai devastante: dopo aver raccolto solo due vittorie in 12 turni di campionato, fu infatti licenziato nel novembre del 2006.
In realtà, anche il suo sostituto Les Reed non riuscì a smuovere più di tanto la classifica tanto da dover lasciare il posto all’ex – giocatore Alan Pardew il quale, alla fine, non riuscì ad evitare che il Charlton retrocedesse.
Il ritorno in Championship fu mal digerito sia dalla dirigenza che dai tifosi con la squadra mai in grado di tenere il passo delle prime (alla fine la classifica vide gli Addicks in 11° posizione) e, soprattutto, alle prese con problemi finanziari: un passivo di oltre 13 milioni di sterline spaventò almeno due dei possibili acquirenti, tra i quali un’importante società di investimenti con sede a Dubai.
Pardew si dimise il 22 novembre 2007 dopo una sconfitta in casa (2-5) contro lo Sheffield United che portò il Charlton ai confini della zona retrocessione. Phil Parkinson fu inizialmente assunto come traghettatore per poi essere ufficialmente nominato Manager dopo una vittoria contro il Norwich nel terzo turno di FA Cup. Una serie negativa di 18 incontri senza vittorie (l’ultimo per 2 – 2 contro il Blackpool), però, costarono una cocente retrocessione in League One.
Dopo aver trascorso quasi tutta la stagione 2009-10 nella top six della League One, il Charlton fu sconfitto, anche se solo ai calci di rigore, nella semifinale di ritorno dei play-off ad opera dello Swindon Town.
Dopo un cambio di proprietà e l’ennesima serie di risultati deludenti in campionato, sia Parkinson che l’allenatore della squadra Riserve, il leggendario ex giocatore del Chrlton Mark Kinsella, lasciarono il club.
Nel gennaio del 2011 un’altra leggenda del Charlton, Chris Powell, fu nominato manager vincendo la sua prima partita per 2-0 contro il Plymouth al The Valley, la prima vittoria in campionato dopo 3 mesi.
Dopo un brillante inizio che portò il Charlton nei quartieri alti della classifica, una flessione nei mesi successivi portò la squadra a non vincere per undici turni di campionato per poi riprendersi verso la fine della stagione non riuscendo, però, a centrare l’obiettivo dei play – off.
Per la stagione in divenire, Powell riuscì a mettere in piedi una e vera e propria rivoluzione portando al The Valley ben 19 nuovi giocatori riuscendo a centrare, finalmente la promozione in Championship da primi in classifica, e con il punteggio record di 101 punti, grazie anche agli ultimi due successi consecutivi contro Carlisle Utd (in trasferta) e Wycombe Wanderers (in casa).
Il ritorno in Championship nella stagione 2012/13 portò in dote un onorevole nono posto con 65 punti totali, a sole tre lunghezze da un piazzamento in zona playoff.
Nel gennaio del 2014 la storia degli Addicks conobbe una svolta grazie all’acquisizione del club da parte del ricco imprenditore belga Roland Duchâtelet il quale investì 14 milioni di sterline nell’acquisizione del pacchetto di maggioranza, entrando, però, presto in conflitto con il Manager Powell il quale fu licenziato nel marzo del 2014 dopo una sconfitta nei quarti di finale di FA Cup contro lo Sheffield United e con il Charlton in fondo alla classifica di Championship. In seguito, fu anche reso pubblico uno scambio di mail che certificavano i rapporti tesi tra Presidente e Manager.
Jose Riga, successore di Powell, fu nominato alla guida del Charlton a mercato invernale già chiuso, senza la possibilità di intervenire personalmente nella gestione della rosa.
Ciononostante, riuscì a portare il Charlton in salvo grazie al diciottesimo posto finale che significò, per l’appunto, permanenza in Championship.
Nel maggio del 2014, Riga decise di lasciare la panchina degli Addicks per “migrare” a Blackpool. Il suo successore, l’ex giocatore del Millwall Bob Peeters, fu assunto con un contratto di 12 mesi ma la sua esperienza durò solo 25 partite anche in conseguenza di una lunga striscia di pareggi.
