In premessa va precisato che per i club di cui si racconta in questa terza ed ultima parte, nati negli anni Settanta ed ancor oggi in attività, esiste una variegata gamma degli elementi che ne confermino tale longevità.
Fermo restando ciò, le realtà menzionate più avanti, in questo conclusivo pezzo, presentano, sì, differenti forme di continuità storiche, ma tutte fuori discussione.
Il più antico (ed anche il più titolato) club tuttora in attività ad essere stato costituito è l’Associazione Calcio Subbuteo Perugia (foto 1) che, come racconta Stefano De Francesco, è da considerarsi nata il 25 aprile 1973.
Quello fu il giorno che, in quanto festivo, permise a lui ed ai sui amici di riunirsi per le prime partite.
L’affiliazione sarebbe venuta in seguito, accompagnando la partecipazione di Stefano ai primi campionati regionali umbri – da lui vinti – ed alle successive finali nazionali (rispettivamente a marzo e maggio ’74).
Il suo precedente avvicinamento al gioco avvenne, secondo il suo racconto, come segue.
Stefano ricorda che guardando una pubblicità in televisione, fu, essendo anche grande appassionato di calcio, “ammaliato” per la prima volta dal Subbuteo.
Quantunque desiderasse averlo, il gioco costava, però, troppo (circa il 10% di uno stipendio dell’epoca, precisa).
Allora, visto che il suo compleanno era il 20 dicembre, vi unì la festività di Natale e Santo Stefano e si fece regalare il suo primo box set.
Suggestivo anche il seguito del racconto.
Finita l’anno scolastico, ripartiva per Ripa Teatina (sua città natale) e lì giocava con gli amici, con il campo montato sulla sua prima tavola, realizzata dallo zio.
L’avvicinamento all’agonismo (foto 2) avvenne sul finire del 1973, quando trovò su “Il Giornalino” un coupon per partecipare alle selezioni regionali valevoli per le finali dei Campionati Italiani 1974 .
Indiscutibile, malgrado la lunga pausa agonistica, l’identità del Nola 1974.
Fu fondato alla vigilia di natale del ’74, racconta il “patron” Santino Simonetti.
Affiliato alla federazione solo il 15 marzo 1976, lo fece con il nome di Club Subbuteo Nola (foto 3).
Sospesa l’attività nel 1980, si registrò di nuovo nel novembre 1986, nell’ancora allora FICMS, per poi aderire, dopo la scissione, all’AICiMS a partire dai suoi inizi organizzativi nel luglio 1987.
La partecipazione al primo massimo campionato a squadre della nuova federazione avvenne come Associazione Subbuteistica Meridionale Almas Nola.
Come riportava lo statuto, essa si era costituita il 22 novembre 1987 e, avendo sede nella cittadina campana, faceva parte, come recitava l’art. 12 dello stesso documento, geograficamente e sportivamente della regione medesima.
Centrale in questa seconda fase della vita del club la figura di Santino Simonetti, detto “Tino”.
Il suo innovativo progetto era quello di raccogliere i migliori giocatori del centro-sud in un unico sodalizio.
Si sappia che egli, fin dal novembre 1986 era stato in condizione di organizzare sontuosi tornei internazionali a Nola dove, grazie agli sponsor ottenuti, riusciva a pagare le spese di viaggio, alloggio e vitto a tutti i partecipanti.
Ai due appuntamenti annuali, quindi – a novembre in concomitanza con la festa di San Felice ed a giugno con quella di San Paolino (i due patroni di Nola) – giungevano numerosi i giocatori italiani, tra i quali Frignani , Massino, Baglietto, e anche gli stranieri, tra cui i maltesi.
Quest’iniziativa accrebbe il prestigio e la notorietà di Santino e questo fece si che la credibilità acquisita con la messa in piedi degli eventi narrati facilitasse la possibilità di attrarre giocatori di valore.
Fu così che durante i campionati italiani dell’autunno del 1987, giocati a Firenze il 21 e 22 novembre, Simonetti illustrò agli ivi presenti ciò che aveva in animo di fare; una sua intervista, nella quale tracciava l’ambizioso programma, fu anche pubblicata su Subbuteo-Notizie del 4 dicembre 1987.
La dirigenza del club romano Almas si disse interessata a fare parte dell’iniziativa.
Avrebbe, a seguito della fusione, messo il proprio titolo sportivo e alcuni giocatori, su tutti Marco Mingrone, fresco campione d’Italia juniores in quell’edizione dei campionati.
In realtà il diritto dell’Almas di essere già qualificata per la serie A servì solo alla squadra, poi campione d’Italia, per saltare il preliminare, atto a completare il lotto delle 16 partecipanti aspiranti al titolo.
È, tuttavia, presumibile che il club di Nola sarebbe comunque passato, poiché il barrage in oggetto fu vinto dal club SC SCAFAC di Caivano, club che, poi, sarebbe stato largamente battuto dai nolani nel turno successivo.
L’apporto di Mingrone fu, invece, importante, ma non fondamentale, poiché il romano gioco alcune delle partite preliminari, ma non fu determinante nella fase finale.
