Il Wimbledon Football Club, il club che per quasi un secolo non è esistito nella topografia calcistica della capitale del Regno ma che divenne famoso grazie a quella “Crazy Gang” capitanata da Vinny Jones capace di battere il grande Liverpool nella finale di FA Cup del 1988 per poi scendere all’inferno e rinascere nel 2004 con un altro nome, rappresenta una pagina unica e romantica nel panorama calcistico londinese.
Il Wimbledon Old Central Football Club fu fondato nel 1889, prendendo il nome dalla Old Central School, sita in Wimbledon Common, della quale i giocatori erano stati allievi.
Il battesimo del campo si concluse con una vittoria per 1-0 sul Westminster, mentre sette anni fu il tempo necessario per arrivare al primo trofeo: il club vinse sia la Clapham League (con il bis ottenuto 5 anni più tardi) che la Herald League nella stagione 1895/96.
Che la storia del club fosse per cuori forti lo si capì sin dai primi vagiti…Dopo aver preso la decisione di eliminare il prefisso “Old Central” dal nome del club nel maggio 1905 ed aver vinto la South London Charity Cup lo stesso anno, gli eccessivi debiti causarono il fallimento del club nel 1910.
Rifondato un anno dopo con il nome di Wimbledon Borough, (anche se il suffisso”Borough” fu eliminato dopo appena un anno), il club continuò a giocare sul Wimbledon Common e in varie altre località dell’area di Wimbledon fino al 1912, prima di trasferirsi a Plough Lane.
Il Wimbledon si unì alla Athenian League per il campionato 1919/20, arrivando ad occupare la piazza d’onore alla seconda partecipazione prima di unirsi alla Isthmian League nella quale si laureò campione per 4 volte negli anni ‘30, raggiungendo anche la finale della FA Amateur Cup nella stagione 1934/35 e in quella 1946-47 in aggiunta ad ulteriori due secondi posti in campionato.
Continuando il loro percorso nelle leghe amatoriali, i gialloblu conquistarono il loro quinto titolo di Isthmian League nel corso della stagione 1958/59 prima di un successivo trittico vincente in campionato (1962 – 1964) e di una vittoria in FA Amateur Cup nel 1963 grazie ad una quaterna di Eddie Reynolds (il miglior marcatore della storia del Wimbledon) nel 4 – 2 rifilato in finale al Sutton United.
Per gli amanti delle curiosità, Reynolds
segnò tutti e quattro i gol del Wimbledon di testa, diventando l’unico giocatore ad aver segnato di testa tutti e quattro i gol della sua squadra in una partita di Wembley, un’impresa rimasta unica a tutt’oggi.
Alla luce dei successi in campo dilettantistico, il board del club decise di cambiare il proprio status passando al professionismo a partire dalla stagione 1964/65 da vivere in Southern League, una stagione bagnata con il secondo posto nella graduatoria finale.
Il decennio successivo fu contrassegnato dall’exploit in FA Cup nella stagione 1974/75; dopo aver eliminato nei turni di qualificazione, nell’ordine, Bracknell Town, Maidenhead United, Wokingham Town, Guildford & Dorking United, Bath City e Kettering Town, il Wimbledon si ritrovò al terzo turno ufficiale della competizione. La vittoria al Turf Moor di Burnley significò la prima di una squadra di non – League sul campo di un team di First Division.
Buona anche la prova disputata dalla squadra nel turno successivo quando riuscì ad imporre al Leeds Utd il pareggio ad Elland Road grazie anche alle gesta del portiere Dickie Guy autore di una splendida parata sul penalty calciato da Peter Lorimer.
Purtroppo il replay, giocato sul terreno amico di Selhurst Park davanti a 40.000 spettatori, fu perso per 1 – 0 per una sfortunata autorete.
I tempi erano ormai maturi per lasciare i fangosi campi della non – League e, dopo tre vittorie consecutive in Southern League nei tre anni precedenti, Il Wimbledon fu ammesso in Football League nella stagione 1977/78 in luogo del Workington.
Il debutto nella nuova dimensione fu, tutto sommato, abbastanza lusinghiero con un 13° posto conquistato nella classifica di Fourth Division sotto la guida del Manager italiani Dario Gradi, condottiero della squadra in grado di conquistare la promozione alla divisione superiore nella stagione successiva.
Il soggiorno in Third Division si rivelò alquanto faticoso, nonché fugace in quanto, con sole 10 vittorie all’attivo, la squadra fu immediatamente retrocessa in Fourth Division.
Fu questo il momento in cui la dirigenza del club pensò ad un trasferimento a Milton Keynes ma il piano non andò in porto. Rimanendo nella sede consueta, la stagione 1980/81 vide il Wimbledon riconquistare la Third Division al primo tentativo, al termine di una stagione decisamente movimentata e con il presidente Ron Noades lasciare il club per rilevare il Crystal Palace, portando con sé il manager Dario Gradi a Selhurst Park.