Peeters fu licenziato con la squadra al quattordicesimo posto e sostituito da Guy Luzon; quest’ultimo riuscì ad evitare la retrocessione vincendo la maggior parte degli incontri rimanenti e chiudendo in dodicesima posizione. Ma, come spesso accade, i corsi e ricorsi della storia erano dietro l’angolo con la stagione 2015/16 che ne fu la riprova.
Gli Addicks partirono con il piede giusto ma, già a fine ottobre, una sconfitta interna contro il Brentford (0-3) costò la panchina a Luzon il quale si difese dicendo, sostanzialmente, di non essere lui a poter fare la formazione…
Dopo 14 incontri sotto la guida di Karel Fraeye, caratterizzati da due sole vittorie con conseguente penultimo posto in classifica, fu richiamato Jose Riga che non riusc’ ad evitare una nuova retrocessione in League One.
Ormai il malcontento, acuito ulteriormente dalle dimissioni di Riga e dalla discutibile gestione di Duchatelet, serpeggiava in maniera sempre più evidente tra i tifosi biancorossi pronti a dimostrazioni di protesta sempre più eclatanti.
Dopo un 13° posto nel campionato 2016/17, la promozione fu solo sfiorata in quella successiva quando il Charlton, guidato da Lee Bowyer, fu sconfitto nella semifinale playoff per la promozione in Championship. Era il preludio alla tanto agognata promozione giunta al termine del torneo 2018/19, ancora sotto la guida di Bowyer, grazie alla vittoria per 2 – 1 nella finale dei playoff contro il Sunderland.
Non ci fu il tempo materiale di gioire perché stava per iniziare una telenovela dai contorni decisamente poco chiari in merito alla vendita del club.
Il 29 novembre 2019, il Charlton Athletic fu formalmente acquisito dalla East Street Investments (ESI) di Abu Dhabi, previa approvazione della English Football League (EFL) concretizzatasi il 2 gennaio 2020.
Tuttavia, due mesi più tardi si consumò una faida interna alla ESI tale da portare la EFL a dichiarare nulla l’acquisizione delle quote di maggioranza del club da parte della stessa ESI. Tra l’altro, sia lo stadio che il campo di allenamento del Charlton erano ancora di proprietà di Duchâtelet, il tutto contestualmente all’embargo sui nuovi trasferimenti di calciatori (fino a giugno 2021) per mancanza di garanzie finanziarie da parte dei nuovi acquirenti.
Il 20 aprile 2020, l’EFL annunciò che il club era stato messo sotto inchiesta proprio sulla base di manovre poco chiare nell’acquisizione dello stesso.
Nel giugno 2020 il board del club confermò che l’ESI era stato rilevato da un consorzio guidato dall’uomo d’affari Paul Elliott, affermando, inoltre, di aver contattato l’EFL per formalizzare il cambio di proprietà.
La battaglia legale, purtroppo per la squadra ed i tifosi, non finì certamente qui, ma, in realtà, continuò vedendo come protagonista l’ex direttore di ESI Matt Southall, il quale tentò di riprendere il controllo del club per impedire che l’acquisizione di Elliot andasse avanti.
Il suo tentativo andò a vuoto ed il risultato finale fu una multa salata ed il licenziamento per aver sfidato il consiglio di amministrazione del club.
Il 7 agosto 2020 la EFL dichiarò ufficialmente che tre soggetti, tra i quali il proprietario di ESI Elliot e l’avvocato Chris Farnell non avevano ottemperato agli obblighi del “Owners’ and Directors’ Test”: la proprietà degli Addicks restava, agli occhi della Federazione, poco “limpida”.
Le incertezze societarie finirono per coinvolgere inevitabilmente anche la sfera tecnica con una nuova retrocessione in League One al termine della stagione 2019/20 purtroppo funestata dalla pandemia da COVID -19.