Infatti, nell’atto conclusivo della competizione come titolare juniores fu impiegato niente di meno che Massimiliano Nastasi, ancora in erba, ma già efficace contro i suoi pari età.
Mario Baglietto ed Antonio Aloisi, i seniores della formazione “scudettata”. (in foto 4)
È curioso il fatto che per vicissitudini varie quello scudetto fu considerato, divulgato e passato alla storia come vinto da una squadra delle capitale, errore trascinatosi per quasi trent’anni.
L’anno seguente l’ASM Almas Nola non seppe ripetersi.
Giunse agevolmente alla finale a 4, ma questa fu collocata alla fine di giugno.
Si decise a Genova (intesa come provenienza geografica di chi “comandava”) di giocare a Genova (inteso come residenza del più agguerrito avversario dei campioni in carica) il 25 giugno 1989, proprio il giorno della festa patronale di San Paolino a Nola.
Dal centro campano molti non furono in condizione di spostarsi.
Quindi solo quarto posto per i campioni uscenti.
Vinse il Subbuteo Club di Genova, e ogni congettura può anche essere lecita.
Tuttavia, quel titolo fu revocato per l’irregolarità della posizione di un giocatore ligure e lo scudetto fu quindi appannaggio dei toscani del Gran Ducato.
L’ASM gareggiò per il titolo altre due stagioni con discreti piazzamenti, seconda nel 1989-90, terza nel 1990-91. Poi si dissolse.
L’esperienza di quel Nola, però, scatenò la ricerca di una norma apposita che impedisse lo schieramento a squadre di un numero eccessivo di giocatori provenienti da fuori la regione in cui il club aveva sede legale. Limite rimasto in vigore fino a qualche stagione fa.
Nella stagione 2015/16 il club ha ripreso l’attività agonistica disputando l’IO di Napoli il 26 settembre 2015.
Anche i Tigers di Bologna fanno ancora attività e fanno risalire la loro creazione al 1975.
Quindi si stanno apprestando, tra due anni, a festeggiare i 50 anni dalla loro fondazione.
Nella storia del club, presente sul loro sito, si diceva che per nome era stato scelto quello, perché gli altri club della città avevano nomi di felini (tra essi spiccava il Puma dei fratelli Mauro e Paolo Casali, sorto tra il ’73 ed il ’74).
Sempre sul sito sociale si spiegava pure che il logo era stato ripreso, ritagliando una testa di tigre, da un album di figurine che si ispirava allo sceneggiato televisivo “Sandokan” (foto 5).
Va eccepito, però, che tale programma sarebbe stato teletrasmesso dalla Rai solo nel 1976.
Inoltre, il primo documento federale sul quale il club felsineo comparve risale solo al 20 giugno 1977.
Si trattava di un comunicato FICMS, in cui si faceva riferimento alla neo-affiliazione del sodalizio (foto 6).
Proseguendo, tra quelle società che ancora sono presenti nel panorama agonistico nazionale, è nel 1978 – per la precisione dal 23 febbraio (foto 7) – che l’Associazione Subbutestica Roma si affilia alla federazione.
Il gruppo di “amici” aveva iniziato la propria attività ludica interna il 25 dicembre 1976.
Andrea ed Alessandro Nicotra i partecipanti ai primi spigolosi triangolari, con lo scrivente a fare da terzo incomodo.
Il club, a seguito dell’unione di forze nel 1995 con altra compagine capitolina, cambiò la sua denominazione in “La Miniatura”, per , poi, nel settembre 1999 assumere l’odierna dicitura, CCT Roma.
Nel 2014 l’ultimo dei fondatori “[deve] passa[re] la mano”.
Il club retrocede e gioca ancor’oggi in seconda divisione.
L’ultima foto, la 8, proprio dell’estate di quel 2014, unisce e ben illustra le differenti strade, diametralmente opposte, con le quali due degli unici 4 club che ancora esistono dagli anni Settanta hanno potuto perpetuare la propria esistenza.
A sinistra, il giovane premiato è Antonio, figlio di Stefano De Francesco, fondatore del club di Perugia, ormai quasi 50 or sono.
Il figlio, giocatore del club creato dal padre, quasi a simboleggiare la perpetuazione del sodalizio.
A destra il sottoscritto, fondatore che non ha più nulla a che vedere con il club fondato, che invece, ha puntato sul rinnovamento pieno, di dirigenti, di giocatori e, soprattutto d’”identità”.
Quindi club praticamente irriconoscibile, ma al quale non si può negare la provenienza, attraverso questi 45 anni, da quell’ASR sorta dalla passione di persone che oggi si occupano di altro…
Non dovrebbero esserci altri club che, nati, con certezza o presuntamente, prima del 1980, esistano ancora.
Ci fermiamo qui ma, siccome potremmo esserci sbagliati su qualche cosa, attendiamo, come sempre, correzioni ed integrazioni su tutto quanto raccontato.
In conclusione, come diceva Carlo Goldoni: “Se vi è piaciuto, battete le mani, se no, tenetele pronte per la prossima volta”.
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