Il risultato a Plough Lane fu la promozione a manager dell’ex assistente di Gradi, Dave Bassett il quale fu costretto ad assistere a due drammi, seppure di gravità decisamente diversa: la nuova retrocessione del Wimbledon in quarta divisione ma, soprattutto, il suicidio di Dave Clement, difensore in quel momento infortunato. Anche questa volta, la squadra tornò immediatamente in Third Division vincendo il campionato di Fourth Division 1982/83 per poi bissare la promozione ed arrivare in Second Division dopo essere arrivati secondi con 97 reti messe a segno.
Il torneo 1984/85 rappresentò il primo del Wimbledon in Second Division e il dodicesimo posto finale fu un risultato più che soddisfacente per una matricola.
Il successivo campionato di seconda divisione iniziò bene per il Wimbledon, dopo che il Middlesbrough fu sconfitto per 3-0 nella giornata di apertura della stagione. Tutto il campionato mostrò un Wimbledon particolarmente organizzato e tremendamente reattivo soprattutto nei match più caldi. Il terzo posto finale, agganciato all’ultima curva dopo una vittoria in trasferta ad Huddersfield, significò la storica promozione in First Division a soli quattro anni dall’ultimo campionato di Fourth Division e nove dall’ingresso nella Football League.
Per il primo campionato di First Division (stagione 1986/87), i pronostici erano in larga parte contrari al club londinese ma, dopo la sconfitta alla prima giornata al Maine Road contro il Manchester City, il Wimbledon si aggiudicò le successive quattro partite portandosi in vetta al campionato.
Quel campionato si concluse con un ottimo sesto posto ma anche con il passaggio di testimone tra Dave Bassett, passato al Watford, e Bobby Gould arrivato a dirigere il Wimbledon dopo aver lasciato la panchina del Bristol Rovers.
Stava nascendo il mito della “Crazy Gang” dovuto all’eccentricità, spesso poco “english”, di giocatori, tifosi e presidente, quel Sam Hammam riconosciuto il leader di un club che, partito dalla perferia del calcio che conta, raggiunse il punto più alto della sua parabola sportiva sconfiggendo il grande Liverpool nella finale di F.A. Cup del 1988.
Quel giorno, il 14 maggio, Lawrie Sanchez fece impazzire i 37.000 tifosi del Wimbledon giunti a Wembley per poi vedere il capitano Dave Beasant, primo portiere a parare un calcio di rigore in una finale di F.A. Cup (a John Aldrige), alzare il trofeo sotto il cielo di Londra.
Purtroppo il bando delle squadre inglesi dalle competizioni europee, sequela del disastro dello stadio Heysel, impedì al Wimbledon di partecipare alla Coppa delle Coppe della stagione successiva.
Pochi giorni dopo il trionfo in FA Cup, i dirigenti del Wimbledon annunciarono l’intenzione di costruire un nuovo stadio con tutti i posti a sedere nel quartiere di Merton, sede del club. Nella stagione successiva al trionfo in FA Cup, Gould guidò il Wimbledon ad una tranquilla salvezza grazie ad un dodicesimo posto in First Division mentre, nel campionato 1989/90 la squadra finì ottava.
Nonostante avesse ottimamente gestito la squadra nel corso degli anni, Bobby Gould fu licenziato e sostituito da Ray Harford nel 1990; nello stesso anno del trionfo in FA Cup del Wimbledon, Harford aveva guidato il Luton Town alla vittoria in League Cup. Sotto la gestione di Harford, fu acquistato Warren Barton per 300.000 sterline mentre la squadra un’altra ottima stagione chiudendo il campionato 1990/91 al settimo posto.
Nel frattempo continuava a tenere banco la questione che riguardava la costruzione di nuovo stadio ovvero la ristrutturazione di Plough Lane che doveva rispettare le nuove direttive della Football Association e quindi prevedere solo posti a sedere.
Venne, quindi, presa l’impopolare decisione di trasferirsi a Selhurst Park in co – abitazione (potremmo definirlo un vero e proprio “ground sharing) con il Crystal Palace.
Per la tifoseria del Wimbledon i traumi non si conclusero con il tragico trasloco in quanto dovettero digerire anche le dimissioni improvvise del manager Harford nell’ottobre del 1991, sostituito da Peter White il quale, a sua volta, durò solo pochi mesi quando fu promosso alla carica di manager ad interim Joe Kinnear già allenatore della squadra giovanile. Grazie ad un buon piazzamento in campionato (13° posizione finale e relativa partecipazione all’edizione inaugurale della neonata Premier League), Kinnear si guadagnò il ruolo di manager a titolo definitivo.
La stagione successiva (1992/93) iniziò come nessun tifoso aveva sperato con la squadra impantanata nelle zone perigliose della classifica (terzultima prima degli incontri del Boxing Day) ma, grazie al carattere ed alla voglia di non mollare, l’undici di Kinnear risalì fino alla dodicesima posizione per poi prepararsi a quella che fu una delle migliori stagioni del club in Premier League (sesto posto finale in classifica) con il raggiungimento dei quarti di finale in League Cup.
Anche nel torneo 1994/95 il Wimbledon rimase un osso duro da battere per tutte le altre formazioni di Premier e, alla fine del campionato, il nono posto fu un piazzamento ben accolto da critica e tifosi anche perché consentì al club di partecipare per la prima volta ad una competizione ufficiale della UEFA, la Coppa Intertoto.