Finalmente, nel mese di settembre 2020, Thomas Sandgaard, un uomo d’affari danese con attività imprenditoriali in Colorado, acquistò le quote di maggioranza del club superando tutti i test della EFL
Nel frattempo, siamo a marzo 2021, con il club che giaceva all’ottavo posto, Bowyer si dimise da manager del club per trasferirsi sulla panchina del Birmingham City. Il suo successore, Nigel Adkins, fu nominato tre giorni dopo chiudendo il campionato di League One 2020/21 in settima posizione, ma iniziando la stagione successiva vincendo solo due delle 13 partite di League One: l’esonero si concretizzò nel mese di ottobre con la conseguente nomina di Johnnie Jackson nel mese di dicembre 2021.
In realtà, anche se i risultati del campo migliorarono a tal punto da portare il Charlton fuori dalle secche della zona retrocessione, il campionato 2021/22 si chiuse portando in dote un poco lusinghiero 13° posto.
Il nome del Charlton è inevitabilmente legato a quello del suo stadio, “The Valley”, un terreno di gioco dai natali non propriamente nobili…
In realtà il primo terreno del club fu il Siemens Meadow (1905-1907), un appezzamento di terreno accidentato nei pressi del fiume Tamigi.
Seguirono i traslochi prima al Woolwich Common (1907-1908), quindi al Pound Park (1908-1913) ed infine ad Angerstein Lane (1913-1915). Dopo la fine della Prima guerra mondiale, una cava di gesso nota come Swamps fu individuata come area per il nuovo impianto di gioco degli Addicks.
Il primo incontro nel nuovo sito, ora noto come The Valley, fu nel settembre 1919 e, a tutt’oggi, è teatro delle gesta degli uomini in divisa biancorossa, fatta eccezione per l’esilio del 1924 allorché il Charlton si trasferì allo stadio The Mount di Catford alla luce di una proposta di fusione con il Catford Southend Football Club mai concretizzatasi.
Nel 1938 si registrò la più alta affluenza di pubblico con oltre 75.000 spettatori presenti per l’incontro di F.A. Cup contro l’Aston Villa.
Nel settembre 1985 il board del club decise di lasciare The Valley per traslocare a Selhurst Park in condominio con il Crystal Palace, una mossa rivelatasi quantomai impopolare.
Le proteste dei tifosi trovarono sponda sia sul piano politico (fu addirittura fondato un partito ad hoc, il Valley Party) che, ovviamente, finanziario con la creazione di un fondo obbligazionario, il Valley Gold.
Nel frattempo, per la stagione 1991/92 e parte di quella 1992/93 gli Addicks giocarono all’Upton Park, casa del West Ham Utd, in quanto un’altra compagine londinese, il Wimbledon, si era trasferito a Selhurst Park.
Il Charlton tornò finalmente a The Valley nel dicembre 1992, festeggiando l’evento con una vittoria per 1-0 contro il Portsmouth.
Dal 1994 tre quarti del perimetro dell’impianto sono stati completamente riqualificati trasformando il The Valley in un moderno stadio all-seater con una capacità di 27.111 spettatori (espandibile fino a 40.000), la più grande degli impianti di gioco del sud di Londra.
Se, dal punto di vista della storia del calcio inglese, il Charlton occupa un’indiscutibile posizione di rilievo, come si pone, invece, nel verde mondo di Sir Peter Adolph?
Dando per scontato che, secondo il catalogo ufficiale, il Charlton fa parte del novero delle squadre che fanno capo alla generica ref 1, nel catalogo “old” delle HW è presente con la ref 177, una ref non comunissima e, comunque, dal discreto valore commerciale.
La squadra è raffigurata con la classica maglia rossa con colletto bianco, calzoncini bianchi con banda laterale rossa e calzettoni rossi con bordi bianchi; in linea di massima l’accoppiata base/inner è di colore rosso/bianco.
Nel catalogo LW abbiamo la ref 648 che è, sostanzialmente una replica della versione HW senza particolari varianti aggiuntive.
E con queste note subbuteistiche, da Londra è tutto: alla prossima puntata!!!