Tuttavia, per l’esordio nella competizione, si decise di mandare in campo una squadra infarcita di riserve e giocatori provenienti dalle giovanili, una “trovata” che fu ritenuta poco rispettosa da parte della UEFA e che comportò il bando dalle competizioni internazionali per la stagione successiva (insieme al Tottenham Hotspur).
La successiva campagna di Premier League non partì nel migliore dei modi anche per la perdita di Barton nel match disputato contro il Newcastle e il 14° posto finale fu l’ovvia conclusione di una stagione condotta in tono minore.
Di tutt’altro tenore fu il cammino nel torneo 1996/97 quando, ad un inizio davvero poco lusinghiero (3 sconfitte nelle prime tre giornate), fece seguito una striscia di 7 vittorie consecutive che portarono il Wimbledon al secondo posto in classifica. A febbraio il team londinese riuscì addirittura ad estromettere il Manchester Utd dalla FA Cup per poi raggiungere le semifinali della stessa competizione (e anche quelle della League Cup).
Nonostante i risultati decisamente lusinghieri, la squadra era costretta a rimanere nelle prime cinque posizioni della classifica per centrare una qualificazione europea ma, purtroppo, fallì l’obiettivo chiudendo in ottava posizione.
Il board del club si aspettava molto dal torneo seguente considerata la mancata qualificazione europea della stagione appena conclusa; in effetti, il campionato 1997/98 partì bene con il Dons stabilmente nelle prime cinque posizioni della classifica fino a Natale ma, complice un perentino scadimento di forma (e, consequenzialmente, di risultati), la squadra chiuse il campionato in 15° posizione, il risultato peggiore dall’inaugurazione della Premier League. Stesso clichè nella stagione successiva con una buona partenza seguita da un crollo nel periodo primaverile che, non solo precluse la possibilità di partecipare alle competizioni internazionali, ma fece chiudere il campionato in 16° posizione, peggiorando il record negativo della stagione precedente, nonostante l’arrivo di John Hartson, punta prelevata dal West Ham Utd. La squadra, inoltre, raggiunse nuovamente le semifinali di League Cup ma venne ancora una volta eliminata dal Tottenham, futuro vincitore della competizione.
Joe Kinnear si dimise da manager nel giugno 1999 a causa di problemi di salute per essere sostituito dall’allenatore norvegese Egil Olsen. Il Wimbledon raggiunse i quarti di finale della Coppa di Lega, ma lo stato di forma della squadra in campionato si deteriorò lentamente durante la seconda metà della stagione portando, all’inizio del mese di maggio, alle dimissioni di Olsen con la squadra ai confini della zona retrocessione.
L’avvicendamento con un vecchio volpone come Terry Burton non riuscì a dare i frutti sperati e il 14 maggio 2000 la squadra fu retrocessa dalla massima serie dopo 14 anni di permanenza in Premier League: proprio all’ultima curva una sconfitta per 2-0 a Southampton e la contemporanea vittoria per 1-0 del Bradford City sul Liverpool sancì la discesa in seconda divisione.
Burton rimase manager del Wimbledon per due stagioni in Championship prima di essere licenziato alla fine del torneo 2001/02 e dopo aver mancato, seppur di poco, la partecipazione ai playoff per la promozione.
Nell’agosto 2001, il club annunciò la sua intenzione di trasferirsi a Milton Keynes, nonostante la ferma opposizione dei propri tifosi. L’approvazione, da parte della Football Association, della decisione del board del club portò i sostenitori contrari al trasferimento a fondare un nuovo club, l’AFC Wimbledon.
Nel frattempo, il Wimbledon fu affidato alla guida tecnica di Stuart Murdoch, in precedenza allenatore dei portieri. Le presenze allo stadio diminuirono sempre più, la squadra chiuse il campionato in decima posizione e le finanze accusarono un colpo tale da portare la squadra di Murdoch in regime di amministrazione controllata nel giugno 2003 per poi uscirne solo al termine della stagione 2003/04 quando il Wimbledon, ora sotto il controllo della Inter MK Group, divenne ufficialmente “Milton Keynes Dons Football Club”: a questo punto, però, inizia un’altra storia con un’altra squadra, un altro crest e altri colori sociali…
Il Subbuteo
Se il Wimbledon, inteso come club calcistico, ha avuto un ruolo importante nel panorama calcistico d’oltremanica, lo stesso non si può dire dal punto di vista subbuteistico.
Nel catalogo delle HW il Wimbledon è compreso tra le squadre afferenti alla ref 92 (quella del Verona, per intenderci) con maglia blu, bordi gialli, calzoncini bianchi e calzettoni blu con bordi gialli
Nell’ambito del catalogo delle LW, il Wimbledon è rappresentato nella ref 749; nella suddetta ref è possibile notare come, a differenza della ref 92 HW, anche il pantaloncino sia completamente blu, decisamente più realistico se rapportato alla divisa ufficiale di gioco della squadra.
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